In occasione della Giornata mondiale per la salute mentale, il 10 ottobre 2025, abbiamo pressoché completato la piantumazione del querceto iniziata nel 2020 in piena pandemia, e poi proseguita a giugno per i 50 anni del Santi.
Perché un querceto?
Perché un querceto, nato dal basso e non sulla base di un intervento professionale di giardinieri e botanici?
Abbiamo desiderato prenderci cura direttamente dell’ambiente, del giardino, di uno spazio comune da vivere insieme. Aveva bisogno di essere rigenerato, riabitato, ripensato e attrezzato. Allora abbiamo pensato alle querce, a piante che crescono lentamente ma poi possono essere secolari. Quindi sagge, misurate, prudenti, capaci di pietas e compassione. Un albero sacro fin dall’antichità. Tante querce, insieme, accentuano questo aspetto. Nella pianura padana, un tempo frequenti, i querceti sono quasi scomparsi. Ricrearne uno è un’impresa, la dimostrazione che si può fare. È molto significativo farlo in un luogo come il Santi che da 50 anni dimostra che si possono curare le persone nella libertà, responsabilità e rispetto reciproco.
Un querceto richiede rispetto, pazienza e costanza perché ci vorranno almeno 15-20 anni per vedere piante abbastanza grandi. Le vedremo crescere insieme prendendoci cura di loro, proteggendole, annaffiandole e soprattutto trattandole con gentilezza e delicatezza, come dovremmo fare sempre tra umani e viventi, in ogni luogo compresi quelli di cura. Se possiamo prendersi cura della quercia possiamo farlo con noi stessi e gli altri.
Le querce sono piante che sanno attendere, accogliere e ascoltare tutti. Non fanno differenze di ruoli, generi, età, colore della pelle e tipo di convinzioni politiche e fedi religiose.
Un simbolo di co-esistenza
Insegnano la co-esistenza radicata profondamente nel terreno. Nascono da una ghianda che da un lato sprofonda con radici a fittone nella terra fino a raggiungere le falde acquifere, e dall’altro si sviluppa il tronco e foglie verso il cielo. Così collega mondi, terra e cielo.
Ma entra in contatto anche con molte altre profondità ed altezze, silenziosamente parla, ascolta e a suo modo ci pensa. Lo fa con altruismo donandoci ossigeno, ombre e ghiande, altri semi per continuare a generare.
Attende ciascuno di noi, attira il nostro sguardo e i nostri pensieri e sentimenti. E’ un porto per la nostra sofferenza, ansia, depressione, perché sa condividere l’essere nel mondo, lasciando a noi la ricerca di un senso.
Ognuno si può avvicinare e restare a guardare, vedere le foglie… e cogliere la vita e vitalità. Per molti potrebbe essere una scoperta, la meraviglia della natura. Può essere pensata in un silenzio che comunica.
È gentile, dona grazia e bellezza. A suo modo ringrazia, e si prende cura di noi donandoci ossigeno ed altre composti organici volatili (più di mille tra cui isoprene e vari terpeni) e migliora l’ecosistema il cui degrado è tra i fattori di rischio per la salute mentale.
La terapia forestale
Vi sono evidenze della cosiddetta “terapia forestale” su diversi indici fisiologici di salute relativamente a patologie cardiovascolari, metaboliche, allergiche/autoimmuni, e a condizioni di disagio psicologico/mentale (stress, depressione, ansia). Gli effetti più consistenti vengono riportati per i parametri cardiovascolari e infiammatori, mentre nell’ambito della salute mentale ci sono indicazioni di effetti positivi per stress, depressione, ansia e gestione delle emozioni negative soprattutto nei bambini e negli adolescenti.”
NeI querceto si può passeggiare soli o in compagnia, riunirsi in gruppi, fare pratica meditativa, contemplare il paesaggio, riposarsi o fare esercizi di respirazione e rilassamento. Questo può favorire la calma, ridurre lo stress, favorire il rilassamento, il migliorare le capacità attentive e di pensiero, promuovere emozioni positive e relazioni. Stare nel querceto può fare cogliere la bellezza del paesaggio, ascoltare suoni della natura, rilevare odori e toccare le piante di cui prendersi cura. Siamo parte della natura e del suo ciclo. Vedere una quercia crescere, può dare piacere e soddisfazione. Lo stesso vivere e co-esistere nelle diversità.
Può dare conforto nella stanchezza, nella disperazione, nella perdita di fiducia e speranza, nel timore dell’inguaribilità e dell’incurabilità, della morte che può accomunare tutti coloro che vivono un disturbo mentale, chi ne soffre e chi sta accanto, i familiari ma anche i terapeuti. Siamo tutti fragili, in un qualche modo feriti.
Una rappresentazione della possibilità di cambiamento
Eppure se l’ambiente può cambiare e anche noi possiamo farlo, accettando e accompagnando la nostra sofferenza, guardandola da prospettive diverse, dandole un possibile senso, una dimensione e una rappresentazione che la trasformi verso la recovery e la guarigione possibile.
Anche le foglie cadono ma poi ritornano, non c’è notte così lunga dopo la quale non sorga il sole, sopra le nuvole c’è sempre il sole.
Abbracciare la speranza, ricordando che il due viene sempre prima dell’uno, e anche matematicamente, tra uno e due c’è l’infinito, sempre più piccolo, sfumato e profondo, come i mondi interiori di ciascuno di noi, nelle loro complesse relazioni. L’uno non raggiunge mai il due, resta sempre una distanza, uno spazio terzo, misterioso e fecondo.
A tutti Voi il dono del querceto perché possiate amarlo e custodirlo e così crescerlo.
Sarà e sarete sempre nei miei pensieri.



