4.6 DONNE CON DISTURBO MENTALE E COMPORTAMENTI CRIMINALI
Le donne con disturbi mentali commettono maggiormente reati contro la persona e più precisamente delitti intra-familiari.
Tale risultato è emerso in uno studio condotto presso il “Centro Studi e Ricerche sulla Psichiatria e Scienze Umane” dell’Ospedale Psichiatrico di Roma S. Maria della Pietà relativo allo studio delle psicopatologie che più frequentemente vengono definite non imputabili e alla valutazione delle differenze dal punto di vista criminologico, psicologico e psichiatrico-forense fra un campione maschile e femminile. Inoltre è stato offerto un contribuito alla conoscenza dell’Io della donna legato alla criminalità.
Qui di seguito sono riportati i risultati.
Su 170 casi di reati rispetto ai quali era stata disposta perizia psichiatrica, il 95% circa era riferibile a reati contro la persona, con differenze sia quantitative, sia qualitative nella comparazione fra i gruppi maschile e femminile(78% maschi – 22% femmine; omicidio 57% e violenza carnale 14% maschi – figlicidio 36% e infanticidio 25% femmine.
Su questi reati violenti, compiuti da donne, contro le persone e di chiaro interesse psicologico e criminologico, emerge la significatività dell’agito aggressivo diretto contro oggetti di amore primario (figlidio e infanticidio 61%) (Capri & Lanotte, 1996).
Due noti autori statunitensi, Morris e Blom-Cooper, riferendosi al loro paese, hanno scritto in Caledar of Murder una notissima frase, che riassume la tendenza aggressiva della natura umana: “Nel nostro paese l’assassinio è soprattutto un delitto di tipo domestico, in cui gli uomini uccidono la moglie, l’amante e i figli, e le donne uccidono i figli” (Locci, 2004, p. 75).
In un altro studio condotto su 51 donne internate nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere, fra il marzo 1997 e il marzo 2002, per omicidio e tentato omicidio, è emerso che 17, cioè esattamente un terzo, hanno agito in danno dei propri figli (Merzagora Betsos, 2003).
Ritengo necessario, prima di affrontare nello specifico i reati di figlicidio e infanticidio, sottolineare come l’omicidio per mano della donna spesso venga giudicato dai tribunali non tanto sulla base del loro crimine ma in base alla loro adesione o meno a quello che è lo stereotipo del comportamento femminile.
La donna infatti, a seconda della cultura o del clima politico potrà essere considerata “cattiva”, se il modello a cui si aderisce è quello etico, oppure “folle” se prevale il modello medico. “Mad” or “Bad”, secondo gli Autori di lingua anglosassone con gioco di parole che ha il pregio dell’efficacia.
Infatti, allo scopo di comprendere le ragioni e le circostanze per cui alcuni autori di omicidio vengono sottoposti a perizia psichiatrica ed altri no, Traverso e Ciappi hanno analizzato 533 omicidi e tentati omicidi giudicati dalla Corte di Assise di Genova dal 1961-1990.
Gli autori così si esprimono a tale riguardo: “È frequente che il perito ed il giudice si lascino condizionare pesantemente dalla gravità e dall’allarme sociale suscitato dal reato o dall’atteggiamento di minore o maggiore collaborazione dell’imputato con la giustizia, piuttosto che dalla concreta gravità delle infermità, considerato che la perizia psichiatrica rappresenta uno strumento attraverso il quale si può modificare in modo radicale l’entità della pena” (Merzagora Betsos, 2003, p. 71).
I risultati del confronto fra 211 omicidi per i quali è stata richiesta perizia ed i 322 per i quali non era stata formulata hanno messo in luce nei gruppi sottoposti a perizia una maggior rappresentazione delle donne, dei soggetti con età superiore ai 34 anni, di coloro che erano nati a Genova rispetto agli immigrati, dei coniugati, di persone con istruzione superiore e senza precedenti penali. Per affermare che chi ha queste caratteristiche è inconsueto che commetta omicidio, rimane quindi come spiegazione la follia.
Ed ancora, per quanto riguarda le sentenze emesse dalla Corte di Assise di appello di Venezia fra il 1981 ed il 1995 (319 processi) emerge che le indagini sullo stato di mente degli imputati vengono eseguite con maggior frequenza nei confronti di quegli imputati che hanno commesso i reati più “gravi”, ovvero i reati che suscitano maggior riprovazione e allarme sociale. Infatti sono il 100% nei casi di infanticidio ed istigazione al suicidio, mentre sono il 24,6% nei casi di tentato omicidio e solo il 9.6% per gli omicidi preterintenzionali (Merzagora Betsos, 2003).
Soffro di disturbi bipolari e a causa di questi disturbi sono stato denunciato per atti persecutori e lesioni personali. Io non ricordo la vicenda ma cosa può accadere in fase processuale?
I love reading through an article that can make men and women think.
Also, many thanks for allowing me to comment!