Obesità ed antipsicotici
di S.G. Sukkar
U.O. Dietetica e Nutrizione Clinica, A.O. San Martino, Genova.
Premessa
L’incremento dell’obesità nelle popolazioni occidentali costituisce un problema sanitario rilevante, viste le caratteristiche epidemiche che il fenomeno presenta in paesi come gli Stati Uniti, dove la prevalenza è attualmente stimata intorno al 18% senza significative differenze nei due sessi nella fascia di età 25-65 anni (1). L’obesità viene sempre maggiormente considerata un disturbo comportamentale che comporta una significativa morbilità e mortalità (2).
A tale riguardo, è noto come le patologie cardiovascolari, respiratorie, l’ipertensione, le dislipidemie, la colelitiasi, la sleep apnea, l’osteoartrosi, vari tipi di neoplasia (endometrio, mammella, colon), l’intolleranza al glucosio ed il diabete di tipo 2 siano significativamente associati all’obesità (3). Particolarmente complesso si presenta il quadro clinico ed il suo management quando l’obesità complica un disturbo psichiatrico grave.
In generale, le persone affette da patologie psichiatriche maggiori presentano un tasso di mortalità maggiore rispetto a quello della popolazione generale come recentemente dimostrato da Dixon et al. (4). In particolare, in questo studio è stato evidenziato come le persone affette da schizofrenia e da disturbo bipolare, presentino un’incidenza di sovrappeso e di obesità maggiore rispetto alla popolazione generale e quindi, teoricamente, anche delle morbilità correlate. Tali morbilità vengono poi ulteriormente incrementate dalla dipendenza tabagica ed alcolica (4).
I farmaci antipsicotici costituiscono un importante presidio terapeutico per i pazienti affetti da schizofrenia e da altre forme di psicosi: infatti, negli ultimi decenni la qualità di vita per molti di questi pazienti è migliorata grazie al trattamento con neurolettici (antipsicotici tradizionali). Le ricerche sui farmaci di nuova generazione sono state finalizzate al contenimento degli effetti collaterali, al miglioramento della selettività o all’allargamento del campo di azione rispetto ai neurolettici classici quali fenotiazine e butirrofenoni. Gli antipsicotici cosiddetti atipici (quali clozapina, olanzapina, risperidone, quetiapina, ziprasidone), caratterizzati da un’azione farmacologia che descriveremo più avanti, mostrano un’efficacia terapeutica uguale o superiore rispetto a quelli tradizionali, una minore incidenza di effetti collaterali e sono indicati come prima scelta nelle strategie farmacologiche della schizofrenia (5). Tuttavia, l’incremento ponderale e l’obesità rimangono, con incidenza diversa secondo il farmaco considerato, tra i problemi correlati alla terapia con antipsicotici di più difficile gestione. Studi clinici degli anni successivi all’introduzione dei primi farmaci antipsicotici (fenotiazine, in particolare clorpromazina) avevano già evidenziato il problema dell’incremento ponderale correlato all’uso di tali farmaci (6-8).
Recentemente, Allison et al. hanno effettuato una meta-analisi su 81 trial di trattamento della durata di almeno 10 settimane confrontando l’incremento ponderale in pazienti che utilizzavano antipsicotici tradizionali ed atipici (10-12), ricavandone interessanti considerazioni (9).
Sulla base di questi studi, la rilevanza clinica degli effetti collaterali da antipsicotici quali l’incremento ponderale e l’obesità e delle patologie correlate è significativa e rischia di non essere valutata in tutti i suoi aspetti nel bilancio rischi-benefici al momento dell’avvio della terapia.
Secondo De Hert et al.(2009), dalla pubblicazione dei primi studi sulla sindrome metabolica nei pazienti schizofrenici del 2003, circa 30 studi sull’argomento confermano come la stessa risulti costantemente aumentata di due o tre volte rispetto alla popolazione generale, anche relativamente al tipo di farmaco utilizzato(30).