Nel mio ultimo intervento, in questa sede, parlavo dei gridi di allarme a proposito di essersi ritrovati, in questi ultimi venti anni, schiavi dei social media; accennavo al fatto che questi strumenti, da possibili fautori della conquista di un maggiore grado di libertà, si erano trasformati in mezzi di manipolazione di massa, che ci stanno facendo perdere la capacità di sentirci parte di un “noi”, visto che ci indirizzano a schierarci da una parte o dall’altra. Ma, soprattutto, ci hanno disabituato al “confronto”, cosicché, alla fine, scegliamo di parlare soltanto con quelli che la pensano come noi.
Viviamo in un mondo che tende a radicalizzarsi
Dunque, viviamo in un mondo che tende a radicalizzarsi e le ultime vicende: le guerre, le elezioni americane, le prossime in Germania in cui si è inserito, entrando a gamba tesa, uno dei più influenti gestori di mezzi di comunicazione di massa, con l’elogio dei rappresentanti di una destra estrema, ne sono un esempio incontestabile. Sarebbe stato lo stesso se lo avesse fatto a favore di una parte politica opposta.
In tutto ciò, si inseriscono il varo dei nuovi programmi per la Scuola, che privilegiano “la Storia d’Italia, dell’Europa e dell’Occidente” e concentrano l’attenzione sui “popoli italici” e su “origini e vicende dell’antica Grecia e di Roma, la loro civiltà, i primi secoli del Cristianesimo”. A questo proposito, l’autore dell’articolo sul Corriere della Sera del 23 gennaio scorso, il fisico Carlo Rovelli, oppone la considerazione che occuparsi soltanto delle opinioni di “una parte” del mondo, tenderà a contribuire alla difficoltà di prendere in considerazione che anche l’altra parte, “quella dei nemici”, ha una sua Storia e un suo insieme di valori. Se li ignoriamo, con maggiore difficoltà i giovani educati in questo modo avranno capacità di confrontarcisi, esattamente come noi oggi.
E propone che sarebbe opportuno fare il contrario, per es. studiare il Corano, visto che molti popoli di religione musulmana si affacciano sul Mediterraneo come noi, oppure che, insieme ad Omero, avrebbe senso conoscere il Mahabharata, etc. etc.
Da tutto ciò, sembra di capire che il mondo si stia sempre più radicalizzando in maniera sciocca e inconcludente. Sembra che possiamo avere ragione solo noi che siamo della Lazio o della Roma, come allo Stadio di Calcio. Ci stiamo trasformando in un immenso Stadio in cui due squadre si contendono la ragione e, di conseguenza il torto.
Il parere è indipendente da chi lo pensa
Non è più possibile rendersi conto che, nelle idee che non condivido, complessivamente, dell’altro, ci può essere qualcosa di utile per i miei ragionamenti, che il parere che ritengo giusto, non lo è soltanto perché lo penso io o il mio amico, Che un parere è indipendente da chi lo pensa, è un “contenuto”. Che, quando non stiamo troppo male, riusciamo a distinguere l’esistenza di due livelli logici, insiti nella comunicazione: i messaggi di contenuto e quelli di relazione.
Viceversa, tutto sembra convergere nella direzione che, se l’assalto al Parlamento di una nazione lo fanno i simpatizzanti della persona che aveva perso le elezioni la volta scorsa e adesso le ha vinte, chi lo ha fatto non è più colpevole, ma viene graziato, torna libero e, direi giustamente a quel punto, pensa che, per prima cosa, si andrà a comprare un fucile.
Nelle famiglie con un membro psicotico al loro interno e, quindi, a transazione psicotica, non si riesce a distinguere l’esistenza dei due livelli, in quelle più o meno “normali”, questo è ancora possibile. Il mondo si sta indirizzando nella direzione di psicotizzarsi o, forse, sta diventando borderline: in alcuni momenti perde la sua lucidità e la sua coerenza e, poi, magari la recupera.
E se non la recupera?