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Euristica della disponibilità: quando la memoria plasma il giudizio senza che ce ne accorgiamo

Ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Per alcuni un obiettivo da raggiungere, per altri addirittura uno ‘stile di vita’ e per la maggioranza un sogno che sembra proibito. Ma che in realtà si realizza ogni giorno inconsapevolmente, all’interno del cervello umano. È l’euristica della disponibilità baby, la “scorciatoia” più famosa che la mente conosca. Utile, indispensabile, ma non sempre affidabile, attinge dalla memoria per plasmare i giudizi. Impossibile utilizzarla con cautela, possibile imparare, soprattutto, quando “non usarla”.

Euristiche e bias cognitivi

Per rispondere alle centinaia di stimoli da parte dell’ambiente, la mente si adatta seguendo due diversi modi di reagire, uno intuitivo, più veloce e immediato, l’altro metodico, più lento e laborioso. Del primo processo fanno parte le euristiche, strutture cognitive che rispondono a tre precise caratteristiche:

  • si applicano diffusamente alle questioni quotidiane
  • forniscono soluzioni in maggioranza valide
  • semplificano alcuni processi mentali

A loro volta, le euristiche si distinguono in altrettanti approcci:

  • euristica della rappresentatività, che parte da dei criteri
  • euristica della disponibilità, che parte dalle probabilità
  • ancoraggio, che cerca dei punti di riferimento cui appigliarsi

Tutte svolgono l’importante funzione di aiutare il cervello a sveltire le sue mansioni, ma allo stesso tempo rappresentano scorciatoie che potrebbero portare ai cosiddetti bias cognitivi, ossia a costrutti che non sono basati su un giudizio critico e che pure spesso vengono utilizzati per prendere decisioni e fare scelte nella vita di tutti i giorni.

Euristica della disponibilità o ‘legge dei piccoli numeri’

Ma cos’è di preciso l’euristica della disponibilità e perché si parla di scorciatoia? Il concetto, per quanto misterioso e complesso, non è però difficile da comprendere. Come accennato il cervello umano in ogni momento e chiamato in maniera impercettibile a prendere centinaia di decisioni, la maggior parte delle quali sono semplici e non comportano alcuna conseguenza, mentre alcune sarebbero più complesse e potrebbero portarne. Il condizionale è d’obbligo perché anche in questi casi il cervello umano risponderà all’euristica della disponibilità, pescando dai ricordi più recenti per prendere una decisione o formulare un giudizio.

Si tratta di quella che negli anni ’70 per primi Atos Tversky e Daniel Kahneman avrebbero cocluso essere la “legge dei piccoli numeri” per rappresentare la tendenza del cervello umano ad improvvisare valutazioni statistiche sulla base di esperienze e impressioni, producendo statistiche su campioni non rappresentativi. In altri termini, l’euristica della disponibilità si traduce all’atto pratico nella scelta inconsapevole dei primi stimoli “a portata di mano”, andando ad attingere dalla memoria recente ed emotiva.

Euristica della disponibilità, un “universo di pregiudizi”

Se il cervello umano è chiamato a risparmiare tempo ed energia per consentire di rispondere agli stimoli dell’ambiente e di agire in modo rapido, l’euristica della disponibilità costituirà sempre la scorciatoia che verrà presa dalla mente, per valutare le opzioni a disposizione nella maniera più agile possibile, indipendentemente dalla loro validità e veridicità. Un processo naturale come la sua descrizione, ma che alla luce delle conoscenze che hanno consentito di individuarlo, dovrebbe essere sempre tenuto in conto. Partendo dal presupposto che la mente è potenzialmente un “universo di pregiudizi“, sarebbe opportuno districarsi relativizzando ed elaborando i propri pensieri, consapevoli dei tranelli tesi da una memoria prêt-à-porter.

Come la memoria plasma il giudizio

È proprio la memoria il ‘motore’ dell’euristica della disponibilità. Prevalendo sul sistema intuitivo del cervello, ne dimostra la totale indifferenza alla quantità ed alla qualità delle informazioni. La conseguenza è che in questo modo la mente sarà sempre offuscata nella sua capacità di prendere delle decisioni da alcuni fattori ricorrenti:

  • la tendenza ad attribuire maggior valore alle informazioni scaturite dalle esperienze più recenti o ritenute come familiari
  • la tendenza a ricordare più facilmente ciò a cui è associato un fattore emotivo
  • l’aver vissuto in prima persona un’esperienza

In funzione di queste naturali distorsioni, si sarà portati a considerare più probabili le cose che si sente ripetere spesso, che ci si trova davanti agli occhi o che colpiscono particolarmente. L’esempio più classico in tal senso è la paura di viaggiare in aereo, perché il ricordo dei racconti dei rari disastri prevale anche emotivamente sulla consapevolezza della maggior probabilità di essere vittima di un incidente stradale. È in tal senso che l’euristica della disponibilità agisce, portando inconsciamente il nostro cervello ad improvvisare analisi statistiche basate sulle noste informazioni ed impressioni, quindi su campioni non rappresentativi.

Euristica della disponibilità, lo stratagemma

Uno stratagemma del cervello fondato sulla disponibilità. È in questo modo in definitiva il meccanismo in base al quale giudizi, scelte e decisioni prendono prevalentemente forma. La disponibilità è data da quella memoria che viene ritenuta sufficiente a soddisfare una necessità, senza impiegare ulteriori risorse per un’analisi più approfondita. Nei confronti di una paura ad esempio, come potrebbe essere la paura di viaggiare in aereo, la scorciatoia a disposizione della mente conduce a due sole domande:

  • quante persone a cui è sucesso conosco?
  • quanto mi fa paura che accada anche a me?

Questa piccola porzione di prospettiva viene ritenuta sufficiente per saltare alle conclusioni, lasciando inoperoso il sistema riflessivo che comunque la mente possiede, ma che richiede tempi e livelli diversi di profondità di pensiero per essere attivato. La causa? Per l’appunto quella che i comportamentalisti nella psicologia cognitiva definiscono “disponibilità”, perché nella gerarchia mentale delle informazioni contenute dalla nostra memoria, quelle che vengono ricordate con più facilità hanno inconsapevolmente precedenza su tutte le altre.

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