Vaso di Pandora

Binswanger e Freud quando si scrivevano

Binswanger e Freud quando si scrivevano:
dalla corrispondenza 1908-19381

di Carmelo Conforto

1) Per incominciare: Freud e la filosofia.

La posizione  di Freud nei confronti della filosofia è soprattutto presentata come oppositiva, ritenendo  i sistemi filosofici delle costruzioni governate dal segno della paranoia.

Cito dai suoi lavori:
“Dalla filosofia non abbiamo da aspettarci nulla, se non che ci rinfacci ancora una volta altezzosamente l’inferiorità intellettuale del nostro oggetto d’indagine” (Introduzione alla psicoanalisi, 1915-17, p.272)

“ Potremmo azzardarci ad affermare che l’isteria è la caricatura di una creazione artistica, che la nevrosi ossessiva è la caricatura di una religione, che il delirio paranoico è la caricatura di un sistema filosofico.” (Totem e tabù, 1912-13, p.79)

“..Essa (la psicoanalisi) può indicare altresì la motivazione soggettiva e individuale di dottrine filosofiche.” (L’interesse per la psicoanalisi, 1913, p.262)

“L’isterico è indubbiamente un poeta (…),il cerimoniale e  divieti del nevrotico ci costringono a ritenere che egli si sia creata una religione privata, e perfino le formazioni deliranti  del paranoico rivelano una sgradita somiglianza esterna e un’affinità interna con i sistemi dei nostri filosofi”. (Prefazione a “Il rito religioso: studi psicoanalitici” di Theodor Rank, 1919, p.125).

Tuttavia che Freud abbia esplicitamente o meno avuto contatti e ispirazione da alcuni filosofi sembra confermato da più parti.
La Roudinesco,  nel 19942 trattando in una intervista il rapporto di Freud con il pensiero filosofico del suo tempo, afferma che sicuramente era stato in contatto con la tradizione filosofica tedesca e nello specifico indubbiamente influenzato dall’orientamento psicologico di Brentano3, di cui è certo abbia seguito le lezioni insieme a Husserl (quest’ultimo peraltro ignorerà le scoperte freudiane).Brentano peraltro, per quello che ho trovato, appare negli scritti di Freud solo in una breve nota al “Motto di spirito”(1905) :  il “filosofo Brentano (che) ha messo in versi un tipo di indovinelli..”. Fatto (relativamente) curioso dato che viene riconosciuto (vedi Jean Gillibert nella introduzione della “Correspondance” ) che sia Freud che Husserl (vedi nota2) sono stati influenzati dal concetto di intenzionalità.
A questo proposito la d’Ippolito (2004)4, ricordando che la Interpretazione dei sogni e le Ricerche Logiche di Husserl sono contemporanee, osserva  che , passando attraverso Brentano, maestro comune, sia Freud che Husserl propongono l’intenzione come significazione definitoria dello psichico:

Nell’una e nell’altra concezione –scrive d’Ippolito (op. cit. p. 19)- è in causa un mondo – fatto di confini, settori, relazioni e scambi.

In Freud, prosegue la d’Ippolito, è la malattia che si pone come oggetto di cui coglier il significato, la malattia come oggetto di conoscenza,

e in ciò si attesta la natura filosofica della sua indagine. (op.cit.p.19)

Del progetto di  Husserl parla la sua allieva Edith Stein5 (1917, p. 24).

Nel suo corso su natura e spirito Husserl aveva detto che un mondo oggettivo esterno può essere sperimentato solo da diversi soggetti in rapporto tra loro, cioè  da una molteplicità d’individui conoscenti che stiano tra loro in rapporto di scambievole comprensione. Perciò l’esperienza di altri individui sarebbe presupposto alla conoscenza del mondo esterno. Husserl chiamò questa esperienza empatia (Einfuhlung).

La posizione teorica della Stein, a proposito dell’empatia, così ricca e convincente, può essere colta, almeno approssimativamente, nelle seguenti espressioni:

Nell’apprendimento dei corpi viventi altrui come appartenenti allo stesso mio << tipo>> ci è data un’idea del discorso dell’<<analogizzare>> (Analogisieren) che sta nel cogliere l’altro.(op.cit. p.128).

L’immagine del mondo (Weltbild) che empatizzo nell’altro non è soltanto una modificazione del mio orientamento sulla base di quello altrui, ma varia con la determinazione appresa del corpo vivente.(op. cit.p. 132).

D’altra parte se non ci fosse la possibilità dell’empatia di trasferirsi nell’orientamento altrui, le asserzioni degli altri soggetti degli altri soggetti sul loro mondo fenomenico dovrebbero restare sempre incomprensibili.(op.cit. p. 136).

Noi <<vediamo>> anche nel camminare e nel modo di comportarsi , in ogni movimento di un uomo, il suo <<modo di sentirsi>> vigoroso, stanco, eccetera, e portiamo a <<riempimento>> questo vissuto altrui <<co-inteso>> (mitintendiert), nel momento in cui lo co-eseguiamo empaticamente.(op. cit.p.140).

Ricordo che anche Freud utilizza il termine empatia (Einfuhlung). Ad esempio in “Psicologia delle masse e analisi dell’io” (1921) scrive:

Ma intuiamo (…) che siamo lungi dall’aver trattato esaurientemente il problema dell’identificazione e che ci troviamo in presenza del processo che la psicologia chiama einfhulung e che più di ogni altro ci permette d’intendere l’Io estraneo di altre persone.
Faccio notare che einfuhlung è tradotto nel testo italiano con “immedesimazione” e in nota è scritto che
è oggi più spesso designata col termine “empatia”.

Freud non ha ignorato Schopenauer (1788-1860) che ha conosciuto, afferma la Roudinesco. “anzi l’ha certamente conosciuto”. La Roudinesco peraltro prosegue sottolineando che:

da un lato vediamo Freud immerso nella cultura filosofica tedesca,dall’altra dobbiamo tener conto del modo in cui Freud vedeva la filosofia. ..la temeva, voleva lavorare da solo….Quindi rifiutava di leggere i filosofi …solo in seguito si sono potute trovare nella sua opera tracce di filosofia.

In verità Schopenauer compare più volte nei testi freudiani. Cito fra tutti “Al di là del principio del piacere”( 1920, p.235) dove scrive :

“Improvvisamente ci accorgiamo di essere approdati nel porto della filosofia di Schopenauer, per il quale la morte è “il vero e proprio risultato, e, come tale, scopo della vita” mentre la bramosia sessuale è l’incarnazione della volontà di vivere”.

Non starò qui a ricordare “Il mondo come volontà e rappresentazione”(1819) , volontà  intesa come  noumeno , come principio unico e  irrazionale, come spinta a vivere, che si cura peraltro della sopravvivenza della specie a scapito dell’individuo: da cui l’uomo si può liberare solo attraverso la noluntas, che lo assolve dalla costrizione della volontà di vivere.

Certamente neppure Nietzsche (1844-1900) era ignoto a Freud, che ha in mente il suo pensiero  (direttamente o indirettamente) citandolo più volte nei suoi lavori. Ad esempio osservando che il sole, nel caso del giudice Schreber (Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia, 1910, p.381) rappresenta un “simbolo sublimato del padre”, scrive: “Un mio paziente che aveva perduto prematuramente il padre e che lo ricercava in tutto ciò che nella natura è grande e sublime, mi fece intendere come sia probabile che l’inno di Nietzsche  “Attendendo l’aurora” esprima la stessa nostalgia”.
Ne “Il Perturbante” (1919, p. 95) Freud afferma che “..un motivo del genere è infine l’eterno ritorno  dell’ uguale” e in nota il curatore osserva che l’espressione “riecheggia Nietzsche “, quello del ‘Così parlò Zarathustra’ (1883).
Espressione che Freud riprenderà in “Al di là del principio del piacere” (1920, p. 208) scrivendo dello “eterno ritorno dell’uguale“.
Infine ricordo il passo di “L’Io e l’Es” (1922, p. 486), in cui Freud, illustrando la teoria delle istanze  psichiche e distinguendo tra Io e un secondo  elemento psichico propone che questo  venga chiamato “Es nel senso di Groddeck”. Nelle avvertenze editoriali si precisa che Groddeck (“Das Buch vom Es”, 1923) ha usato l’espressione già usata da Nietzsche assimilandola dal  proprio maestro Schweninger, grande ammiratore del filosofo.
Inoltre nel 1908, nelle sedute del Mercoledì6, scritti di Nietzsche furono argomento di discussione, come risulta dalle Minute. Nella seduta del 1 aprile 1908 e in quella del 28 ottobre 1908  vennero rispettivamente discussi “La genealogia della morale”(1887)  e “Ecce homo” (postumo)e il loro rapporto con la malattia mentale del filosofo. In quelle occasioni,( presenti Adler, Federn, Stekel, Heller, Rank, Deutsch)  Freud  sostenne cose che possono apparire in contraddizione, affermando (riunione del 1 aprile) che non conosceva le opere del filosofo perché gli occasionali tentativi di lettura erano soffocati da un eccesso di interesse (by an excess of interest) e dichiarando che il pensiero di Nietzsche non aveva influenzato per nulla il suo lavoro. Quasi a difesa di ciò parla invece dei tre grandi medici, Breuer, Charcot e Chrobak che  hanno espresso (suggerito?), in sua presenza l’idea della etiologia sessuale delle nevrosi. Il filosofo al contrario, ribadisce Freud, non riconobbe i meccanismi legati all’infanzia (ma allora Freud  conosceva qualcosa?).
Ancora, nella riunione di ottobre, in cui viene presa in considerazione la teoria del filosofo riguardo al  significato della morale del cristianesimo, ottenuta con il disprezzo della sessualità e della crudeltà, Freud ribadisce la non influenza del pensiero di Nietzsche, le cui opere non era mai stato in grado di studiare in parte a causa della similitudine  delle prese di coscienza (intuitive insights)  del filosofo rispetto alle sue laboriose indagini, in parte in parte perché l’estrema ricchezza di idee di Nietzsche lo aveva sempre ostacolato nell’andar oltre la prima mezza pagina ogni qualvolta aveva provato a leggerlo.

Alcuni passi di Nietzsche stimolano comunque a pensare ad una qualche presenza del filosofo nel pensiero di Freud. Ad esempio, in Così parlò Zaratustra ( 1883-1885):

Dietro ai tuoi pensieri ed ai tuoi sentimenti, o fratello, sta un potente dominatore, un savio ignoto- che si chiama Te stesso.  Nel tuo corpo egli abita: è il tuo corpo.

Hanno persuaso il vostro spirito al disprezzo delle cose terrene ma non già hanno persuaso i vostri visceri: questi sono la vostra parte più forte.
E ora si vergogna il vostro spirito, d’esser soggetto ai visceri, e perché è vergognoso di se stesso, va per le vie recondite e false.

 Udite qual sogno io sognai, o amici, e aiutatemi a spiegarne il significato!

D’altra parte il riferimento alle proposte della filosofa si coglie ancora nel rapporto con Binswanger a cui chiede (maggio 1913) se la cosa in se di Kant non è la stessa cosa di ciò che lui chiama inconscio,  e se il suo uso di Es assomiglia alla volontà di Schopenauer (H.Hey. Etude n°6).
L’atteggiamento di Freud verso la filosofia, allora, che ragione ha?
La già citata Roudinesco in qualche modo suggerisce che alla teorizzazione filosofica dell’uomo in quanto modalità significativa del suo essere in rapporto con il mondo e nel riconoscere un senso in ciò (quello che sarà il percorso così significativo di Binswanger) egli sostituì, poggiando sulla sua formazione medica, scientifica, biologica, una “alleanza” soprattutto con la rivoluzione portata da Darwin e Lamarck.
Ritornerò su Freud proponente una visione del mondo che ritengo collegabile al pensiero di filosofi come Heidegger. Accennerò a quest’ultimo e ad alcuni contributi di psicoanalisti più recenti (Bion) e attuali (Laura Ambrosiano)

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