Vaso di Pandora

Tecnologie assistive e innovazioni per l’autismo: costruire ponti verso nuovi orizzonti

In un mondo in continua evoluzione tecnologica, le innovazioni assistive rappresentano un faro di speranza che punta sull’indipendenza e l’inclusione delle persone con autismo. Queste tecnologie non sono solo avanzamenti della modernità; sono veri e propri catalizzatori di cambiamento, spalancando porte verso nuove dimensioni di comunicazione, apprendimento, e interazione sociale. Quest’articolo naviga attraverso le correnti delle tecnologie assistive, esplorando come queste stiano trasformando la vita delle persone con autismo, delineando un futuro dove ogni individuo possa trovare e amplificare la propria voce unica.

L’alba delle tecnologie assistive

Le tecnologie assistive per l’autismo sono un oceano di strumenti diversificati, progettati per navigare le sfide della comunicazione, dell’apprendimento, della gestione sensoriale e dell’interazione sociale. Questi strumenti vanno dalle applicazioni di comunicazione aumentativa e alternativa (CAA) a mondi virtuali immersivi creati dalla realtà virtuale (VR) e aumentata (AR), fino ai dispositivi indossabili che monitorano e interpretano i segnali fisiologici del corpo.

Applicazioni CAA: dando voce al silenzio

Le applicazioni di comunicazione aumentativa e alternativa rappresentano una rivoluzione per chi vive sull’isola del silenzio involontario. Attraverso l’uso di simboli, immagini e testo, queste applicazioni consentono espressioni ricche e complesse, costruendo ponti di parole tra individui e il mondo che li circonda. 

Proloquo2Go [1;2] e LAMP Words for Life sono esempi emblematici di come la tecnologia possa essere personalizzata per rispondere alle esigenze comunicative individuali, promuovendo l’indipendenza e l’integrazione sociale. L’app Proloquo2Go è utilizzata da persone con autismo, sindrome di Down, paralisi cerebrale, sindrome di Angelman e altre persone con difficoltà di linguaggio. Disponibile in in inglese, spagnolo, francese, olandese. Noi italiani ci distinguiamo sempre. Gli studi dimostrano che solamente 200-400 parole sono sufficienti per costituire l’80% di ciò che diciamo. Queste parole, conosciute come parole fondamentali, fungono da base del vocabolario Crescendo™ basato sulla ricerca di Proloquo2Go. Attraverso un sistema visivo a tessere le persone possono riuscire a esprimersi in modo più veloce e interattivo, trovando una via per scavalcare le loro barriere linguistiche.

VR e AR: simulazioni di nuovi mondi

La realtà virtuale e la realtà aumentata offrono scenari simulati e interattivi, luoghi sicuri dove gli utenti possono esercitarsi in abilità sociali, cognitive e di vita quotidiana. Questi ambienti digitali, come il platform “vTime XR” [3], possono diventano palestre mentali, dove l’ansia di situazioni reali si dissolve in esperienze controllate e ripetibili, permettendo agli individui di esplorare e imparare a proprio ritmo. Al  momento non ancora accreditati come device medici ma dal grande potenziale applicativo nel futuro prossimo.

Tecnologie assistive: i dispositivi indossabili

I dispositivi indossabili, quali il braccialetto “Empatica Embrace” [4], funzionano monitorando segnali come il battito cardiaco e la temperatura della pelle. Questi dispositivi possono prevedere e prevenire episodi di stress acuto, offrendo non solo un’ancora di salvezza agli utenti ma anche una guida per i caregiver nel comprendere e gestire le esigenze emotive e fisiologiche degli individui con autismo.

Oltre l’orizzonte: sfide e futuri accordi

Nonostante i notevoli avanzamenti, il campo delle tecnologie assistive incontra ancora ostacoli rilevanti, quali l’accessibilità economica e l’esigenza di personalizzazione per rispondere efficacemente alle diverse necessità individuali. Per non parlare dei lunghi percorsi di accreditamento e approvazione. Tuttavia, l’incessante percorso di innovazione, sostenuto dall’impegno di comunità tecnologiche globali, inclusi giganti del software di intelligenza artificiale come OpenAI (il team dietro a ChatGPT), Google con le sue soluzioni AI, IBM Watson che offre ampie capacità di elaborazione linguistica naturale, e altri sistemi emergenti, prospettano un futuro promettente. Queste piattaforme si stanno evolvendo per fornire strumenti sempre più sofisticati che promettono di abbattere le barriere esistenti, rendendo le tecnologie assistive più accessibili e personalizzabili per soddisfare le esigenze di chi vive nello spettro autistico. 

Il lavoro pionieristico di Neuralink rappresenta un’audace incursione nell’interfaccia tra cervello e macchina, con potenziali impatti rivoluzionari sulle vite delle persone con disabilità linguistiche. Fondato da Elon Musk, Neuralink si dedica allo sviluppo di dispositivi neurotecnologici di altissima precisione, capaci di stabilire un collegamento diretto tra il cervello umano e i computer. Questa tecnologia promette di offrire nuove modalità di comunicazione per coloro che affrontano sfide nel linguaggio verbale, aprendo canali inesplorati attraverso cui esprimere pensieri e emozioni senza le barriere imposte dalle limitazioni fisiche.

Gli impianti neurali di Neuralink mirano a decifrare i segnali neuronali associati all’intenzione di parlare, trasformando tali segnali in parole scritte o comandi vocali sintetici. Questo processo potrebbe consentire a individui con condizioni quali l’afasia o altre disabilità linguistiche di comunicare in modi che erano precedentemente inimmaginabili. Al di là della semplice comunicazione, la tecnologia di Neuralink si propone di facilitare interazioni più ricche e profonde, permettendo alle persone di condividere esperienze, conoscenze ed emozioni in modo diretto e intuitivo.

Mentre l’ambizione di Neuralink naviga verso il futuro, le implicazioni etiche e i dibattiti sulla sicurezza circondano il suo cammino. La promessa di superare le barriere linguistiche e di esplorare nuove frontiere nella comunicazione umana si confronta con questioni relative alla privacy dei dati, al consenso informato e all’accessibilità della tecnologia. Tuttavia, l’obiettivo finale di creare un ponte tra cervello e macchina per arricchire le vite umane rimane un faro di speranza per molti, specialmente per coloro che vivono ai margini della comunicazione convenzionale.

Conclusione: componendo il domani

Le tecnologie assistive per l’autismo trascendono la loro funzione di mere soluzioni tecnologiche; esse rappresentano veri e propri catalizzatori di trasformazione sociale, aprendo porte verso un futuro dove l’inclusione e l’empatia non sono semplici ideali, ma realtà tangibili e quotidiane. Questi strumenti, nella loro essenza, sono molto più di dispositivi o software: sono ponti verso la comprensione, veicoli di espressione e finestre aperte sull’illimitato potenziale di ogni individuo nello spettro autistico.

Investire in ricerca e sviluppo nel campo delle tecnologie assistive significa quindi investire in un domani dove ogni voce, anche la più silenziosa, trova risonanza e spazio per farsi ascoltare. Significa riconoscere e valorizzare la diversità come una risorsa inestimabile, da cui attingere per costruire comunità più forti, resilienti e coese.

Ma il valore aggiunto di questo investimento va oltre il singolo individuo: amplificare le voci di coloro che rientrano nello spettro autistico arricchisce l’intero tessuto sociale. Ogni nuova “melodia” che si aggiunge alla sinfonia globale porta con sé nuove prospettive, idee e soluzioni, rendendo la nostra società più variegata, creativa e innovativa. È un circolo virtuoso di arricchimento reciproco, dove ogni contributo individuale eleva il benessere collettivo.

Continuando su questa strada, possiamo aspirare a un mondo dove le barriere alla comunicazione e all’interazione non sono più ostacoli insormontabili, ma sfide da superare insieme. Un mondo dove l’autismo non è visto come una limitazione, ma come una differente modalità di interazione con il mondo, ricca di potenzialità ancora da scoprire.

Dunque, il futuro delle tecnologie assistive per l’autismo è intriso di promesse e possibilità. Man mano che esploriamo queste nuove frontiere dell’innovazione, ci avviciniamo sempre più a realizzare una società globale dove l’inclusione non è un’eccezione, ma la norma; dove ogni persona è valutata per i propri talenti unici, e dove le “melodie” di tutti possono armonizzarsi in una sinfonia di umanità condivisa.

Riferimenti Bibliografici

[1] Collette D, Brix A, Brennan P, DeRoma N, Muir BC. Proloquo2Go Enhances Classroom Performance in Children With Autism Spectrum Disorder. OTJR (Thorofare N J). 2019 Jul;39(3):143-150. doi: 10.1177/1539449218799451. Epub 2018 Sep 26. PMID: 30255726.

[2] Nakkawita SG, Duncan ES, Hartzheim DU. AAC apps for aphasia: a pilot study on the role of intuition and learning. Disabil Rehabil Assist Technol. 2023 Jul;18(5):610-620. doi: 10.1080/17483107.2021.1900932. Epub 2021 Mar 23. PMID: 33756090.

[3] Virtual reality-based theory of mind intervention in schizophrenia: Preliminary efficacy results. Edit Vass, Viktória Simon, Gábor Csukly, Zita Fekete, Balázs Kis, Lajos Simon. Comprehensive Psychiatry. Volume 119. 2022. 152350, ISSN 0010-440X. https://doi.org/10.1016/j.comppsych.2022.152350.

[4] E. Toprak, S. N. Bilgin Aktas, B. Coşkun, P. Uluer, H. Kose and D. E. Barkana, “Investigation of Physiological Features by Age Groups in Children with Autism,” 2023 IEEE 36th International Symposium on Computer-Based Medical Systems (CBMS), L’Aquila, Italy, 2023, pp. 287-292, doi: 10.1109/CBMS58004.2023.00232. 

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Commenti su "Tecnologie assistive e innovazioni per l’autismo: costruire ponti verso nuovi orizzonti"

  1. Contributo di grande interesse, apertura su un campo di possibilità che il professionista della salute non può ignorare a lungo. L’A. si sofferma particolarmente, anche se non esclusivamente, sugli interventi con il paziente autistico, tipicamente angosciato da irregolarità e imprevedibilità. Prospetta una serie di modi di intervento: il costituire realtà virtuali come luoghi sicuri; ambienti digitali come palestre dove l’ansia di situazioni reali si dissolve in esperienze controllate e ripetibili; dispositivi indossabili in grado di prevedere lo stress acuto e forse di prevenirlo, Alcuni tipi di intervento paiono dunque riprendere, con l’importante ausilio di nuove sofisticate tecnologie, l’approccio cognitivo – comportamentale a suo tempo (tanto!) chiamato, da autori come Wolpe “desensibilizzazione specifica”.
    Naturalmente, l’aiuto di questi nuovi strumenti si estende molto al di là di questo campo. Per restare nel l’ambito della psichiatria, vengono proposti algoritmi che aiutano a prevedere la risposta del paziente ai vari antidepressivi, facilitandone e velocizzandone la scelta . Sicuramente la proposta ha senso Infatti, lo psichiatra che ora sceglie un farmaco, lo fa (più o meno esplicitamente) sulla base di una serie di informazioni riguardanti le caratteristiche psicofisiche del paziente, la sua storia clinica includente la precedente risposta ad altre prescrizioni, il suo ambiente di vita, e quant’altro… L’algoritmo, purchè adeguatamente istruito una volta per tutte, è certamente in grado di contenere, ponderare ed elaborare tutti questi dati, così da offrire suggerimenti adeguati e personalizzati a un livello di completezza, adeguatezza, velocità superiore a quella del clinico che non se ne avvale.
    Credo possa venire il tempo in cui, nel rispetto dell’obbligo etico di offrire al paziente il miglior trattamento possibile, l’aiuto di un assistente – consulente digitale diverrà per il clinico cosa abituale e, chissà, un obbligo deontologico.
    Ovviamente, egli non potrà esser sostituito dalla macchina: questa non può offrire quella essenziale capacità di empatia e condivisione che tutt’al più è in grado di simulare, credo ingannevolmente. Se qualcuno intendesse la prospettiva in questi termini, ridarebbe fiato a un approccio reificante, “cosificante” come si esprimeva Basaglia… speriamo di no

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