Vaso di Pandora

Al Congresso Nazionale della Società di Psicologia e Psicoterapia Relazionale “Marx puo’ aspettare”

Momento centrale della prima giornata del Congresso , tenutosi a Napoli dal 17 al 19 novembre con il titolo: “Psicoterapia e qualità della vita. Il mondo secondo noi”, è stata la presentazione del film di Marco Bellocchio “Marx può aspettare” , con il commento in diretta di Luigi Cancrini, il quale ,tra l’altro compare in un momento del film facendo alcuni commenti.  Marco Bellocchio, che avrebbe dovuto  essere presente ,ha fatto una telefonata in diretta per scusarsi di non poter partecipare dichiarando il suo gradimento rispetto alla presentazione del film ad una platea di psicoterapeuti della famiglia.

Il film del 2021 , presentato a Cannes,  è una sorta di inchiesta privata condotta teatralmente, cioè davanti a un pubblico , avendo come interpreti la famiglia di Bellocchio e lui stesso che funge anche da io narrante. Il tema che da origine alla storia è il suicidio di Camillo  non ancora trentenne, fratello gemello di Bellocchio nei giorni del Natale 1968.  La trama si dipana tra il racconto della vita di Camillo nel contesto della storia della famiglia dall’origine ,con vari momenti di confronto tra i vari membri ,fratelli e sorelle ,cognata, utilizzando anche filmati realizzati in famiglia nell’arco del tempo e citazioni della filmografia di Marco.  

Allo stesso tempo, la lettura proposta da Cancrini, che nei 2 anni precedenti alla realizzazione del film ebbe occasione di visionare e commentare il materiale con il regista, è quella di un film come storia di una terapia ,in quanto il suicidio del fratello ha segnato tutta la vita del regista ,anche nei suoi aspetti creativi . Non a caso compaiono le citazioni di molti dei suoi film, dai “ Pugni in tasca” in poi e vengono evocati anche i momenti di crisi creativa e di confusione, come nel periodo durante il quale il regista fu condizionato da una dipendenza dallo psicoterapeuta eterodosso Massimo Fagioli ,che addirittura era presente sui set dei film durante la lavorazione.  Nel film è come se Bellocchio riprendesse in mano la situazione , attraverso le parole degli altri. Come in una seduta tutta la famiglia racconta e forse svela a se stessa  come vede quello che è successo. E’ come rivedere cose di tanto tempo fa, come i segreti, attraverso una coralità di vissuti e non detti precedenti. Uno dei temi centrali del film, ma anche dell’aspetto più inerente la psicoterapia familiare, è quello della differenziazione tra fratelli e del confronto impossibile.  Non bisogna dimenticare che questa è la storia di una famiglia borghese, legata alle regole più che alle emozioni , con un impegno e una visibilità nella società e nella cultura politica del tempo ( il fratello novantenne Piergiorgio che interviene con la sua opinione è stato il direttore dei Quaderni piacentini). Ma un altro fratello, Paolo, è stato uno psicotico, spesso in preda a deliri durante i quali era aggressivo e bestemmiava forsennatamente ( La citazione compare nel film “L’ora di religione”), dichiaratamente mal sopportato dal regista e che tuttavia, finchè in vita, verrà sempre contenuto all’interno della famiglia per volere della madre, personaggio centrale della famiglia.

La narrazione che la sorella sordomuta fa , alla sua maniera , della scoperta del corpo di Camillo impiccato mentre lo stanno aspettando a cena e della madre che davanti al corpo del figlio si strappa di dosso le vesti è uno dei momenti più intensi di emozioni di tutto il film .

Il tema si sviluppa quindi riguardo all’ ”essere visti o non essere visti”.  In questo senso il film ,che inizia con una scena di  tavola apparecchiata per un pranzo, al circolo dell’unione di Piacenza nel 2016, presenta come incipit una vecchia foto di tutta la famiglia con al centro la madre , che ha gli occhi chiusi  ( la madre cieca dei “Pugni in tasca?”).

Il tema dell’essere visti in relazione al suicidio viene evocato anche citando con materiali dell’epoca  il suicidio di Luigi Tenco, da cui il fratello Camillo era rimasto molto colpito.

Ma infine, perché “Marx può aspettare?”

Non è solo una citazione dal suo film “Gli occhi e la bocca” (1982), che per l’appunto tratta di un attore quarantenne in crisi, che torna a casa per la morte per suicidio del fratello gemello, ma è la frase con cui Camillo rispose a Marco , quando dopo avergli comunicato in qualche modo il suo malessere esistenziale , si sentì rispondere da un Bellocchio allora molto coinvolto politicamente e non in grado di comprendere la sofferenza del fratello, che lottare contro la classe borghese poteva essere la strada attraverso la quale trovare anche il suo riscatto esistenziale : 

Marx può aspettare.

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