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La terapia dell’amore: il ruolo e il potere dell’amore nella relazione terapeutica

Quando si pensa alla psicoterapia spesso ci si concentra su modelli, tecniche, interpretazioni e diagnosi, ma accanto a questo c’è qualcosa di meno visibile che pervade ogni percorso terapeutico che si rispetti, qualcosa di autentico e potentissimo: l’amore. Non l’amore come siamo soliti ad intenderlo, romantico, idealizzato, ma una forma d’amore che nasce dal desiderio di curare l’altro, fatta di ascolto, presenza. Un amore non giudicante ma accogliente, che possa risanare ferite passate e guidare l’altro nelle esperienze future. In molti percorsi terapeutici ciò che fa davvero la differenza è la qualità della relazione. 

Vorrei approfondire soprattutto due aspetti: la relazione tra terapeuta e paziente, l’alleanza che può venirsi a creare tra le due parti e la dimensione del corpo, del contatto, del tocco che mi è stato possibile esperire grazie alla tecnica della terapia amniotica. Quindi come l’amore passa sia attraverso la parola che attraverso i gesti.  

Quando si crea davvero una relazione che va oltre l’alleanza 

Nel rapporto tra terapeuta e paziente, e nella conseguente riuscita del percorso psicologico, gioca un ruolo fondamentale l’alleanza terapeutica: la relazione implicita di fiducia, collaborazione e rispetto che si crea. Questo è un elemento cruciale per il successo della terapia, in quanto facilita la condivisione di obiettivi e compiti. Quando il terapeuta accoglie la persona e non il caso, si crea uno spazio relazionale autentico. In questo spazio, all’interno del quale il paziente si sente sicuro, è più facile permettere alle proprie fragilità di emergere, può palesarsi la paura di essere abbandonati, il bisogno di dipendenza. Se il terapeuta non si ritrae dinanzi a tutto ciò, può offrire un esperienza nuova: quella di un amore che non ferisce, che rimane per guarire, che non si rompe. Questa relazione, quella che si crea oltre l’alleanza terapeutica, diventa reale, una vera e propria esperienza d’amore.  

Quando l’amore fa bene, e quando fa male

L’amore all’interno di un rapporto terapeutico non sempre è semplice, a volte guarisce, altre può confondere fino ad arrivare a ferire il paziente. Questo accade quando il terapeuta non riconosce, non consapevolizza l’attaccamento del paziente che può trasformarsi in transfert amoroso, il processo di trasferimento inconsapevole nell’analista di sentimenti provati dal soggetto nei confronti di persone rilevanti nell’infanzia di quest’ultimo. Se il terapeuta non è attento rischia di dare risposte poco chiare, anche fraintendibili, portando il paziente a crearsi aspettative non conformi alla realtà. Dunque la relazione tra queste parti deve essere consapevole, una relazione fatta di supporto e ascolto ma anche confini chiari e ben delimitati. Un amore che intenzionalmente non vuole ferire, ma prettamente curare e guarire. 

Una cura fatta di contatti pelle a pelle

Mi colpisce molto pensare a come il corpo possa essere coinvolto nella relazione terapeutica, sappiamo bene che la nostra comunicazione non passa solo attraverso le parole, ma c’è molto di più. Il modo in cui il terapeuta si siede, annuisce o meno alle parole del paziente, i silenzi, come le mani sono posizionate, tutto ciò può dire tanto. Ho avuto il piacere di vedere e fare esperienza di come il corpo, e la relazione creatasi grazie contatto corporeo possano uscire dallo studio e svilupparsi in contesti o tramite tecniche terapeutiche differenti, come la terapia amniotica.

La terapia amniotica è difatti una forma terapeutica che ha lo scopo di curare e cerca di farlo ricreando un ambiente legato ai primi momenti di vita, un ambiente simile al grembo materno: caldo, accogliente e contenitivo. Un ambiente dove il corpo è al centro, e parla ancor più delle stesse parole. Proprio le ore passate immersa in questa pratica mi hanno permesso di capire quanto il bisogno di essere amati, di sentirsi al sicuro e protetti non sia puramente psicologico ma altrettanto corporeo. La terapia amniotica mi ha permesso di capire che alcune ferite non sono curabili a parole, ma con i gesti si. 

In un mondo egoista, sfuggente, in cui ognuno pensa a se stesso e nessun altro, in cui è la distanza a predominare è stato rassicurante avere un posto sicuro fatto di fiducia, affetto, rispetto. Un posto in cui amare e lasciarsi amare, non sia poi cosi difficile. 

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