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Autismo ad alto funzionamento: i segnali più comuni

L’autismo ad alto funzionamento è una particolare variante, interna alla diagnosi della condizione. Si tratta di un disturbo dello spettro autistico piuttosto particolare, molto difficile da riconoscere per i non addetti ai lavori. Questo tipo di autismo infatti non dà segnali evidenti: non impedisce la comunicazione, perché non inficia il modo di parlare e, inoltre, consente lettura, scrittura e moltissime azioni quotidiane, dal mangiare al vestirsi. Chi presenta una diagnosi di autismo di questo tipo è perfettamente autonomo in numerose mansioni e, generalmente, è dotato di un quoziente intellettivo medio-alto. Da quando abbiamo aggiornato le tabelle indicative alla loro ultima versione, e ripensato il comportamento da tenere nei confronti delle persone con disturbo autistico, la terminologia ci impone di trattarle tutte come vittime di una patologia DSA, comprese quelle che soffrono di alto funzionamento.

Fino a qualche anno fa le avremo distinte. Alcuni sarebbero stato contraddistinti da autismo classico, altri avrebbero sofferto di sindrome di Asperger, oppure di Rett, di disturbo disintegrativo dell’infanzia o pervasivo dello sviluppo, non altrimenti specificato.

Sintomatologia dell’autismo ad alto funzionamento

I sintomi che segnalano un disturbo dello spettro autistico compaiono generalmente molto presto, intorno ai 2 anni di vita. Se la forma è lieve, normalmente la si diagnostica con certezza soltanto in età scolare, quando il bimbo inizia a frequentare le lezioni. Le manifestazioni di questa condizione sono le più disparate e variano in tipologia e gravità. Tra i bambini di età compresa tra 7 e 9 anni nel nostro Paese, 1 su 77 presenta un DSA collocabile sullo spettro autistico. La prevalenza è considerevolmente maggiore nei maschi (circa il 400% in più). I dati sono dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). All’interno di questi numeri collochiamo anche coloro i quali presentano autismo ad alto funzionamento.

Come si è scritto nell’introduzione, un bambino – o un adulto – che soffra di autismo ad alto funzionamento sarà tendenzialmente autonomo. Imparerà a parlare senza difficoltà, esattamente come fanno tutti i suoi coetanei cui non è stata diagnosticata alcuna tipologia di DSA. Trattandosi di una variante piuttosto lieve, non è raro diagnosticarla in ritardo rispetto a quelle più evidenti e gravi. Ciononostante, gli ambiti nei quali opera l’alto funzionamento sono gli stessi che contraddistinguono l’autismo in altre varianti. Le attività sociali danneggiate restano quelle pertinenti alle due aree sulle quali insiste l’autismo, in ogni sua forma e manifestazione:

  • comunicazioni e interazioni con parenti, conoscenti e altre persone;
  • Schemi comportamentali. Normalmente, questi sono gli indicatori più efficaci dell’esistenza di un disturbo dello spettro autistico; sono infatti innaturali, limitati e ripetitivi. Si tratta, di fatto, di una chiara spia della situazione.

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Sintomi visibili a occhio nudo

Autismo ad alto funzionamento: una bambina e la sua mania
L’autismo induce comportamenti ripetitivi e limita l’interazione sociale

L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, il quale può vantare un nucleo dedicato ai DSA composto di personale molto formato, ha indicato quali siano i segnali più evidenti dell’esistenza di autismo ad alto funzionamento o di altro tipo.

I bambini che manifestano difficoltà di comunicazione non verbale fanno fatica, per esempio, a sostenere lo sguardo degli interlocutori. Ignorano completamente le espressioni facciali dei genitori, persino quelle più esplicite e che non avrebbero alcun bisogno di essere accompagnate da suoni e parole. Per questo motivo, potrebbero non diventare mai padroni della loro stessa mimica facciale e non riuscire a esprimersi attraverso i gesti, neppure secondo quelli più abituali, i quali sono parte della nostra comunicazione quotidiana, tanto che li compiamo in maniera quasi automatica e indipendente dalla nostra volontà.

La comunicazione non verbale rappresenta oltre il 70% dell’efficacia comunicativa. A un autistico ad alto funzionamento, quest’esperienza mancherà parzialmente, o addirittura completamente, durante l’intero arco di vita. Chi soffra di questa condizione, inoltre, manifesterà poco interesse per gli altri bambini – o le altre persone, se adulto – e preferirà starsene sulle sue. Un’altra spia si accende quando il bambino attua comportamenti stereotipati. Potrebbe manifestare interesse eccessivo per alcuni oggetti, o loro parti, un reiterato attaccamento a movimenti di routine e/o la ripetizione di gesti sempre uguali con le mani e il corpo.

Altri sintomi più o meno comuni sono un’alterata sensibilità agli stimoli sensoriali visivi, uditivi e tattili nonché ansia e stress, tipicamente causati da una situazione sociale anche comune, ma che metterà ugualmente sotto pressione. A causa della difficoltà nelle relazioni, dello stigma e dell’autoisolamento che i bambini, e poi gli adulti, possono sperimentare nella propria vita, non è raro che le persone con autismo ad alto funzionamento sviluppino problematiche parallele di tipo depressivo e abbiano difficoltà nella gestione della rabbia e sbalzi d’umore.

Come affrontare l’autismo ad alto funzionamento?

Com’è noto, l’autismo non è curabile come fosse un’influenza. Non è possibile individuare un intervento esclusivo e specifico per tutte le persone affette da autismo. I sintomi sono infatti variabili e le forme complesse. Il percorso terapeutico deve evolversi e modificarsi in funzione dello sviluppo e dei cambiamenti, in itinere, del disturbo. Quanto più frastagliato appaia il quadro clinico, tanto più sarà necessario individuare obiettivi intermedi. Ciascuno di questi, potrà prevedere più interventi prima di essere raggiunto. Sono stati sviluppati 3 percorsi di terapia per l’autismo ad alto funzionamento. È possibile attuarli anche in parallelo.

  • Parent training: si tratta di educare i genitori a supportare al massimo loro figlio autistico. Un coinvolgimento genitoriale non aiuterà soltanto il piccolo, bensì anche mamma e papà, incrementandone benessere e soddisfazione.
  • Terapia farmacologica: Non ci sono medicine contro l’autismo ma ne esistono contro disturbi dell’umore, depressione e insonnia. Patologie che frequentemente accompagnano i DSA.
  • Terapia cognitivo-comportamentale. Questo iter, che va tessuto attorno ai sintomi evidenziati, agisce sia sugli aspetti cognitivi sia su quelli emotivi. Le aree di intervento più comuni sono maturità dell’espressione emozionale; complessità, o sottigliezza, del lessico delle sensazioni; efficacia nella gestione delle emozioni.

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