Anche se nell’immaginario collettivo è associato prevalentemente a gag umoristiche, il fenomeno del sonnambulismo è un problema molto reale e che, complice lo stress della vita contemporanea, coinvolge molte più persone di quelle che si potrebbe pensare, è stato calcolato circa il 5% della popolazione mondiale. Questo singolare disturbo ha origini in parte ancora misteriose e conseguenze che possono arrivare a compromettere il benessere quotidiano.
Sonnambulismo, di cosa si tratta
I cosiddetti disturbi del sonno vengono generalmente identificati in tre categorie principali:
- parasonnie
- disonnie
- disturbi del sonno associati a malattie medico psichiatriche
Il sonnambulismo rientra nelle parasonnie, termine coniato nel 1932 dal ricercatore francese Henri Roger e che fa riferimento a quella tipologia di disturbi i cui l’attivazione motoria va ad interferire con il sonno. La sua definizione è infatti quella di uno “stato di coscienza alterata in cui sono contemporaneamente presenti fenomeni caratteristici del sonno e della veglia”.
Tendenzialmente, gli episodi di sonnambulismo si manifestano durante il sonno profondo, quando sono cioè assenti i Rapid Eye Moevements tipici della fase REM, entro poche ore dall’addormentamento. La loro durata varia generalmente da qualche minuto a circa mezz’ora.
Più diffusi nel genere maschile, i casi di sonnambulismo sono frequenti nei bambini in età prescolare e scolare, spesso associati a sintomi di apnea notturna e pavor nocturnus. Presente anche in età adulta, il fenomeno non viene invece ricondotto a patologie psicologiche o psichiatriche.
Per quanto riguarda l’età di fascia pediatrica, la prognosi è perlopiù positiva, in quanto si parla di un’alta frequenza di remissione spontanea dei sintomi di sonnambulismo, mentre la loro permanenza in età adulta andrebbe indagata, perché probabilmente collegati ad altre cause.
Sintomi del sonnambulismo
Lungi dall’immagine dell’omino che con gli occhi si alza dal letto, occhi chiusi e braccia avanti, senza mai inciampare o urtare qualcosa, per tuffarsi in mille inconsapevoli avventure, l’individuo protagonista di episodi di sonnambulismo appare sotto tutt’altro aspetto.
Con gli occhi aperti, tanto che spesso chi assiste fatica a rendersi conto di trovarsi di fronte ad una persona semicosciente, i sonnambuli mostrano comunemente i seguenti sintomi:
- camminano
- parlano
- compiono movimenti e azioni
- soffrono di amnesia totale o parziale dei loro atti
- mostrano difficoltà di risveglio a episodio in corso
In caso di pavor notturno, possono anche gridare o avere reazioni aggressive.
In tutte le azioni che compie, il sonnambulo mantiene bassi livelli di consapevolezza e abilità motorie ed è dunque facile che possa sbattere contro mobili e oggetti, rischiando di farsi male. Meno comuni, ma ancor più pericolosi, sono alcuni comportamenti più complessi, che vedono il sonnambulo lavarsi, cucinare, uscire di casa e in alcuni casi addirittura mettersi alla guida.
L’episodio di sonnambulismo generalmente si conclude con il soggetto che in qualche modo torna a dormire autonomamente, oppure con un brusco risveglio che lo trova in stato confusionale e con scarsa o nulla memoria di quanto accaduto mentre, di fatto, continuava a dormire.
Cause del sonnambulismo
Le reali cause del sonnambulismo, a tutt’oggi, non sono ancora state completamente comprese. Il quadro eziopatogenetico di questo singolare fenomeno è infatti di tipo multifattoriale e rende complicata l’individuazione dei motivi del disturbo, complicando la scelta della terapia più indicata a risolvere il problema.
Uno dei fattori più misteriosi è legato alla predisposizione genetica. Chi manifesta episodi di sonnambulismo, infatti, nell’80% dei casi scopre un precedente in famiglia. Tra le altre cause si individuano:
- sistema nervoso centrale immaturo
- stanchezza e privazione del sonno
- febbre alta o infezioni
- stress, ansia o traumi
- ambiente nuovo o sconosciuto
- disturbi del sonno
- farmaci che influenzano il sistema nervoso centrale
- uso di sostanze psicoattive, droghe o alcool
Non solo, altri facilitatori per la comparsa di questo tipo di disturbo, sono anche:
- ritmi sonno veglia irregolari
- dolori fisici
- stimolazioni sonore e luminose disturbanti
- problematiche di tipo respiratorio come le apnee notturne
Diagnosi
Generalmente il sonnambulismo va incontro a remissione spontanea, ma laddove i sintomi dovessero mostrarsi persistenti, sarebbe importante consultare uno specialista per una diagnosi. In particolare verrà preso in esame:
- se l’episodio ha una frequenza maggiore di due volte a settimana
- se nel corso della stessa notte si verifica più di un episodio
- se gli episodi si presentano oltre le due ore dall’addormentamento
Il percorso diagnostico prevede anche colloqui clinici tra il medico curante e il paziente e tra il medico curante e i “testimoni” degli episodi di sonnambulismo.
Terapia
Fermo restando che, come si è visto, le cause che possono portare al disturbo sono molteplici e che ogni caso merita attenzione, esistono delle regole che, se messe in pratica, possono contribuire a ristabilire una corretta igiene del sonno:
- mantenere orari di addormentamento/risveglio regolari
- evitare di dormire poco o di andare a dormire troppo tardi
- evitare l’uso di alcool e sostanze stupefacenti
- creare una routine di addormentamento
- praticare tecniche di rilassamento
Può accadere che questi accorgimenti si rivelino non sufficienti ad arginare il problema, in questo caso sarà necessario un trattamento specialistico di stampo comportamentale, che prevede una serie di risvegli notturni, prima dell’orario in cui solitamente si verificano gli episodi di sonnambulismo. In età adulta si può ricorrere anche all’ipnosi o nei casi più estremi ad una terapia farmacologica, da intraprendere sempre dopo prescrizione medica.