Non ci sono più i matti di una volta.
Cambiando le modalità di comunicazione e la società, sono cambiati anche i modi per esprimere il disagio psichico.
Recalcati ci ricorda che i giovani preferiscono nuotare in piscina piuttosto che in mare…
I pazienti psichiatrici riconosciuti tali compiono reati altrettanto di coloro che sono riconosciuti sani; anzi forse meno.
Coloro che vengono ricoverati nelle Rems forse non sono veri pazienti forse sono frutto di intrigati rapporti tra magistratura, periti e psichiatria.
L’ultimo paziente dimesso da una Rems e inviato in una comunità per doppia diagnosi ha aggredito violentemente una psicologa; ricoverato poi in Spdc ha distrutto tutto quello che capitava sotto mano e ferito un infermiere: ora è in carcere. Paziente sì o paziente no.
Competenza della psichiatria che masochisticamente deve accettare di essere il ricettacolo di tutte le contraddizioni sociali, culturali politiche oppure competenza di un sistema organizzato per valutare opportunamente interventi repressivi della violenza poi inseriti in un progetto di custodia e riabilitazione moderno.
Ma forse gli psichiatri non vogliono riconoscere l’incapacità di curare i casi gravi. Gli psicotici erano definiti alieni, incomprensibili, incurabili…. Poi qualcuno (vedi anche l’articolo su Jung) è riuscito ad esplorare il loro mondo e a tradurre il loro linguaggio riuscendo a curarlo se non a guarirli.
Proviamo a dialogare.
Proviamo ad accettare la necessità di fermarci a riflettere su quali mezzi potrebbero permetterci di intervenire più efficacemente e in modo più appropriato senza costringere operatori volenterosi, ma impreparati e insufficienti numericamente a correre inutili rischi; preveniamo nuove fiaccolate.
Cliccando sul seguente link si puo’ vedere il video dell’intervento dell’On. Franco Corleone: “Dopo la chiusura degli OPG, una riforma radicale: eliminare la incapacità di intendere e volere. La responsabilità è terapeutica”
Carissimo,
doveroso aprire e mantenere un confronto tra tecnici sui temi che necessariamente poni con costanza e che suscitano controversie curiose negli operatori.
Mi limito solo ad esprimere un sommesso commento intorno alla proposta di legge del deputato Magi intorno alla -Eliminazione della non imputabilità e della semiimputabilità per vizio di mente e conseguente abolizione delle misure di sicurezza correlate-
Premetto che sarebbe auspicabile , in un mondo “normale” , che la società italiana di psichiatria (SIP) sia interpellata ad esprimersi su tale materia e non soltanto le galassie delle associazioni, visto i guasti prodotti da taluni nel passato nel nostro parlamento.
Mi generebbe ansia, ad esempio, se uno psichiatra, ancorché deputato, si esprimesse in tema di protocolli e normative chirurgiche.
Ma il nostro è un paese creativo per cui ciò è accaduto, seppur al contrario, ed è accaduto senza consultare gli psichiatri e i magistrati…ma andiamo oltre.
La proposta del deputato Magi introduce al posto di infermità (termine certo complesso, ma storico in medicina legale) il termine “disagio psicosociale” quale condizione centrale da cui discende poi il disegno che prevede l’abolizione degli articoli 88 e 89.
Disagio psicosociale !
La corrente definizione ci riporta che -non è ancora patologia ma è un malessere importante che può diventarlo, che danneggia la salute fisica e peggiora la performance sociale delle persone (lavoro, studio, relazioni) e della società nel suo complesso- Non è quindi un problema sanitario in senso stretto, ma una condizione che può tradursi in sofferenze economiche e altro.
Se è così sono francamente sconcertato.
Le parole sono pietre, sono sacre, sono necessità imprescindibili.
Abituati sanamente, da medici specialisti, a rispettare la nomenclatura, la nosografia, la criteriologia, le categorie/dimensioni lamento un certo smarrimento di fronte la termine “disagio”.
Mediato dall’influenza del gaelico antico , il termine ha svariati significati. La definizione più nota è quella che descrive il disagio come “la beffarda sensazione di disprezzo per se stessi che gli individui provano nel momento in cui si rendono conto di aver detto o fatto qualcosa di estremamente idiota senza alcuna ragione”, anche se, per descriverlo esaurientemente, necessiteremmo di termini e concetti che sfuggono alla comprensione della nostra specie.
Ecco mi sfugge la ratio, lo confesso…
Mi fermo qui , mi areno da subito nel leggere l’ introduzione che la proposta di legge avanza.
Tralascio il fatto che debba essere un medico del DSM a diagnosticare il “disagio psicosociale” e altri aspetti successivi…..come i CSM in carcere e altro.
Non riesco a proseguire nel commento della stessa stessa e non perché mi senta a disagio, ma perché inizio ad avvertire un’intensa irritazione.
Quando il mare è inquinato da parole, tweet, dal pensiero “cetto la qualunque” anch’io preferisco fare il bagno in piscina e da molto tempo non nuoto più in mare aperto.
Pietro
Non mi intendo di questioni giuridiche e non sono non grado di dare giudizi certi su meccanismi così delicati.
La pubblicazione dell’intervento di Magi sottolinea la necessità di informare e discutere.
Certo io difendo il diritto del paziente psichiatrico di essere preso sul serio.
La società italiana di psichiatria deve alimentare il dibattito e dire la propria.
Vogliamo lasciare tutto così?
Quale risposta alle contraddizioni? Anche della proposta di legge.
Vedi i tre tipo di Rems.
Grazie.