Vaso di Pandora

Viviamo in un mondo crepuscolare

Come presidente della sezione ligure della S.I.P., ero a Verona per i 150 anni della nostra società. Nella relazione intorno al tema della posizione di garanzia degli psichiatri ho esordito citando la frase ricorrente nel film “Tenet” del genio Christopher Nolan, viviamo in un mondo crepuscolare… Desideravo significare il periodo buio e confuso che attraversa il nostro operare all’interno dei servizi sanitari, riflettendo sui numerosi casi di colleghe/i coinvolti in procedimenti giudiziari.

Viviamo in un mondo crepuscolare

Rientrando a Genova, dopo i tre giorni trascorsi al congresso, trovavo la frase sempre pertinente anche per il momento storico in cui continuiamo ad esercitare il nostro affascinante lavoro.

Nel film, straordinario nella complessità, si cita il concetto della entropia inversa. Si postula la possibilità di un sistema indirizzato in una direzione contraria rispetto alla nostra direzione temporale. Futuro e passato coesistono e confliggono.

Sarà così da sempre, ma mai come ora avverto un contrasto temporale tra la nostra forza culturale, sedimentata negli anni di letture e studi e l’effettiva contemporaneità, necessità e cogenza della stessa. La psichiatria attuale è nel futuro o continua come se fosse nel passato ad esercitare la sua fragile funzione?

Durante i lavori congressuali l’affanno delle neuroscienze appariva più presente, la relazione tra natura e cultura inafferrabile, la frammentazione dei saperi più marcata, da qui l’inevitabile precarietà nella costruzione di sistemi sociali/sanitari/scolastici realmente appropriati.

L’annunciata modificazione del tempo e la conseguente cancellazione dello spazio, il salto nella cultura visuale, la fine della scrittura e la modificazione del linguaggio hanno determinato una straordinaria modificazione dei processi di soggettivazione e personificazione con inevitabili
ripercussioni nella “sensibilità”, intesa nel senso più ampio del termine.

L’importanza di individuare il core della psichiatria

Ma la sensibilità è dominio complesso, troppo reticolare e diffusa per essere affidata alla lettura bidimensionale del solo psichiatra.
L’esigenza di individuare il Core della psichiatria su cui indirizzare interesse, politiche, programmazioni è parsa sì esigenza preliminare e come sempre ineludibile, ma al momento di una lontananza siderale.

Alcuni colleghi profetizzano l’inutilità o meglio la scarsa attualità della psichiatria e se penso al convegno del 2022 dal titolo l’Eclissi della Psichiatria, tenuto proprio a Genova, come dar torto a tale pessimismo.

Riflettere su tali aspetti appare allora condizione necessaria anche per reindirizzare i nostri obiettivi e priorità. Non credo sia più contemporaneo continuare a ragionare per categorie-sistemi-classi e da qui costruire o ipotizzare servizi. Categorie per età, sesso o altro. Servizi per adolescenti, per giovani, per adulti, per anziani. Oppure servizi per patologie, ma quali patologie quando le stesse variano, mescolandosi e modificandosi costantemente nella loro rappresentazione virale. Servizi e poi strutture per autori di reato e servizi per persone offese. Servizi a prestazione, servizi aperti e servizi chiusi. Dimentichiamo che siamo esploratori non guardiani, come qualcuno vorrebbe!

Le reazioni

Ascolto relazioni che annunciano con fervore scoperte impensabili… tipo che i dispositivi andrebbero usati con moderazione (ma cosa significa oggi moderazione?) oppure che è necessario avere attenzione al proprio stile di vita, già, davvero un consiglio originale in esistenze private non
solo di stile, ma anche di senso.
Entropia inversa. Discrania. Confusione. La fine del desiderio e dei sogni. La banalità dell’ignoranza.

Forse occorre ipotizzare servizi psichiatrici insieme ad architetti, filosofi, insegnanti, musicisti, sportivi, ambientalisti, luddisti… oppure reimparare ad ascoltare, con amore, i bambini e cercare di decifrare quanto già previsto da loro stessi.

L’amore è in fondo un artefatto di un’altra dimensione, trascende il tempo e lo spazio e poi chissà troveremo una soluzione, in fondo l’abbiamo sempre fatto, a volte anche improvvisando.

Ciò che conta è non rimanere fantasmi di un passato ormai senza senso ma osservare il mondo con occhi nuovi.

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Commenti su "Viviamo in un mondo crepuscolare"

  1. Articolo molto interessante e anche “imprendibile” come tutto ciò che a mio parere esprime un bisogno profondissimo di rompere gabbie e di guardare al mondo in modi diversi senza però sapere ancora come Ma io credo che esprima un sentimento che condividono in tantissimi, Io per esempio che pure non sono una psichiatra né una psicologa, ma sociologa e che sempre più spesso ho la sensazione di sbattere contro pareti invalicabili più o meno come una falena in cerca di un’uscita. Da tutto questo garbuglio sono sicura che pian piano nasceranno profonde trasformazioni . Basta non arrendersi. D

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