Vaso di Pandora

La salute e il dovere di stare bene

È esperienza comune confrontarsi su cosa concorra maggiormente al nostro benessere psico-fisico. Esattamente quello indicato nella definizione dell’OMS oramai nel 1948. Essa sanciva un concetto di salute di tipo biologico, psichico e sociale. È sicuramente importante avere riguardo per il nostro corpo e per il nostro stato mentale. Ciò ha ripercussioni innegabili sul benessere di chi ci sta intorno e su quello della società che ci circonda, facendoci anche risparmiare sulla spesa pubblica sanitaria. Nel corso degli ultimi decenni si è assistito ad una fioritura di trasmissioni televisive, inserti sulla salute nelle principali testate giornalistiche, reels e consigli dispensati nei social.

La ricerca delle fonti sulla salute

Attualmente non è facile districarsi tra i sedicenti professionisti e cercare un contributo serio e scientifico nel marasma del web. Il “ricercatore” medio di notizie sulla salute ricorre a Google per soddisfare il suo bisogno. Secondo una Survey di Nomisma del 2024, tra i contenuti ricercati on line sarebbero molto apprezzate infatti le interviste agli specialisti (58%).

Questa ricerca forsennata è perversa nella misura in cui non contribuisce al miglioramento della salute ma forse risponde al bisogno di essere compresi al meglio in un contesto di facilità informativa ma di distanza dalla vera dimensione di cura. Tale distanza è aumentata dalle ricerche solitarie, che paradossalmente incrementano la sfiducia nel medico. Il curante riceve a sua volta lo stress delle false informazioni e l’aggressività del paziente fomentato e confuso dalla rete.

Il sistema sanitario in crisi non riesce a rispondere alla domanda di salute in quanto incastrato in dinamiche socio-politiche aziendali. I curanti d’altra parte migrano da una collettività pubblica per individuarsi e ritrovarsi sempre di più negli studi privati. Se da una parte il servizio pubblico viene integrato, dall’altro ne risulta una frammentazione del panorama sanitario. Inoltre l’eccesso di specializzazione può incrementare le difficoltà di cura diminuendo la visione d’insieme.

Che cos’è vera salute?

Possiamo partire dalla “vis medicatrix naturae” di Ippocrate , ovvero il recupero della forza innata di guarigione. Siamo individui unici dotati di corpi con cellule che in ogni secondo rispondono a nostra insaputa ai patogeni, riparano gli errori e si rigenerano. Liberata dai retaggi di nefaste influenze od interventi divini di antica memoria, la malattia è spesso ancora gravata dal giudizio di valore insito. Il malato sperimenta l’impotenza ed una svalutazione di sé per effetto di sentimenti di inadeguatezza. Ma le malattie che fratturano le nostre vite possono essere vissute, pur con dolore, come eventi naturali e non solo come tempeste o guerre da combattere. Ed in effetti nel 2011 la definizione OMS di salute è diventata più specifica includendo la  “la capacità di adattamento e di auto gestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive”.

Attualmente questo aspetto nativo e dinamico di salute è complicato dal fattore psicopatologico del controllo: il controllo del colesterolo, della vitamina D, del PSA, dei markers tumorali etc.. Veder scritto sul referto, nero su bianco, i valori rientranti nei limiti dati, spegne temporaneamente l’ansia del poter essere malato o “fuori range”. Abbiamo una riposta per ogni sintomo, dal web al vicino di casa, dall’amico al parente, dal salumiere al commercialista. Tutto e subito, il medico per ultimo o sacrificato ad una relazione sempre più complicata, al limite del burocratico.

Di certo si è persa una dimensione di salute più ampia ed autentica. Non un’assenza di malattia ma un continuum di vita. Legare sempre di più lo star bene ai valori ematici o agli esami strumentali induce uno stato di on-off, una distinzione tra malato e sano che in ogni ambito è piuttosto pericoloso. Da un lato crea distanza ed esclusione, dall’altro esaspera la ricerca di assenza di malattia. Funge inoltre da trigger per gli aspetti narcisistici dello “stare bene”, ad esempio l’ossessione per l’alimentazione salutistica e per l’esercizio fisico.

Cosa dobbiamo fare per stare bene ?

E se vivessimo la vita? Con le sue contraddizioni, le sue luci e le nostre ombre e con la consapevolezza di una finitezza che relativizza le ricerche esasperate di benessere a favore dell’essere. La salute è un diritto, non un dovere da perseguire a scapito di noi stessi, dimenticandoci in definitiva di noi stessi. Abbiamo una mente che non si esaurisce nel cervello e che ha bisogno di nutrimento, spiritualità e profondità. Possiamo provare a sottrarci alle ricette preconfezionate della rete e rivolgerci ai professionisti della salute, recuperando una relazione che sulla base della fiducia dia inizio e forma alla cura. Proviamo ad approfondire  le nostre relazioni, accettando le sfide. Amiamo e soffriamo. Proteggiamoci anziché difenderci. Esercitiamo la  meraviglia, sveliamoci poco a poco, godiamo del silenzio e coltiviamo segreti. Ulteriori suggerimenti? Leggere, scrivere, conoscere, imparare, suonare, ascoltare.

Dice Seneca nelle Lettere a Lucilio: ”in ciò precisamente consiste la buona salute: senza la filosofia l’animo è ammalato: il corpo stesso, anche se è molto forte, non ha che la forza d’un forsennato o d’un pazzo”. E dunque ancora: “Ti dirò come devi intendere la saggezza: è saggio chi è contento di sé, chi ha fiducia nelle sue forze… goda dei suoi beni chi vuol avere un’allegrezza piena e continua”

Note Bibliografiche
1

Survey Nomisma, 2024 «Bisogni, criteri di scelta e propensione alla spesa degli italiani in tema salute e benessere

2

Godlee F. BMJ 2011;343; doi;10.1136/ bmj.d4817

3

Seneca, Lettere a Lucio, 62-65 d.C..

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