L’avanzare e l’evoluzione, giorno dopo giorno, della tecnologia e degli strumenti digitali ha offerto un grande vantaggio all’essere umano, soprattutto in quelle mansioni che, prima, richiedevano un enorme dispendio di energia.
Come ogni cosa, però, anche la tecnologia ha i suoi contro che possono impattare negativamente soprattutto su quelle fasce d’età fragili come i più giovani.
Si è venuta sviluppando, nel tempo, la nomofobia, ovvero la paura di restare sconnessi dalla rete. Può sembrare assurda, ma questa tipologia di “disturbo” assilla le menti di molte menti giovani. L’utilizzo di videogame e, soprattutto, dei social network hanno influito ad incrementare questa fobia che può portare a disturbi come:
- Ansia
- Depressione
- Problemi legati al sonno
- Asocialità e apatia
- Problemi nelle relazioni
Tutte problematiche che dipendono in larga parte dall’uso scorretto degli apparecchi informatici che veicolano, specie i più giovani, verso comportamenti nocivi. A portare avanti lo studio e l’analisi della problematica legata alla nomofogia, è il Corecom lombardia (Comitato regionale per le comunicazioni) che ha sottoposto ad indagine buona parte dei giovani lombardi, notando che questa fobia è sempre più diffusa.
Ovviamente i comportamenti non vanno stigmatizzati e se l’uso delle apparecchiature informatiche può aiutare i ragazzi a studiare, leggere ed incuriosirsi positivamente, esso è un plusda aggiungere alla didattica, ma se, invece, la mania della connessione e dell’uso spasmodico degli strumenti informatici – soprattutto senza l’ausilio di genitori e/o docenti – allontana il più giovane da quegli interessi che dovrebbero aiutarlo a crescere, a questo punto sarebbe necessaria un’inversione di rotta. Soltanto in questo modo si può superare una paura che altrimenti ci lascerebbe intrappolati.