Vaso di Pandora

Psicologia del gelato, perché un cono ci rende felici?

Assaporarlo fa subito estate. Ci rinfresca, ci disseta e ci sfama. Tutto mantenendosi buonissimo per denti e palato. È il gelato e, secondo la scienza, ci rende felici. Uno studio portato avanti presso l’Istituto Psichiatrico di Londra ha dimostrato che basta un cucchiaio di gelato per accendere i centri del piacere nel cervello umano. Gli stessi poli che si attivano quando vinciamo denaro o ascoltiamo la nostra musica preferita. Analizzando l’encefalo con tecniche di brain imaging i ricercatori hanno potuto vedere cosa accada nel cervello quando si mangia un gelato alla vaniglia. Gli scienziati hanno visualizzato una risposta immediata da parte delle aree cerebrali. Esse si attivano infatti come un albero di Natale, durante gli attimi di piacere. E il cono, così come la coppetta, è uno di questi. Scopriamo la cosiddetta psicologia del gelato.

L’attivazione della corteccia orbitofrontale, ovvero la parte di cervello sopra gli occhi, assieme a quella dell’area di elaborazione dei dati, collocata nella parte anteriore del cervello, dimostrano che stiamo provando piacere. Sono infatti le due zone coinvolte nell’identificazione delle sensazioni di godimento legate al gusto. Ma non è tutto. La forte sensazione emotiva di piacere e/o felicità che si prova mangiando un gelato è indubbiamente legata all’immagine che ognuno di noi ha di questo prodotto, ed è riconducibile ad alcune sue caratteristiche peculiari, che lo rendono la golosità che è: temperatura, cremosità e dolcezza. Queste fanno del gelato uno stimolo piacevole per quasi tutti.

Assaporare un gelato, che esperienza!

Psicologia del gelato: gusti a un banco gelati
Le immagini cerebrali ci hanno dimostrato che mangiare gelato provoca piacere

La gelateria è il Paese dei Balocchi, per i più piccoli sicuramente, ma anche per gli adulti. Il gelato offre un’esperienza polisensoriale comune a tutti, a prescindere da età, sesso, cultura e ceto sociale. Non sottovalutiamo il momento della selezione al banco gelateria. Come ogni altra scelta e decisione di vita, anche quella del gusto e del modo di assaporarlo parla di noi. E lo stesso si può dire di come scegliamo di viverci l’esperienza degustativa: con tutti i sensi, soltanto con qualcuno, o in modo insensato. La scelta del gusto, del cono oppure della coppetta, la decisione di passeggiare o quella di starsene comodamente seduti, da soli o in compagnia, sono tutte parti di quel che siamo, legate al modo in cui preferiamo vivere appieno questo momento. Ogni decisione che prendiamo racconta di noi, del nostro modo di essere ed esserci nel mondo.

Il gusto non è soltanto nostro, come potremmo pensare. È infatti condizionato da influssi sociali, storici e psicologici. È qualcosa di altamente, ma non integralmente, soggettivo. Possiamo coltivarlo, apprezzarlo, migliorarlo, ma soprattutto ascoltarlo, con l’adeguata attenzione che merita. Gustare bene significa, innanzitutto, rispettarsi e, in secondo luogo, imparare a scegliere, in modo responsabile e consapevole. Mediante l’alimentazione sviluppiamo le basi psicologiche dell’identità e della personalità dell’individuo che siamo e saremo. Il cibo e il modo in cui ci alimentiamo indicano tratti importanti della nostra personalità e del suo funzionamento. I gusti alimentari e le preferenze in termini di gelato hanno una precisa ragione psicologica. Ecco perchè amiamo alcuni cibi e ne detestiamo altri. Prescindendo delle abitudini familiari e regionali, il nostro gusto alimentare esprime emozioni inconsce.

Psicologia del gelato e del gusto

“Che vi piaccia o no, il modo in cui mangiamo è strettamente correlato a ciò che siamo, o vogliamo diventare. Di fatto, è la presentazione privata, e pubblica, di noi stessi attraverso il cibo, giacché, per quanto attiene al temperamento, i significati del cibo sono ubiqui e spesso paradossali, nel senso che sono rivolti sia all’interno sia all’esterno. Possiamo cioè mangiare in maniere che mirano a soddisfare necessità interne e personali, oppure sono destinate a produrre un’impressione negli altri. Il nostro comportamento alimentare può quindi essere intimo e velato, come l’abbigliamento, e fa parte della immagine sociale che noi stessi costruiamo.”

Così scrivono Roberto Pani e Samanta Sagliaschi, autori del saggio Psicologia del gusto e delle preferenze alimentari, volume tutto incentrato sui collegamenti tra alimentazione e psicologia dell’identità. Per quanto riguarda il gelato, cibo particolare che non si mangia (nessuno addenta o morde un cono artigianale, semmai lo si fa con un ghiacciolo industriale) ma si gusta e si assapora, difficilmente lo si fa soltanto per riempire lo stomaco. Ogni gusto è legato a una sensazione, a un’emozione da vivere. Questo rapporto particolare con il gelato non deve stupire, è infatti uno di quei pochi cibi che possiamo gustare con le mani, in modo semplice  e diretto, senza posate. Per farlo, non dobbiamo neppure sederci necessariamente a tavola. Abbiamo dunque modo di lasciarci andare, abbandonandoci a un’esperienza slegata dalle convenzioni e le formalità che la vita ci impone.

La scelta del gelato come testimonianza di vita

Secondo studi e ricerche, al gusto prescelto sarebbero legate curiosità e indicazioni sul nostro carattere. La psicologia del gelato ci dice che gli innamorati scelgono frequentemente la crema e chi è felice mischia i gusti, anche in maniera creativa, per esempio, cioccolato e limone. Anche la preferenza tra cono e coppetta ci dice molto sul consumatore. Chi sceglie la cialda tende a prediligere un’esperienza sensoriale completa, non si nega nulla. Prova ne è il fatto che desidera un appagamento finale. Queste persone, generalmente, vivono la vita in tutti i suoi colori, in modo diretto e genuino. Chi invece sceglie la coppetta, tendenzialmente, è più controllato e misurato. È il formato preferito da chi non riesce a lasciarsi andare fino in fondo e vuole concedersi un piacere, oppure deve mantenere le buone maniere, anche con sé stesso e in maniera inconsapevole.

Il gelato contribuisce al benessere psico-emotivo della persona. Ciò non significa che gustare un gelato risolva le proprie problematiche emotive. Anzi, a volte, il cibo, e in particolare gli alimenti dolci come il gelato, divengono il principale meccanismo per far fronte ad alcune emozioni. È quanto ci accade ogni volta che ci sentiamo turbati e apriamo il frigo. È anche la ragione per cui ci rifugiamo nel cibo se proviamo ira, solitudine, stress, stanchezza o noia. In tal caso non si sta più gustando un emozione, bensì la si sta soffocando. Il gelato si può utilizzare in questo modo, per affogarvi ogni disperazione, ma, generalmente, è ben più usato per celebrare gioia, poiché la sua estrema dolcezza ci rende felici.

Leggi anche: “Technoference: come la tecnologia interferisce nelle relazioni

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