Vaso di Pandora

L’adolescenza è un periodo di vita caratterizzato da numerosi cambiamenti sul piano emotivo, fisico e sociale. L’essere umano durante il percorso di vita attraversa diversi momenti di transizione: queste fasi di passaggio sono spesso caratterizzate da forte instabilità e squilibrio. La crescita personale passa dalla capacità di fronteggiare queste nuove sfide attraverso l’acquisizione di competenze e abilità di vita utili a far fronte ai nuovi compiti di sviluppo. L’esito di questo processo determina la capacità di trovare un equilibrio funzionale nella nuova situazione.

Il senso di identità negli adolescenti

Tra queste fasi di passaggio, l’adolescenza ha un’importanza cruciale (Lenz, 2001). L’adolescenza è infatti caratterizzata dalla necessità di definire un senso di identità personale in un periodo di vita in cui è alto il rischio che questo senso di identità si disperda e si confonda (Erikson,1950). Tipicamente l’adolescente si ritrova a dover rispondere a domande su chi sia, chi voglia diventare e quale ruolo voglia assumere nella vita e nella società.

Questa ricerca di una continuità identitaria richiede un importante sforzo individuale che ha bisogno di essere sostenuto dal contesto familiare e sociale. In questo periodo di vita, l’adolescente tende a ricercare supporto e confronto più all’interno del gruppo dei propri coetanei che dentro il nucleo familiare o nella figura dell’adulto: questo fa parte del naturale processo di svincolo dalla figura genitoriale e ridefinizione della propria identità (American Psychological Association, 2002), e conduce a una riflessione sull’importanza che il gruppo dei pari riveste per la persona in questa fase di vita.

Cos’è la peer education

Il gruppo dei coetanei diventa per l’adolescente una preziosa risorsa: all’interno del gruppo può sperimentarsi nel vivere nuove emozioni e nuove modalità di stare in relazione, apprendere nuovi comportamenti e nuove abilità che influenzano il suo funzionamento cognitivo, sociale ed emotivo. All’interno del gruppo dei pari si possono creare nuovi legami affettivi, fare esperienza di forme di intimità diverse da quelle vissute con le figure genitoriali, vivere momenti di contrasto e conflitto e sviluppare nuove strategie per farvi fronte. Il gruppo dei pari è una “palestra” all’interno della quale l’adolescente idealmente sviluppa nuove abilità emotive, sociali e morali attraverso il confronto con persone che stanno vivendo il suo stesso momento di vita (Crocetti, 2014).

Questa rilevanza del gruppo dei pari fa della Peer Education un’importante metodologia di promozione della salute in adolescenza: essa si è rivelata essere uno strumento efficace nel facilitare cambiamenti comportamentali (Nouri, Merghati Khoie, 2010), nel creare un senso di collaborazione interno al gruppo (Medley, Kennedy, O’Reilly, Sweat, 2009), nel condividere conoscenze ed esperienze, e, in ultima analisi, nel promuovere condizioni di salute (Seymour, Almack, Kennedy, Froggatt, 2013).

La peer education al Centro G.I.G. “Generazioni in Gioco”

A partire da queste consapevolezze, e grazie al continuo sostegno della dirigenza del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze, prende avvio il Centro G.I.G.“Generazioni in Gioco”, un servizio per gli Under 25 promosso dal Dipartimento di Salute mentale e Dipendenze dell’ASL 2 Savonese. Il Servizio è attivo dal 2021 e si avvale di una équipe dedicata all’osservazione, all’ascolto e all’accompagnamento dei ragazzi e delle loro famiglie, mettendo al centro delle politiche socio-sanitarie la salute fisica, psicologica e sociale dell’adolescenza.

Il Centro si sviluppa a partire dal progetto dell’ASL 2 Savonese – svolto con il contributo del Gruppo Redancia e del Centro Scientifico Sanitario – “Punta su di te, puntiamo su di noi”, che a sua volta deriva dalle indicazioni del Piano Regionale Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) della Regione Liguria. Il progetto è stato costruito allo scopo di individuare le misure più idonee per contrastare il gioco patologico, sia in termini di prevenzione, sia in termini di cura e riabilitazione (Piano Regionale GAP Liguria 2017). Il Piano prevede specifici obiettivi e azioni, tra cui “sensibilizzare la popolazione giovanile sul tema del gioco d’azzardo attraverso la pratica consolidata della peer education e attraverso la realizzazione di un setting innovativo per i giovani”.

Le attività del Centro G.I.G. “Generazioni in Gioco”

In accordo con le indicazioni del Piano Regionale GAP, una delle azioni del progetto prevede la realizzazione di un setting dedicato agli adolescenti, con carattere di prevenzione e prima accoglienza: da questa specifica azione prende origine il Centro G.I.G.

Uno dei punti chiave del Centro sta nella sua posizione e nella facilità di accesso. Il servizio è infatti sito nel centro di Savona: la posizione centrale è in linea con l’obiettivo di intercettare i bisogni di persone appartenenti a una fascia di età che, per varie ragioni, riscontra difficoltà ad accedere ai tradizionali servizi sanitari presenti sul territorio (Servizio di Salute Mentale, SerD).

Il Centro G.I.G. nasce con l’idea di essere un servizio a bassa soglia. Con questo termine si intende un servizio di prima accoglienza con un’elevata facilità di accesso e una ridotta strutturazione al proprio interno, così da poterlo adattare alle caratteristiche e ai bisogni delle persone che vi accedono. Il Centro nasce all’interno di una struttura precedentemente utilizzata come galleria d’arte: un ambiente ampio e luminoso, libero da connotazioni di tipo sanitario e a disposizione delle persone che, frequentandolo, possono modificarlo e personalizzarlo.

Gli obiettivi del Centro G.I.G. “Generazioni in Gioco”

I principali obiettivi del Centro G.I.G. sono:

  • intercettare i bisogni degli adolescenti, attraverso un’approfondita analisi della domanda, prima che si trasformino in problemi che richiedono un percorso di “cura”;
  • creare un ambiente accogliente, dove i ragazzi si sentano supportati e dove possano esprimersi liberamente;
  • creare una rete efficace tra i servizi e le realtà del territorio che si occupano degli adolescenti.

Gli utenti accedono al G.I.G. principalmente tramite invio da parte di altri Servizi ASL, segnalazioni delle scuole del territorio, dei servizi sociali, di enti del terzo settore, oppure tramite accesso diretto e volontario. Fa seguito un incontro conoscitivo tra utente e operatori, finalizzato all’accoglienza, alla raccolta anamnestica, a una prima individuazione dei bisogni specifici e alla presentazione delle opportunità offerte dal Centro.

Questo colloquio permette la co-costruzione, assieme all’utente, di un percorso individualizzato, che può prevedere:

  • la partecipazione dell’utente a specifiche attività organizzate in collaborazione con altri Servizi ASL e con le realtà del territorio;
  • l’organizzazione di momenti di confronto e socializzazione con altri utenti e peer;
  • la partecipazione a colloqui con gli operatori, che possono rappresentare uno spazio di ascolto e di analisi dei bisogni e un’ occasione per monitorare e ridefinire il percorso individualizzato;
  • l’attivazione di una rete che faccia da ponte tra l’utente e gli enti, servizi, associazioni attivi sul territorio che possono rispondere ai suoi bisogni.
la peer education per il benessere degli adolescenti

I progetti per la peer education

Per raggiungere questi obiettivi, grande rilevanza viene data al lavoro di rete con i servizi presenti sul territorio. Sin dall’inizio del progetto, infatti, l’équipe del G.I.G. ha investito molte energie nella costruzione di questa rete, agendo su due livelli: un livello interno all’Azienda Sanitaria, e un livello esterno che prevede il coinvolgimento delle realtà attive sul territorio .

Sul piano interno ad Asl2, sono stati dapprima presi contatti con i Servizi territoriali, presentando loro il progetto e le modalità con cui inviare eventuali utenti. Attualmente, l’équipe del Centro partecipa al Tavolo Adolescenza, riunione interdipartimentale a cadenza mensile che rappresenta un’importante opportunità di confronto tra i Servizi.

Le associazioni e gli enti del Terzo Settore attivi sul territorio sono stati invece coinvolti all’interno del progetto con una duplice finalità:

  • collaborare alla realizzazione di attività in base alle proposte emerse dagli utenti del G.I.G.;
  • aumentare la loro capacità di riconoscere i bisogni degli adolescenti e, nel caso, inviare questi ultimi al Centro

Il ruolo dei peer al Centro G.I.G. “Generazioni in Gioco”

Come accennato, all’interno del progetto G.I.G. i peer assumono un’importanza centrale: essi vengono reclutati all’interno di Youngle1, un progetto di peer education ampiamente consolidato a livello nazionale e attivo sul territorio savonese dal 2012. Questo progetto prevede il coinvolgimento di giovani di età compresa tra i 14 ed i 23 anni, reclutati all’interno delle classi terze degli Istituti Secondari di Secondo grado presenti sul territorio.

I peer hanno, all’interno del G.I.G., un ruolo attivo nel pianificare e organizzare attività, nell’accogliere gli utenti e nel condividere con loro momenti di socializzazione.

Dall’inizio del progetto a oggi sono stati reclutati 110 peer, che hanno seguito un percorso di formazione e che vengono costantemente supervisionati dagli operatoria livello teorico ed esperienziale. La formazione si basa sui temi dell’ascolto, della comunicazione, delle relazioni interpersonali e delle life skills necessarie per affrontare i compiti evolutivi propri della loro fase di vita

La partecipazione dei peer alle attività del Centro G.I.G.ha una duplice funzione: supporto e facilitazione per gli utenti, e opportunità di crescita personale per i peer stessi. Nel 2020 è stata effettuata un’indagine tra i ragazzi che, negli anni, hanno ricoperto il ruolo di peer all’interno del progetto Youngle: da questa indagine è emersa la rilevanza dell’esperienza della peer education per i giovani che l’hanno sperimentata. Si sono evidenziati notevoli miglioramenti in alcune life skills: nello specifico, gli ambiti in cui i peer hanno riportato il miglioramento più significativo sono la capacità di gestire le relazioni interpersonali, le capacità empatiche, le competenze comunicative e l’autoconsapevolezza di sé.

I ragazzi riportano anche di aver accresciuto la propria capacità critica, oltre all’abilità di affrontare i problemi e a quella di trovare soluzioni creative. Questi dati rafforzano la convinzione che la metodologia della peer education rappresenti uno strumento importante per lo sviluppo personale e sociale e per la promozione della salute degli adolescenti.

La metodologia del Centro G.I.G. “Generazioni in Gioco”

Per quanto concerne la metodologia di lavoro, gli operatori del G.I.G. si adoperano per individuare le aree in cui gli utenti si sentono maggiormente in difficoltà e per condividere con loro obiettivi di lavoro individualizzati, in modo da poter co-costruire un percorso che permetta di raggiungerli.

Gli interventi vengono valutati in itinere, attraverso la raccolta di dati sia qualitativi sia quantitativi. L’osservazione e l’ascolto sono gli strumenti principali di questa valutazione.

Il primo colloquio con l’utente, oltre a garantire l’accoglienza e una reciproca conoscenza, permette la raccolta di dati anamnestici e consente di iniziare a indagare bisogni e richieste dell’utente, così da avviare il processo di personalizzazione del percorso all’interno del Centro. Questa indagine viene svolta utilizzando una scheda realizzata ad hoc, che consente all’operatore di esplorare tre specifiche dimensioni riguardanti le competenze di vita (life skills): l’area emotiva, l’area relazionale e l’area cognitiva.

Il processo di valutazione prevede inoltre, sempre all’interno dei primi colloqui conoscitivi, la somministrazione della Psychological Well-being Scales (PWB), strumento di autovalutazione su scala Likert che misura le dimensioni del benessere psicologico suddividendole in sei sottoscale: autoaccettazione, autonomia, controllo ambientale, crescita personale, scopo nella vita, relazioni positive (Ryff, 1989).

La sintesi di questi dati, qualitativi e quantitativi, favorisce l’individuazione degli specifici obiettivi del percorso di ogni utente all’interno del Centro. Questi obiettivi vengono definiti sempre in collaborazione e co-costruzione con l’utente, e vengono monitorati e revisionati periodicamente attraverso colloqui e momenti di confronto.

Cosa ne pensano i giovani

Nel riscontro fornito fino ad ora dagli adolescenti che frequentano il G.I.G., i punti di forza emergenti sono:

  1. la facilità di accesso, che permette di rivolgersi al Centro in qualsiasi momento se ne senta il bisogno;
  2. il clima accogliente e non stigmatizzante;
  3. la possibilità di migliorare le proprie competenze di vita attraverso la sperimentazione di se stessi nel ruolo di peer.

Accanto ai risultati positivi, emergono tuttavia anche alcune ombre. Le criticità emerse durante questi anni di vita del progetto G.I.G. sono relative alla difficoltà di coinvolgere una popolazione diversificata rispetto a quella già presente nel Centro: la tendenza di ogni gruppo a definire una propria identità, fatta di interessi, norme e modalità di interazione, ha complicato l’inserimento di persone con caratteristiche divergenti rispetto a quelle del gruppo nato con il G.I.G. e ormai consolidato. Per far fronte a questa criticità, si sta cercando di aumentare il numero di peer attraverso un nuovo reclutamento.

La peer education come aiuto agli adolescenti

Il Centro G.I.G. nasce e si sviluppa all’interno di una cornice teorica che fa riferimento alla definizione di salute dell’OMS (1948), secondo cui questa è “uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale, e non soltanto l’assenza di malattia o di infermità”. La salute viene quindi considerata “non una condizione astratta, ma un mezzo finalizzato ad un obiettivo. In termini operativi, la salute si può considerare un risorsa che permette alle persone di condurre una vita funzionale sul piano individuale, sociale ed economico. La salute risulta quindi essere una risorsa per la vita quotidiana, non lo scopo dell’esistenza. Questa concezione di salute valorizza le risorse sociali e personali, oltre alle capacità fisiche” (Ottawa Charter for Health Promotion, 1986). In questa cornice, la promozione della salute è “il processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla” (Ottawa Charter for Health Promotion, 1986).

Il progetto G.I.G. si configura come il tentativo innovativo di un’azienda sanitaria di farsi carico dell’aspetto multidimensionale della salute, e di promuovere salute negli adolescenti cercando di intercettarne i bisogni prima che sfocino in una sintomatologia che necessita di un intervento di cura. Questo obiettivo ha comportato la necessità di costruire un linguaggio condiviso che garantisse una collaborazione efficace con servizi di stampo più prettamente clinico, e di definire chiaramente con gli stakeholder territoriali il mandato, l’identità e i confini del Centro.

Il carattere innovativo del progetto e la complessità dei piani di azione rappresentano una sfida complessa per l’équipe, che viene supportata da un’attività di supervisione effettuata con cadenza bisettimanale. La supervisione è un momento di confronto su situazioni specifiche relative agli utenti del G.I.G.e sulle sfide connesse all’implementazione delle azioni progettuali.

L’esperienza del Centro G.I.G. “Generazioni in Gioco”

A oggi, l’esperienza del Centro G.I.G., ha attirato l’interesse di diversi attori del territorio, che hanno deciso di adottarne obiettivi e metodologia. Stanno infatti nascendo, in rete con il G.I.G., nuovi centri. Nello specifico, è stato aperto uno spazio nel territorio valbormidese, e stanno per esserne attivati altri nel Comune di Celle Ligure nel ponente della provincia savonese. L’esperienza di ASL2 appare inoltre di grande interesse per le altre Aziende sanitarie liguri, che hanno preso contatto con il G.I.G. per attivare realtà simili nei propri territori.

1 La dimensione nazionale del progetto Youngle permette di lavorare in rete con le realtà presenti in tutta Italia: vengono effettuate riunioni di coordinamento con cadenza bimestrale, finalizzate ad allineare le diverse realtà sui principi fondamentali del progetto e a confrontare e condividere le esperienze

Note Bibliografiche
1

Crocetti, E. (2014). Il contesto scolastico in adolescenza: identità, benessere e dinamiche relazionali. Studi Zancan, 3, 80-86.

2

Erikson, E. H. (1963). Childhood and Society, Norton. New York, 251.

3

Lenz, B. (2001). Il passaggio dall’adolescenza alla giovane età adulta: una prospettiva teorica. Il giornale di infermieristica scolastica, 17(6), 300-306.

4

Medley, A., Kennedy, C., O’Reilly, K., & Sweat, M. (2009). Effectiveness of peer education interventions for HIV prevention in developing countries: a systematic review and meta-analysis. AIDS Education and Prevention, 21(3), 181-206.

5

Nouri M, Merghati Khoie Es. The impact of peer-based educational approaches on girls’ physical practice of pubertal health. Arak Medical University Journal. 2010;12(4):129- 35.

6

Regione Liguria. Punta su di te, puntiamo su di noi. Progetto di prevenzione contro il GAP e di promozione del benessere. 2017.

7

Ryff, C. D. (1989). Happiness is everything, or is it? Explorations on the meaning of psychological well-being. Journal of Personality and Social Psychology, 57(6), 1069–1081.

8

Seymour, J. E., Almack, K., Kennedy, S., & Froggatt, K. (2013). Peer education for advance care planning: volunteers’ perspectives on training and community engagement activities. Health Expectations, 16(1), 43-55.

9

World Health Organization. (1986). Ottawa charter for health promotion. In First International Health Promotion Conference, Ottawa, Canada, 1986.

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