Ho ritenuto di pubblicare l’omelia pronunciata dal prof. Sacerdote Lorenzo Cortesi in occasione del funerale celebrato da lui per mia madre.
Ne ho apprezzato la sintetica ed incisiva chiarezza che definiscono bene la fisionomia di mia madre.
Come Romolo Rossi ci ricordava, noi psichiatri abbiamo un rapporto particolarmente forte e complesso con la figura materna.
Vi ringrazio per la comprensione.
Giovanni Giusto
Omelia alla Parabola di Marta e Maria (Vangelo di Luca 10, 38-42)
La Parola di Dio che abbiamo ascoltato è come un raggio di luce che illumina l’oscurità del dolore e apre il nostro cuore alla speranza. Ho scelto queste due letture, cioè il brano del Vangelo di Luca e la pagina del libro della Sapienza, perché più di tutte ci aiutano a capire chi era Bianchina e cosa ne sarà di lei a partire da oggi: il passato, ovvero la storia che ha vissuto, e il futuro che, in un’ottica di fede, le è stato riservato.
Il Vangelo racconta di due donne, due sorelle, che in modo diverso, ma complementare, hanno riservato un’ottima accoglienza a Gesù: Maria fa gli onori di casa, si mette accanto al Maestro, ascolta la sua Parola, pende dalle sue labbra; Marta, invece, è affaccendata in cucina per preparare un buon pranzo all’ospite di riguardo. La prima è la donna contemplativa, la seconda è quella attiva.
Nello spirito di queste due sorelle si può ritrovare la doppia anima di Bianchina, donna di preghiera e di lavoro. Sì, innanzitutto è stata una donna di preghiera, una persona di grande fede, non quella fede bigotta o superstiziosa, ma semplice, autentica e profonda. Finché le forze gliel’hanno consentito frequentava regolarmente la chiesa, proprio questa chiesa di san Domenico, che tra tutte le chiese di Varazze, ha sempre privilegiato. Ricordo anche la sua presenza costante al santuario della Pace di Albisola, il primo venerdì di ogni mese per la giornata di ritiro e di preghiera.
Ma questo tratto spirituale dell’anima di Bianchina non era disincarnato o astratto. Come la Marta del Vangelo, è stata sempre anche una donna molto attiva. Dove c’era qualcuno che aveva bisogno lei era presente. Se uno era rimasto senza casa, lei si interessava per trovargli un’abitazione; se uno aveva perso il lavoro, lei si dava da fare per trovargli un’occupazione. Per questo a Varazze era conosciutissima. Inoltre va ricordata la sua attenzione agli anziani e agli ammalati. Quanti pomeriggi ha trascorso a La Villa o nella casa di riposo accanto alle persone più sole, più dimenticate! Non andava mai a mani vuote, aveva sempre qualcosa da donare, ma soprattutto portava un sorriso, una parola buona. Aveva una capacità tutta sua di entrare immediatamente in empatia con le persone. Sapeva amare e per questo era molto amata. Un giorno le ho detto: «Se si calcolassero tutti i chilometri che hai fatto a piedi e con la tua bicicletta, e dovessimo sommarli, corrisponderebbero come ad un giro attorno al mondo e forse anche di più». Lei mi guardava, sorrideva e scuoteva la testa.
Negli ultimi anni le forze hanno incominciato a venire meno e Bianchina, che fino ad allora aveva servito tutti, ha dovuto accettare di essere servita. Sappiamo tutti quanto sia impegnativo mettersi a disposizione degli altri e quanto sia difficile servire, ma è ancora più difficile lasciarsi servire, perché significa riconoscere la propria debolezza e il proprio limite. Bianchina ha trascorso così l’ultimo periodo della sua vita, serenamente e, anche se negli ultimi giorni non parlava più, è sempre rimasta cosciente. Giovedì sera è arrivata l’ora dell’addio; circondata dalla presenza affettuosa dei suoi cari ha concluso la sua esistenza terrena. Prima di partire per il grande viaggio ha aperto ancora una volta gli occhi per salutare chi le era vicino e poi li ha chiusi per sempre.
Tra poche settimane avrebbe compiuto 95 anni.
E adesso che ne sarà di Bianchina? Ce lo suggerisce la pagina del libro della Sapienza che abbiamo ascoltato: «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà […], la loro speranza è piena di immortalità». Si tratta di una bellissima immagine con la quale vogliamo ricordare Bianchina. È nella mani di Dio! Sono mani forti e tenere che custodiscono, difendono, proteggono per sempre la sua anima. La fede che Bianchina ha sempre professato ci dicono che ora è nella pace. Chi non crede si deve accontentare del ricordo, ma il ricordo con il passare del tempo si sbiadisce.
La fede, invece, ci apre alla certezza che Bianchina è viva, immersa nella luce di Dio. A lei chiediamo che continui da lassù ad essere vicina ai suoi figli, Gianni e Angelo, ai suoi amatissimi nipoti, Fabio, Alessia e Monica, ai parenti e a tutte le persone che ha amato e dalle quali è stata amata.
Anch’io ho trovato particolarmente efficace e toccante, senza alcuna retorica, questa descrizione di tua madre. E sono stata contenta di averla sentita e per questo ti sono vicina.
Il lutto della madre e del padre hanno caratteristiche del tutto diverse, a mio parere, da tutti gli altri lutti. La loro traccia è presente dal momento stesso in cui si scopre la morte. Il primo pensiero infatti è: allora anche i miei genitori moriranno. E solo successivamente il pensiero si amplia alla propria morte.
Per tutti gli altri lutti, a volte molto dolorosi ed insopportabili, mi ritrovo con la progressione tipica della elaborazione freudiana. Per il lutto dei genitori no. Non c’è il diniego e non c’è l’accettazione. In particolare la perdita della madre riapre definitivamente la personalità alla dimensione dell’assenza. E con quella dimensione per sempre si continuerà a fare i conti. La stessa dimensione con cui si misura la nascita.
Mi scuso per i pensieri, appena accennati. In sostanza potrei dire che per Gianni Giusto, che ha generosamente condiviso omelia e lutto, forse si apre una fase nuova della vita. Può essere vista come un dono, persino al di fuori della cornice religiosa. Un dono difficile da scartare, e a cui si rinuncerebbe volentieri, ma pur sempre un dono che aiuta a calibrare il momento presente.
Un abbraccio forte Gianni.
Molto bello perchè sentito. Ciao Gianni
Mi spiace di non averla conosciuta.
Bella omelia: ho pensato a mia mamma persa anni fa
Non mi meraviglia scoprire che la mamma di Gianni sapesse donare se stessa agli altri. Credo che sia stato un grande esempio di altruismo, anche se molto da decifrare, come ci ricorda il sacerdote e penso che abbia saputo “passare il testimone”.
Ti abbraccio, caro Gianni.
Ritrovo i due tratti di mamma Bianchina anche in te caro Gianni, che coniughi teoria e pratica per sostenere gli ultimi.
un abbraccio
Maurizio
Grazie
In un momento triste questo ricordo è un momento di serena e vera felicità. descrive senza cadere nella banalità una grande donna e, immagino, una meravigliosa madre