4.3 DISTURBI DELL’UMORE E COMPORTAMENTI CRIMINALI
La ciclotimia o psicosi maniaco depressiva (I.C.D.-10 Sindromi affettive; D.S.M.-IV-TR Disturbi dell’umore) è una psicosi endogena caratterizzata da un disturbo episodico dell’affettività, che si manifesta nella presenza di fasi maniacali e fasi depressive che si alternano o si seguono sotto forma bipolare o monopolare (Fornari, 2008).
Esaminiamo ora le condotte criminali nelle due fasi.
- A. Fase maniacale
La durata e l’intensità della fase maniacale si è notevolmente ridotta grazie all’avvento degli psicofarmaci che hanno contribuito a circoscrivere la possibilità di compiere reati nella fase ipomaniacale della malattia.
I reati tipici del maniaco sono: il furto, non premeditato, non selettivo, non finalizzato ma riflesso della sua spavalderia e del suo sentimento di onnipotenza. L’autostima ipertrofica, l’agitazione psicomotoria, il bisogno prepotente di autoaffermazione sono tutti elementi che si trovano alla base di numerosi delitti dall’incendio, all’esercizio abusivo di una professione, agli atti osceni, alla violenza sessuale, al disturbo della quiete pubblica, alle false accuse e false testimonianze. I maniaci, caratterizzati da insofferenza e irritabilità, possono reagire in modo violento e brutale quando si sentono contraddetti nei loro progetti stravaganti e commettere reati: di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza e sulle persone o sulle cose, di violenza, di minaccia o resistenza a pubblico ufficiale, di ingiuria, di diffamazione, di violazione di domicilio, di violenza privata, di lesioni, di omicidio (Fornari, 2008).
Inoltre, la faciloneria ottimistica e l’assenza di critica possono sfociare in affari incauti e megalomani (atti di compravendita, donazioni, investimenti patrimoniali) oppure condurre a truffe, insolvenze, a millantato credito.
Il maniaco può trovarsi nella condizione di essere vittima del reato di circonvenzione di persona incapace.
Ai fini dell’imputabilità, l’assenza (nell’episodio ipomaniacale) o presenza (nell’episodio maniacale) di elementi visibilmente psicotici (i deliri) insieme con l’analisi del comportamento criminale fungeranno da guida per graduare il vizio di mente da parziale a totale. Inoltre, per accertare la presenza e persistenza, o meno, di pericolosità sociale psichiatrica verranno utilizzati i relativi indicatori interni ed esterni (Fornari, 2008).
- B. Fase depressiva
Il depresso è pervaso da una profonda tristezza, paura, ansia, dolore che può culminare in pensieri di morte, ideazione suicidarla fino alla messa in atto di comportamenti autolesivi (Ponti, 2008).
Il suicidio del depresso avviene nel corso di un raptus, di una bouffée delirante quando il soggetto non vede altre vie d’uscita, se non la morte.
Il depresso può realizzare un omicidio-suicidio, ovvero uccidere le persone a lui care, di solito si tratta di un genitore che uccide i propri figli, per sottrarle, con la morte, a un destino indegno caratterizzato da privazioni, miserie, umiliazioni, rinunce di cui si sente responsabile (delirio di colpa e di rovina).
Le madri uccidono i figli più piccoli perché stabiliscono, prese nel vortice delirante, che la morte sia la sorte migliore per il figlio, incapaci di affrontare da soli le avversità della vita (Kantzà, 2005).
Sovente, all’uccisione dei familiari segue il suicidio.
Il delirio di colpa, se unito a spunti persecutori, può terminare in atti violenti contro le persone che il depresso collega alle proprie colpe o ritiene in qualche modo causa o responsabile delle azioni che si rimprovera o delle sofferenze che patisce (Fornari, 2008).
Il soggetto spinto dall’aggressività da persecuzione depressiva si rivolge contro chi rappresenta per lui il bene supremo, vissuto dentro come assolutamente proprio, e trascinato dalla distruzione opera nei confronti dell’oggetto amato come se agisse direttamente contro se stesso (Fornari,2008).
La possibilità di acting-out è molto più frequente nella fase depressiva rispetto alla fase maniacale, suscitando maggior scalpore a causa degli inaspettati “suicidi-allargati”, che da un punto di vista giudiziario, si risolvono con un proscioglimento per vizio totale di mente, ma che non sempre implicano un internamento in O.P.G.
Da quanto detto, ne consegue l’importanza di giungere ad una conclusione diagnostica precisa, in quanto la rilevanza clinica e psichiatrico-forense di questi quadri si discosta in modo sostanziale.
Infatti, si può ammettere il vizio di mente nei reati connessi a disturbi affettivi maggiori, mentre è discutibile che i reati commessi nel corso di disturbi distimici, in personalità depressive e durante reazioni abnormi semplici assumano “valore di malattia” in senso medico-legale e, di conseguenza, in sede dell’applicazione degli artt. 88 e 89 c.p.
È necessario, quindi, in questi casi tenere presente i criteri valutativi funzionali oltre che categoriali.
Per quanto riguarda la pericolosità sociale psichiatrica, il perito potrà dichiararla, solo in presenza e persistenza della patologia mentale depressiva.
Soffro di disturbi bipolari e a causa di questi disturbi sono stato denunciato per atti persecutori e lesioni personali. Io non ricordo la vicenda ma cosa può accadere in fase processuale?
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