4.2 DISTURBO DELIRANTE E COMPORTAMENTI CRIMINALI
Nella realtà forense i disturbi deliranti sono piuttosto comuni e possono esprimersi in una varietà di reati gravi, la cui valutazione psichiatrico forense è oggetto di numerose controversie e disparità.
“La costruzione delirante obbedisce ad un rigore costitutivo così perfetto da non offrire spiragli, aperture, varchi per interventi che possano modificarne il corso e la direzione; perfino il passato è assoggettato alle stesse leggi di trasformazione che comandano l’attualità e assertivo agli scopi del sistema” (Kantzà, 2005, p. 18).
“Il principale ruolo criminogenetico è svolto dagli spunti deliranti o da un delirio di oggettivazione a vario contenuto e variamente orientato, nel senso che il deliroide espansivo fa soffrire gli altri e ha una personalità in cui il radicale stenico prevale nettamente su quello astenico; viceversa il deliroide sensitivo (che soffre ed è dominato dalle sue componenti asteniche)” (Fornari, 2008, p. 578).
L’improvvisa slatentizzazione di una tematica delirante comporta il passaggio all’atto per cui il soggetto da “perseguitato” diventa “persecutore”.
Lo scompenso sul piano comportamentale è indotto dal sopraggiungere di un quadro depressivo spesso frequente quando la tematica delirante non incontra, chiaramente, riscontri negli atteggiamenti e nelle parole altrui. In questi casi possono verificarsi passaggi all’atto auto-diretti.
Inoltre, anche i disturbi involutivi che comportano un “deterioramento della personalità”, possono produrre scompensi sul piano comportamentale di un delirio sistematizzato e lucido, rilevato da denunce, esposti, minacce o querulomania.
L’acting-out avviene sempre contro le persone, specialmente della famiglia (Fornari, 2008).
La rigidità psicologica, l’immodificabilità e la fede del tutto acritica nei propri convincimenti, i sentimenti di grandezza e di persecuzione e infine la combattività con cui vive la sua convinzione possono essere frequentemente causa di reati di vario tipo. Sono tipiche: la violenza privata, la molestia, l’ingiuria, le offese e ogni altra infrazione che si possa innescare con l’esasperata irriducibilità del convincimento della propria grandezza, di essere nel giusto, di essere oggetto di ingiustizia (Ponti, 2008).
Oltre, ai deliri di persecuzione e di grandezza, i più frequenti sono quello di gelosia e quello erotico; in entrambi predomina a livello criminogenetico il convincimento di essere “oggetto d’altri”.
Il reato rappresenta il recupero della propria “soggettività”, che il soggetto ritiene essergli stata sottratta dalle persone contro le quali manifesterà poi la propria violenza distruttiva (Fornari, 2008).
Ai fini dell’imputabilità, se il reato compiuto è sintomatico della tematica delirante il reato acquisirà il “significato di infermità” e la conseguente valutazione in tema di vizio di mente.
È possibile in questi casi, porre un ulteriore distinzione tra vizio parziale e totale di mente prendendo in esame oltre al disturbo psicopatologico, il comportamento tenuto dal soggetto prima, durante, dopo il delitto.
La valutazione globale orienterà per la presenza di un vizio parziale di mente se il comportamento è organizzato, pianificato, coerente e si può quindi ritenere che siano residuati spazi di autonomia e libertà sufficienti per mantenere un certo contatto con la realtà e la situazione. Il vizio totale di mente, invece potrà essere accertato se il passaggio all’atto, oltre che essere sostenuto dal delirio, sarà caratterizzato da un comportamento bizzarro, incoerente, non pianificato, disorganizzato (Fornari, 2008).
Soffro di disturbi bipolari e a causa di questi disturbi sono stato denunciato per atti persecutori e lesioni personali. Io non ricordo la vicenda ma cosa può accadere in fase processuale?
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