Vaso di Pandora

Blue Monday, il giorno più triste dell’anno tra leggenda e realtà

A metà tra verità e leggenda, il Blue Monday compie vent’anni e, immancabilmente, torna a turbare le coscienze anche nel 2025, per la “precisione” il terzo lunedì di gennaio. Perché il giorno più triste dell’anno è ormai realtà, configurandosi, al di là delle ricostruzioni che ne hanno svelato l’anima commerciale, come un vero caso sociologico e psicologico. Dal significato, ai motivi che lo hanno artificialmente prodotto, ma che hanno trovato riscontro in casi clinici reali, ecco tutta la verità su una bufala che si è auto-avverata, impattando sulla condizione patologica di chi soffre di disturbi dell’umore.

Blue Monday, l’origine del termine

Il termine, coniato con sottile e palese tecnica psicologica, deriva con tutta probabilità dall’esigenza, che si rivelerà essere pubblicitaria, di calcare la mano sul concetto di infelicità. Composto dal “Blue” che in lingua inglese non identifica solamente il colore, ma anche uno stato d’animo, generalmente associato alla malinconia ed alla tristezza, e dal “Monday”, l’odiato lunedì, che rappresenta la ripresa delle fatiche lavorative dopo gli svaghi del weekend, il “Blue Monday” si palesa come un giorno di per sé triste, che trova la sua sublimazione nel terzo lunedì del nuovo anno, quando la magia delle feste di Natale e San Silvestro è ormai svanita e la prospettiva di nuovi momenti di relax lontana.

La strategia

È il 24 gennaio del 2005 quando l’agenzia di viaggi Sky Travel sancisce in un comunicato la nascita del primo Blue Monday della storia. Il reparto marketing si avvale di uno studio firmato dallo psicologo e ricercatore presso l’Università di Cardiff, il dottor Cliff Arnall, autore di una complicata equazione che identifica proprio nel terzo lunedì di gennaio il giorno più triste dell’anno. Il tutto per stimolare i clienti a scuotersi dal torpore invernale, ribellandosi a quel “mood” negativo, decidendo di partire. Una vera e propria tecnica di comunicazione di massa, ampiamente ripresa per campagne pubblicitarie mirate a riattivare i consumi, invitando ad esorcizzare la tristezza attraverso i più disparati acquisti.

La bufala

Il successo commerciale del Blue Monday è tanto più sorprendente, quanto più si approfondisce la sua origine. Non solo è stato infatti certificato che lo studio firmato da Arnall era preconfezionato, ma la stessa equazione prodotta dallo studioso è stata etichettata come una colossale bufala, per la totale mancanza di senso della sua formula matematica e per le misurazioni bollate come totalmente prive di logica.

In effetti, queste erano le variabili utilizzate da Arnall per i suoi complicati, ed errati, calcoli:

  • condizioni atmosferiche
  • debiti accumulati
  • salario mensile
  • tempo trascorso dal Natale
  • tempo trascorso dal fallimento dei buoni propositi per il nuovo anno
  • livelli motivazionali bassi
  • sensazione di avere la necessità di agire

Secondo questa teoria, dunque, tutte queste sensazioni si manifesterebbero nelle persone il terzo lunedì di gennaio di ogni anno. Variabili impossibili da definire rigorosamente, ergo in alcun modo misurabili.

Il rischio dell’auto-profezia

Eppure, l’osservazione della realtà ci parla del Blue Monday come un fenomeno che potrebbe ormai essere definito di costume, ma che gli psicologi continuano ad avversare, principalmente per due tipologie di rischi che si corrono seguendo la narrazione del “giorno più triste dell’anno”:

  • banalizzazione della depressione
  • acuire disturbi dell’umore

Nel primo caso, l’identificare l’apice della depressione con una data particolare dell’anno, non rende un buon servizio a chi davvero è affetto da quella che è ormai riconosciuta come una vera e propria patologia, che affronta combattendola giorno dopo giorno, tra mille difficoltà. Una tale banalizzazione, peraltro, non riflette la complessità della salute mentale, tanto che nel secondo caso, chi già soffre di anomalie dell’umore, può essere influenzato dalla diffusione del messaggio sul giorno “più deprimente dell’anno secondo la scienza”, vivendolo come una profezia auto-avverata e acuendo il suo stato mentale.

Come superare il Blue Monday

L’imprevedibile “successo” del Blue Monday, sempre all’insegna del paradosso, ha in parte oscurato e in parte posto l’accento sulla depressione stagionale, che pure esiste, identificabile con il cosiddetto SAD o disturbo affettivo stagionale. Questo tipo di sindrome, infatti, può insorgere proprio nei giorni del fantomatico lunedì, quando, archiviate le festività e inoltrandosi nei mesi invernali, è possibile riscontrare disturbi depressivi e un calo del tono dell’umore, che si accompagnano a reazioni come:

  • sentirsi soli
  • provare tristezza e malinconia
  • avere sbalzi d’umore

Sentimenti perfettamente normali e che se limitati ad un breve periodo non devono destare preoccupazione, mentre nel caso si protraessero potrebbero essere associati a disturbi più seri, nel qual caso sarebbe consigliabile contattare uno specialista.

Nei casi meno gravi, invece, è possibile superare la sindrome da Blue Monday anche da soli, grazie ad alcune piccole strategie:

  • dedicare del tempo a se stessi
  • coltivare le relazioni
  • programmare attività positive

In generale, naturalmente, la percezione del “giorno più triste dell’anno” può variare da individuo ad individuo, ma l’occasione per tutti dovrebbe essere quella di riflettere sulle proprie emozioni, prendendosi un attimo per valutare lo stato della propria salute mentale e quali elementi possano contribuire ad influenzare il proprio stato d’animo.

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