Memoria non è peccato finché giova
Note sul superamento dell’ex ospedale psichiatrico di Racconigi, dieci anni dopo
Giuseppe Gazzera*, Alessandro Vallarino**
*CSS Gruppo Redancia **Dipartimento di Salute Mentale A.S.L. CN1
Che triste storia dare nome a un’ombra
ci imbarcammo in un tempo dimenticato perfino dai sogni
pronti al beffardo amore e ad altre spese
Ma qui dov’è la luna?
Siamo giocatori di carte
lo spettatore comprende
con gli anni si misura la distanza
Siamo sognatori di mondi
ragazze a cui piacevano i poeti
capitani di tavole imbandite
destini a scomparsa
Siamo voci erranti
cui oggi e soltanto oggi la terra all’orizzonte
tenue di nuovo appare
Ivano Fossati, Dancing sopra il mare
Con questo contributo proviamo ad illustrare, sul filo della memoria, l’esperienza della definitiva chiusura dell’ex ospedale psichiatrico di Racconigi, a cui partecipammo come medici di un servizio territoriale di salute mentale, incaricati di attuare le corrispondenti direttive regionali.
Ciò avvenne lungo il biennio 1997-1998 ed in tempi successivi, sulla base di osservazioni ed interventi che mettevano in gioco la nostra esperienza clinica e, come vedremo, un insieme di integrazioni e contaminazioni con altri punti di vista ed altri saperi.
Dapprima, infatti, si trattò di predisporre i progetti individuali di cura relativi al trasferimento degli ultimi degenti verso strutture del territorio cuneese, sulla scorta delle indicazioni normative; in seguito, e questa volta per nostra autonoma iniziativa, venne il momento di occuparsi di quel che rimaneva della struttura ospedaliera stessa. Per questo motivo nel 2002 avviammo un progetto, condiviso con la Soprintendenza Archivistica, finalizzato al recupero ed alla salvaguardia innanzitutto dei documenti di ordine amministrativo e sanitario, materiale cartaceo progressivamente reperito e minacciato di dispersione o distruzione, fino a coinvolgere libri antichi, riviste, documenti fotografici e filmici, arredi, memorie orali: un patrimonio che, nel suo insieme, costituisce una significativa testimonianza delle vicende istituzionali ed umane di cui scoprimmo denso l’ex ospedale psichiatrico di Racconigi.
Si è trattato di un ripensamento del manicomio nato sulla spinta dell’esperienza diretta e delle molteplici sollecitazioni provenienti anche dal mondo della ricerca e della scuola[1], probabilmente più incline rispetto al passato a cercare interlocutori preferenziali per le proprie esigenze didattiche, e nel contempo alimentato dall’elaborazione di istanze critiche e di aperture suggerite da fonti che all’epoca furono per noi essenziali: lo studio dell’abbondante pubblicazione di storie delle istituzioni manicomiali, che caratterizzò gli anni novanta; la realizzazione, con il Comune di Racconigi, del convegno “A venti anni dalla legge 180”; la collaborazione con l’associazione culturale Progetto Cantoregi, volta alla produzione di uno spettacolo teatrale sul manicomio; ed una serie di consulenze che ci furono richieste, dalla preparazione della mostra “La vita rovesciata” al Maneggio Chiablese di Torino, in occasione del 42° congresso nazionale della Società Italiana di Psichiatria (16-21 ottobre 2000), al contributo per l’allestimento di alcune ambientazioni del film “Prendimi l’anima” di Roberto Faenza.