Il suicidio costituisce un Evento Sentinella in quanto si tratta di una morte potenzialmente evitabile. Esso comporta la necessità di analizzare le condizioni organizzative, strutturali, procedurali, di risorse e formazione di ogni servizio. Su di esso agiscono culture, leggi, prassi amministrative. Essendo un fenomeno complesso richiede un insieme di interventi ed uno spirito collaborativo. Vista la delicatezza del tema che affonda nell’intimità della vita delle persone implica un approccio sensibile e delicato.
I dati sul suicidio in Italia
Il numero dei suicidi idealmente dovrebbe tendere a zero, cioè non dovrebbe verificarsi e pertanto non vi è un valore soglia “accettabile”. Costituiscono riferimento i dati storici e i confronti tra popolazioni, in diverse condizioni.
In Italia, nella popolazione generale, il tasso di mortalità per suicidio di 6,8 per 100.00 mila abitanti e colloca il nostro Paese nella fascia bassa a livello europeo. È più elevato per i maschi 11,8 mentre per le femmine è 3,0 per 100.000 abitanti.
Il suicidio nelle carceri
Il suicidio nelle carceri è un fenomeno che esiste da sempre ma con un andamento che mostra oscillazioni, talora di non semplice interpretazione. Secondo Ristretti Orizzonti che da anni monitora il fenomeno, nel periodo 1992-2023 in carcere si sono verificati 1791 suicidi con una media di circa 56 suicidi/anno con un minimo di 39 (2015 e 2016) ed un massimo di 84 (85 secondo il Garante) nel 2022.
Nel periodo 2012-2021 secondo i dati ISTAT i suicidi in carcere sono stati 589 (rispetto ad una presenza media di 58.089 detenuti) che porta ad un tasso annuo di 101,39 per 100.000 ab. Quindi il confronto tra i dati del suicidio nella popolazione generale e quelli in carcere evidenzia che in quest’ultimo il tasso di suicidio è di 15 volte maggiore.
I dati del 2024
Il dato del 2024 è preoccupante: al 30 novembre è di 85 suicidi quindi oltre media e in proiezione al di sopra del numero rilevato nel 2022.
Per comprendere meglio il fenomeno è utile fare riferimento alle analisi effettuate dall’Ufficio del Garante per i diritti delle persone privati della libertà personale che ha dedicato importanti report al tema del suicidio pubblicati nel 2023 con dati riferiti al 2022[1] (di seguito Report 2022) e nel 2024[2] (di seguito Report 2024) relativi al periodo 1 gennaio- 6 agosto 2024 quando i suicidi erano 61 rispetto ai 40 del registrati nello stesso periodo del 2023 e 46 del 2022.
Dai report si ricava che il suicidio è un fenomeno prevalentemente maschile: nel 2022 80 uomini e 5 donne; 2024 59 uomini e 2 donne. Tuttavia se il numero assoluto viene raffrontato con la popolazione femminile detenuta (2372) il tasso di suicidio supera quello maschile.
Rapporto italiani/stranieri: 2022 49 italiani (57,6%) e 36 stranieri; 2024 33 italiani (54,1%) e 28 stranieri mentre per quanto riguarda l’età il suicido riguarda prevalentemente i giovani sotto i 39 anni: sono 47 su 85 (55,3%) nel 2022 e 35 su 61 (57,4%) nel 2024.
Fascia Età | Report 2022 | Report 2024 |
18-25 | 10 | 7 |
26-39 | 37 (43,5%) | 28 (45,9%) |
40-54 | 29 (34,1%) | 16 (26,2%) |
55-69 | 6 | 9 |
> 70 | 3 | 1 |
Posizione Giuridica
Si evidenziano due condizioni significative: le persone in attesa del primo giudizio che sfiorano il 40% e i “definitivi”. Per quanto attiene ai reati sono prevalenti quelli contro la persona cui seguono quelli contro il patrimonio.
Posizione giuridica | Report 2022 | Report 2024 |
Attesa Primo giudizio | 32 (37,6%) | 24 (39,4%) |
Definitivi | 39 (45,8%) | 25 (41,0%) |
Mista con definitivo | 5 (6%) | 7 (11,4%) |
Ricorrenti | 7 | 2 |
Internati provvisori | 0 | 1 |
Appellanti | 2 | 2 |
Interessante l’analisi del periodo 2012-2022 nel quale si sono avuti 245 suicidi di persone con condanna definitiva e 210 di persone in attesa di primo giudizio. Una condizione quest’ultima che fa ipotizzare come possa essere traumatica la prima esperienza detentiva in persone per le quali vale la presunzione di innocenza. Questo pare confermato dai Report: nel 2022 50 persone (59,5%) si sono suicidate nei primi sei mesi di detenzione dato che si conferma anche nel 2024 con 32 persone, (pari al 52,46%). Un particolare rischio si evidenzia nelle prime 24 ore (10 suicidi nel 2022) mentre nel 2024 sono 4 i suicidi entro i primi 5 dall’ingresso.
Sul suicidio dei condannati definitivi attuato in prossimità della fine della pena (nel Report 2022 vengono indicate ben 38 persone suicide con pena residua inferiore ai 3 anni), possono influire l’assenza di prospettive e le carenze della rete esterna di supporto. Quindi possono essere utili misure alternative al carcere prima della fine della pena, per facilitare la costruzione del progetto di vita.
Tipologia di istituto
Nel report 2022 i suicidi si sono avuti in 57 istituti di cui 7 Case di reclusione, 28 (33%) in sezioni a custodia chiusa e 57 (67%) in sezioni a custodia aperta. Ben 36 suicidi si sono avuti in aree destinate a soggetti in condizioni di vulnerabilità (SAI, ATSM, Protetti ed al).
Nel 2024 gli Istituti in cui si sono verificati i suicidi sono 42 (pari al 22,10% del totale delle strutture penitenziarie): 39 Case circondariali e 4 Case di reclusione. Viene “evidenziato che le sezioni maggiormente interessate sono quelle a custodia chiusa, con 53 casi (pari all’86, 9%), mentre in quelle a custodia aperta sono stati registrati 8 casi (pari al 13,1%)”.
Sovraffollamento
Già nell’analisi del 2022 si rilevava che “gli istituti maggiormente interessati dagli eventi suicidari sono quelli che registrano un’alta presenza media e un altrettanto elevato alto indice di sovraffollamento” e tuttavia 5 suicidi si sono avuti anche in istituti non sovraffollati.
I dati 2024 evidenziano che 36 suicidi si sono avuti in 24 istituti con indice di sovraffollamento superiore al 130%, 20 suicidi in 14 istituti con indice di sovraffollamento tra 100 e 130% e 5 suicidi in 4 istituti con indice di sovraffollamento inferiore al 100%.
Condizioni di vulnerabilità
Vulnerabilità | Report 2022 | Report 2024 |
Precedenti eventi critici | 68 (84 %) | 32 (52,4%) |
Disoccupati | Non rilevato | 29 (41,0%) |
Senza fissa dimora | 20 (24,6%) | 16 (26,2%) |
Precedenti Tentati Suicidi | 28 (34,6%) | 15 (24,6%) |
Grande sorveglianza | 24 (di 19 al momento del decesso) (29,6%) | 14 (23%) di cui 5 al momento del decesso |
Interessante il dato sulle condizioni di vulnerabilità che è complessivamente elevata. Risaltano due condizioni sociali (disoccupazione e senza fissa dimora)
Nel 2022 11 persone su 85 erano affette da patologie psichiatriche certificate mentre il Report 2024 non riporta analisi di questo tipo. Importante, ai fini preventivi, il dato anamnestico positivo per tentativi di suicidio mentre qualche approfondimento merita la c.d. “grande sorveglianza” e sulle pratiche incentrate sull’isolamento e il controllo.
Riflessioni conclusive
Il suicidio è un fenomeno complesso, proteiforme, contraddittorio, con molteplici componenti, estremamente intimo. Dai Report del Garante molto interessanti sui suicidi nelle carceri emerge un quadro articolato, nel quale sembrano associarsi diverse variabili: l’età giovanile e l’impatto con la detenzione, l’attesa del primo giudizio, le condizioni sociali di vulnerabilità (disoccupazione e senza fissa dimora) e i pregressi Tentativi di suicidio. Attenzione va riservata all’approssimarsi della fine della pena e alle misure alternative, alle modalità per ridurre il sovraffollamento con spazi e personale adeguati. A questo proposito, in termini generali, pare sia importante una riflessione circa l’utilizzo della carcerazione preventiva e la normativa relativa alle droghe. Dal Libro bianco sulle droghe sappiamo che nel 2023, a livello nazionale, gli ingressi in carcere per droghe sono stati 10.697 su un totale di 40.661 (pari al 26,3%).
Al 31 dicembre 2023 su 60.166 detenuti, 12.946 lo erano in base all’ art. 73 (detenzione ai fini di spaccio) del Testo unico, 6.575 in associazione con l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope) e 994 esclusivamente per l’art. 74. Complessivamente si tratta del 34,1% del totale dei detenuti. Quasi il doppio della media europea (18%) e ben di più alta di quella mondiale (22%).
Come nella popolazione generale, nei suicidi la presenza di disturbi mentali si ha in circa il 15% dei casi.
I fattori di rischio per il suicidio
Il filo che lega tutti i fattori di rischio per il suicidio è l’incertezza e la perdita di speranza per il futuro, che porta a non tollerare un dolore mentale insopportabile e tormentoso il quale esclude ogni altra via di uscita rispetto alla morte. Come indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il suicidio si conferma come la risultante di molti fattori (genetici, biologici, individuali e ambientali, socioculturali e situazionali) si può prevenire ridando con azioni di sistema che riguardano tutte le Istituzioni, fiducia, speranza, possibilità di rieducazione e riparazione alle persone ricostruendo, con adeguate risorse, reti di relazioni di cura, affettive, sociali, culturali, lavorative e abitative. Ciò può essere utile anche chi in carcere vi lavora e per creare sicurezza e benessere per tutta la comunità.
[1] Per un’analisi dei suicidi negli Istituti Penitenziari. Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Studio a cura dell’Unità Privazione della libertà in ambito penale: Emanuele Cappelli, Giovanni Surino, Davide Lucia, Tiziana Fortuna. Con la collaborazione di Nadia Cersosimo. Roma 18 aprile 2023
[2] Focus suicidi in carcere anno 2024 (Aggiornamento al 6 agosto 2024). Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale Presidente Avv. Prof. Felice Maurizio D’Ettore, Avv. Irma Conti, Prof. Mario Serio
Analisi dati a cura di Giovanni Suriano (GNPL) Fonte: Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap)