La tecnica del Surfing the Urge (letteralmente “cavalcare l’impulso”) è un approccio basato sulla mindfulness, concepito per modulare impulsi disfunzionali. [1]
Originariamente sviluppata per trattare le dipendenze, si è dimostrata una tecnica efficace anche in differenti ambiti clinici come il controllo dell’aggressività, i disturbi alimentari e la regolazione delle emozioni dirompenti.
Fondamenti teorici
Alla base del Surfing the Urge c’è la metafora del surf: gli impulsi sono assimilati a onde che emergono dalla superficie del mare che crescono in intensità fino a raggiungere il picco, per poi dissolversi in se stessi.
L’obiettivo non consiste nel reprimere o combattere l’impulso, ma piuttosto nell’osservarlo con curiosità e accettazione, consentendogli di passare senza essere tradotto in azione.
Questo paradigma si articola attorno a tre principi essenziali:
- Accettazione: riconoscere gli impulsi come fenomeni involontari e temporanei, evitando di percepirli esclusivamente come minacce.
- Mindfulness: l’attenzione consapevole permette di osservare l’impulso senza giudicarlo, favorendo una distinzione tra il sé e l’esperienza transitoria esperita. [2]
- Resilienza: ogni volta che si “cavalca” un impulso senza cedere, si potenzia la capacità di gestire future situazioni analoghe, consolidando una risposta adattiva.
Procedure operative
La pratica del Surfing the Urge segue una sequenza strutturata di passaggi:
- Riconoscimento dell’impulso: identificare la comparsa di un impulso o craving, prestando attenzione ai segnali somatici ed emotivi (ad esempio, tensione muscolare o pensieri ripetitivi).
- Accettazione e osservazione: accogliere l’impulso senza tentare di reprimerlo. L’osservazione attiva delle sensazioni corporee e dei pensieri associati deve avvenire in un’ottica non giudicante.
- Uso del respiro come ancora: il respiro funge da “tavola da surf” per mantenere stabilità durante l’onda emotiva. Concentrare l’attenzione sul ritmo naturale della respirazione aiuta a non essere sopraffatti. Questa tecnica si ritrova anche nella ACT – Acceptance and Commitment Therapy di Steven C. Hayes.
- Descrizione neutrale dell’esperienza: descrivere mentalmente ciò che si sta provando (ad esempio, “Avverto una tensione al petto”, “L’impulso sta crescendo”) favorisce una presa di distanza emotiva dall’impulso stesso.
- Permettere che l’onda passi: come un’onda, l’impulso ha un andamento ciclico. Raggiunge un picco per poi gradualmente diminuire. Osservare questo processo senza intervenire rafforza la comprensione della transitorietà degli impulsi.
- Riflessione sull’esperienza: al termine dell’episodio, una riflessione consapevole su quanto accaduto contribuisce a consolidare le competenze acquisite e a rafforzare la fiducia nella propria capacità di gestione delle stesse.
Vantaggi e implicazioni terapeutiche
I benefici associati alla pratica supervisionata del Surfing the Urge includono:
- Interruzione del ciclo impulso-azione: la tecnica interrompe la reattività automatica, riducendo il rischio di ricadute comportamentali.
- Incremento della consapevolezza: rafforza le competenze di mindfulness, facilitando una maggiore comprensione dei propri schemi cognitivi ed emotivi.
- Potenziamento dell’autoefficacia: il controllo sugli impulsi incrementa la fiducia nelle proprie capacità di autoregolazione emotiva.
- Indebolimento degli schemi disfunzionali: con la pratica, gli impulsi non soddisfatti tendono a diminuire in frequenza e intensità.
Considerazioni conclusive
Il Surfing the Urge si configura come uno strumento versatile per la gestione consapevole degli impulsi. Sebbene richieda un apprendimento progressivo e una pratica costante, i risultati a lungo termine – una maggiore resilienza emotiva, la riduzione degli automatismi comportamentali e un miglioramento complessivo del benessere psicologico – ne fanno un complemento prezioso sia nella pratica clinica sia nella vita quotidiana.
Imparare a “cavalcare le onde” delle emozioni e degli impulsi può contribuire non solo alla risoluzione di momenti critici, ma anche alla costruzione di una relazione più equilibrata e armoniosa con il proprio mondo interiore.