Il termine disconferma è utilizzato nel mondo della formazione. La ricerca della conferma è un atto che contraddistingue la vita di qualsiasi persona. In ogni scambio sociale si ricerca l’approvazione da parte del proprio interlocutore. Ogni figura coinvolta desidera raccogliere feedback positivi dall’altra, su quanto sia oggetto dell’interazione. L’aspettativa è quella di ricollocare nello spazio comune quanto si stia dicendo, sentendosi coinvolti in qualcosa di reale e condiviso, anche solo per lo spazio di un veloce scambio di battute. La conferma, tipicamente, è un segnale non verbale: un sorriso, una stretta di mano, uno sguardo di approvazione, un cenno di apprezzamento… Tutto può andar bene. Quando questa aspettativa non trova risposta, si ha a che fare con una disconferma.
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La disconferma come negazione potente
Occorre fare subito un distinguo. A quanto viene espresso da una persona si può contrapporre un punto di vista diverso. Non di rado, ci si troverà in disaccordo con quanto l’interlocutore stia sostenendo, integralmente o in parte. Ciò è piuttosto normale e ha ben poco a che fare con il concetto di disconferma. Essa è qualcosa di ben più profondo di un disaccordo o di una proposta di miglioramento. Non siamo infatti più nell’ambito di quanto affermato dall’altra persona e della discutibilità della sua opinione, bensì neghiamo proprio l’individuo. Di fatto, non si tratta di disconoscere il pensiero altrui ma la rilevanza integrale della persona. Si tratta di una negazione molto potente.
Se una replica del tipo hai torto, o similari, è piuttosto concreta e pone le basi di un dialogo, di un confronto che non è che il sale di un sano scambio di opinioni, la disconferma è altro. Essa afferma brutalmente come l’altra persona non abbia alcun significato, dal momento che la sua posizione non conta nulla. Disconfermare qualcuno è sovrapponibile all’ignorarne l’esistenza. La squalificazione di un soggetto, tanto profonda da arrivare alla sua considerazione come a quella di una sorta di sottoumano è una caratteristica intrinseca della disconferma, probabilmente la più riconoscibile.
Le conseguenze della disconferma
L’effetto che la disconferma può causare su chi la subisce è quello di minare la sua capacità di governare il rapporto con gli altri. Il disconfermato può provare insicurezza e sentirsi non all’altezza della realtà che vive. Se poi il disconfermante detiene un ruolo predominante, perché magari è la persona che prende le decisioni e stabilisce cosa fare (sul lavoro come nella vita quotidiana) o è emotivamente più forte all’interno del sistema relazionale, la situazione si può fare ancor più delicata. La parte più potente del rapporto potrebbe ingiustamente attribuirsi una legittimazione superiore di quella che gli spetta, ritenersi incontestabile e al di sopra di ogni giudizio nonché in pieno diritto di mettere in dubbio e squalificare.
Secondo l’opinione dello scrittore Paolo Borsoni:
“La perdita di sé è il risultato di processi che divengono esperienza comune e ripetuta, con la negazione delle qualità e delle capacità di una persona, delle sue azioni, delle sue aspirazioni, dei modelli mentali con i quali codifica e decodifica la realtà. La fase finale di questi processi si compie allorché qualcuno viene posto in una posizione insostenibile, quando indipendentemente da quanto dica, faccia, avverta o dal significato che attribuisca alle situazioni, sono i suoi sentimenti, i suoi pensieri, i suoi messaggi ad essere spogliati di validità. Se tale genere di comunicazioni costituisce l’essenza regolare del processo comunicativo, il soggetto subordinato non è più sicuro di quanto egli stesso sia o del fatto che quanto dice sia effettivamente rispondente ai suoi pensieri, alle sue convinzioni.”
Quando la disconferma rovina la vita
Il ragionamento dell’autore continua e ci rende edotti di cosa sia in effetti una disconferma e in che cosa consista:
“La disconferma si realizza nella correzione continua dei messaggi di una persona, una correzione effettuata da chi ha un ruolo predominante e legittimo, così che la persona, in condizione subordinata, vede continuamente riproporre ciò che afferma e vuole, ma in modo diverso dalle sue intenzioni, attraverso un filtro di censure e di interpretazioni che non gli appartengono. Il soggetto subordinato viene sospinto in una posizione incerta, instabile anche nel merito delle cose che egli stesso pensa ed afferma: solo quando egli dice ciò che va bene all’altro, dominante, riceve segnali di approvazione, di sicurezza, di stabilità; questa situazione lo induce a identificarsi in chi lo prevarica e nelle cose che questi dice, fa, vuole.”
“La squalifica delle capacità di un soggetto di costituirsi come identità personale ha l’effetto di una condizione esistenziale attraversata da indecisioni, difficoltà di scegliere, assumere strategie personali e di comportamento.”
La qualità di una relazione si costruisce su tutto quanto si condivide rispetto a comunicazione, ascolto e attenzione consapevole ed attiva. Le occasioni di disconferma, nella vita, sono numerose e frequenti. Non è raro subirla e quando ciò accade le aspettative poste sulla comunicazione restano non soddisfatte. Se l’interlocutore è particolarmente maleducato, potremmo fare ben poco per evitare di incappare nella sua disconferma ma, talvolta, possiamo agire in maniera da ridurre le occasioni di vederci ignorati. Utilizziamo un linguaggio semplice e diretto, diamo presenza corporea a quanto diciamo, evitiamo i pensieri disfunzionali alla conversazione e limitiamo l’elaborazione di vissuti e azioni poco interessanti. In questa maniera ridurremo la possibilità di vederci disconfermati.
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