La nostra società contemporanea è cambiata rispetto al passato e ciò ha comportato anche una serie di modifiche nelle diverse tappe di vita, infatti, siamo passati da una società basata sull’industria ad una basata sull’informazione, prolungando inevitabilmente il periodo dell’istruzione e posticipando le ulteriori tappe. Le persone, per poter svolgere dei lavori qualificati, ma più in generale i compiti richiesti da questa nuova organizzazione sociale, devono avere dei livelli di istruzione superiore, dedicando più tempo alla formazione e raggiungendo la propria autonomia più tardivamente.
A questo si aggiungono alcuni cambiamenti di tipo socio-culturale, promossi innanzitutto dal movimento femminista, che ha affermato la necessità e l’importanza per le donne di partecipare la vita produttiva e ampliare quindi la propria possibilità di scelta, ora non più legata necessariamente alla maternità. Anche il movimento giovanile ha rivendicato la possibilità di considerare questa fase della vita come momento chiave della costruzione dell’identità. Nasce quindi l’emerging adulthood, ovvero quel periodo di vita che inizia dalla tarda adolescenza e perdura lungo il terzo decennio di vita.
Chi sono gli emerging adults
Secondo Arnett (2006) gli emerging adults hanno lasciato l’adolescenza ma sono ancora lontani dall’assumere le responsabilità tipiche degli adulti. L’autore ha inoltre identificato cinque caratteristiche che connotano questo periodo della vita:
- Innanzitutto, continua il processo di esplorazione dell’identità, sperimentando varie possibilità che non sono del tutto accessibili all’adolescente, poiché ancora sotto la tutela degli adulti, soprattutto nell’ambito dell’amore e del lavoro.
- Si tratta di una fase di instabilità, potenzialmente eccitante e stressante al tempo stesso, a causa della sensazione di dover ancora raggiungere molti traguardi e di avere molte cose ancora in sospeso.
- La persona può focalizzarsi maggiormente sul sé in questo periodo, con minori restrizioni dell’adolescenza, in assenza di tutte le responsabilità adulte. Il ragazzo ha quindi la possibilità di comprendere realmente le proprie disposizioni e vocazioni per il futuro, attraverso esperienze di diverso tipo.
- In base alle interviste condotte da Arnett, questa età si caratterizza anche per la sensazione di trovarsi a metà del traguardo: i ragazzi percepiscono di essere ormai usciti dall’età adolescenziale, ma dall’altro sentono di non avere ancora le caratteristiche tipiche delle persone adulte, come ad esempio l’indipendenza.
- Infine, questa fase viene considerata come una età delle possibilità, con uno sguardo ottimistico verso il futuro, in quanto si considera di avere aperte molte possibilità e, di conseguenza, anche di fronte a sconfitte e insuccessi, non ci si richiude mai su sé stessi. Anche degli studi sulla realtà italiana documentano una “delay syndrome” (Bacci, 2008), caratterizzata da un prolungamento dell’educazione, in quanto molti giovani seguono un percorso di istruzione più lungo, spesso compiendo scelte in modo non lineare; ciò comporta un ritardato ingresso nel mondo del lavoro, anche a causa della disoccupazione, intraprendendo quindi più tardi una carriera lavorativa. Vi è spesso la tendenza a rimanere a lungo nella casa della famiglia, ritardando l’impegno sentimentale e la procreazione: mediamente i giovani si sposano più tardi rispetto a quanto accadeva a metà del secolo scorso e sposarsi e far figli non sono più considerati markers inevitabili dello status di adulto.
Emerging adulthood tra sfide e incertezze
L’emerging adulthood è comunque un periodo di sfida ed incertezza, innanzitutto a causa della complessità del mondo del lavoro, che richiede di approfondire la propria formazione, ma anche per le notevoli differenze interindividuali nel raggiungimento delle pietre miliari della vita adulta, come finire la scuola, andare a vivere da soli, intraprendere la propria carriera lavorativa e iniziare una relazione sentimentale stabile.
In conclusione, l’emerging adulthood rappresenta una tappa fondamentale e preziosa della vita contemporanea: permette ai giovani di prendersi il tempo necessario per conoscersi a fondo, esplorare diverse possibilità e costruire un percorso più autentico e coerente con i propri valori e aspirazioni. In un mondo sempre più complesso e in continua trasformazione, avere la possibilità di scegliere in modo più maturo e consapevole non è un lusso, ma una necessità.
Tuttavia, non si può ignorare il rovescio della medaglia: senza un adeguato supporto sociale, economico e culturale, questa fase rischia di trasformarsi in un limbo difficile da superare. Il fenomeno dei NEET e la cosiddetta “delay syndrome” sono segnali concreti di un disagio diffuso, che mette in evidenza quanto il sistema fatichi ad accompagnare i giovani nel loro percorso di transizione. È dunque fondamentale che istituzioni, scuola, famiglia e mondo del lavoro collaborino per offrire strumenti concreti, orientamento e opportunità reali. Solo così l’emerging adulthood potrà essere davvero un tempo di crescita, scoperta e costruzione del futuro, e non una fase sospesa in cui si rischia di perdersi.