Proseguo l’analisi iniziata nel precedente articolo sull’adolescenza vista attraverso la lente della musica. Un viaggio tra le rime della trap, laddove è difficile entrare ma altrettanto complesso districarsi, sia per barriere personali e/o musicali, sia per la distanza spesso incolmabile tra il loro universo e quello degli adulti di oggi. L’ascolto e l’analisi dei testi forniscono uno sguardo d’insieme su alcuni aspetti ricorrenti delle canzoni e dunque dei pensieri dei giovanissimi.
Con sorpresa, un adolescente mi ha spiegato che ciò che conta in questo tipo di musica non sono tanto le parole ma quello che in gergo viene definito “flow”. Letteralmente tradotto significa flusso. In psicologia il termine flusso è usato dallo psicologo ungherese Mihály Csíkszentmihályi per descrivere l’esperienza ottimale, ovvero il momento topico in cui nella tensione della realizzazione di una attività che coinvolge le proprie abilità, facciamo accadere qualcosa che ci rende felici. Uno stato di soddisfazione in cui “le persone sono così coinvolte in un’attività che sembra non conti niente altro”. Analogamente nello svolgersi delle rime della trap (che visivamente escono con una certa forza), accade qualcosa che fa stare bene.
E allora che senso ha una analisi dei contenuti se ciò che più conta è il flow? Direi che non ci si debba accontentare di un ascolto di superficie e dunque promuovo l’analisi del testo, con la consapevolezza però di non prendere troppo sul serio ciò che viene fuori da questa disamina. Mi muoverò in questa contraddizione, tra osservazione e abbandono. È come se il 14enne ci dicesse di non utilizzare uno sguardo troppo pesante ed indagatore e di lasciarci trasportare appunto dal flusso. Trattasi forse di un invito ad osservare il mondo da un finestrino, vivere il presente senza appesantirlo, lasciando scorrere immagini e pensieri. L’abbinamento tra rime e parole abilmente sistemate creano una metrica nuova sulla quale si innestano i temi principali ,che sono quelli presi in esame nel precedente articolo e ai quali aggiungo quelli di seguito elencati: amore, successo e paternità.
Musica, adolescenza e l’amore
Dall’amore ci si difende. In “Bang bang “ di Sfera Ebbasta la premessa è chiara: “Non è una canzone d’amore”. Carico di emozioni e di alti e bassi, l’amore mette paura. C’è una disabitudine e forse un calo di interesse difensivo verso i sentimenti: le emozioni perlopiù destabilizzano. I ragazzi sono poco abituati alla sofferenza che consegue naturalmente alle relazioni. Così, gli innamorati diventano “ Letali come due pistole”.
Eppure non manca la poesia. In “Tutta mia” Nerissima Serpe si rivolge all’amata con un’immagine intensa: “Dammi un secondo del tuo giorno più grande”, anche se questo amare fa male :“ Ora ho le nocche spaccate”.
All’orizzonte l’incontro d’amore però si staglia come un ritornare alla vita ed al suo senso:
“Ma ci sei tu adesso
Soffocarsi è tempo perso..”
Successo
Inseguito, bramato, raccontato come un odierno viaggio di Ulisse, da una condizione precaria ad una esplosione di pubblico, denaro e celebrità. Anche questo fa paura e spesso viene narrato nella musica per adolescenti come un passaggio delicato che comporta la perdita di una parte di se stessi, un non essere riconosciuto e quindi un non riconoscersi più.
“Giuro sono ancora io” dice Sfera Ebbasta in “15 piani”, interrogandosi sulla trasformazione personale:
“Ti amano finché sei povero
Fai due soldi in più di loro e non approvano”
Popolare, però non sei più del popolo
Solo perché ce l’hai fatta un po’ ti odiano”
Lo stesso artista nel brano “Fragile” spiega perché questo successo è così importante per individuarsi e per riscattarsi, ma anche per farsi spazio nel mondo ed inoltrare un messaggio.
“Pensano che ostento in quello che ho, ostento i miei risultati perché voglio fare il figo, ma in realtà io spero solo di motivare tutti quei ragazzi che come me non hanno mai avuto niente e che sbattendosi sanno di poter arrivare a qualcosa”
Un passaggio estremo è necessario per autodeterminarsi, ma l’animo è autentico se lo sguardo volge al passato:
“Se riguardo foto di quando ero bimbo
Facevamo le promesse con il mignolo
E una carezza ti può lasciare un brivido, un livido”
Musica e adolescenza: la paternità
Nella trap la figura materna è spesso idealizzata: instancabile e premurosa, quasi angelica. I padri invece emergono come figure assenti e moralmente discutibili e non di rado si delinea una difficile identificazione con essi.
“Mi piacciono le donne, come a mio padre,
Ho fatto piangere mia mamma come mio padre”
Ma essere padre è possibile, anche in una nuova forma :“Ho paura di non riuscire ad essere un buon padre” (Mio padre di Guè, Noyz Narcos e The Night Skinny)
In “Lettera a Draco” Shiva affronta il rapporto col figlio nato mentre era in carcere. Il brano, dal flow particolare, evoca un mix tra Einaudi e Battiato (almeno nella mia percezione ) e trasmette l’intensità dell’amore paterno:” Mi è cambiato il mondo la prima vola che ti ho visto”. Shiva prende le distanze dal padre assente: “Voglio che avrai sempre un padre non come ha fatto il mio”. C’è una promessa di protezione: “Ma io sono qua per proteggerti..dai fulmini e dai proiettili”. Ma vi è anche la consapevolezza dei propri limiti: “Proteggerti ..qualche volta che da me stesso, se ci riesco.”
Questo viaggio tra i testi, in attesa di una terza parte, è uno spunto, certamente non esaustivo, per lasciarsi trasportare da un flusso che ci avvicini ad un mondo così lontano eppure così vivo.
Riferimenti
“Bang bang” Sfera Ebbasta
“Lettera a Draco” Shiva
“Mio padre” Guè, Noyz Narcos e The Night Skinny
“15 piani” Sfera Ebbasta
“Fragile” Sfera Ebbasta
“Tutta mia” Nerissima Serpe
“Flow. Psicologia dell’esperienza ottimale” Mihály Csíkszentmihályi