Il meteo peggiora il ‘Mal di primavera’
di Pasquale Pisseri
Le parole di Mencacci colgono un importante aspetto degli intricati rapporti fra i disturbi psichici e l’avvicendarsi di stagioni e di condizioni di illuminazione. La riconosciuta maggior frequenza della depressione nelle “mezze stagioni” può arrivare a configurare lo specifico quadro della depressione stagionale, a quanto pare sensibile alla terapia della luce.
Probabile l’intreccio di aspetti biologici – oggetto di tutta una serie di ricerche – e psicologici. Inverno e primavera sollecitano vissuti di morte e rinascita: i sacrifici umani degli Aztechi erano intesi a scongiurare la definitiva scomparsa del sole, e quando i Romani al solstizio d’inverno festeggiavano il “Sol invictus” esprimevano, negandolo, il timore che invece potesse essere vinto; noi esorcizziamo lo stesso timore con le luminarie di Natale.
Molte osservazioni appartenenti a campi diversi convergono sul problema: importante l’osservazione che i disturbi dell’umore – ma anche la schizofrenia – colpiscono di più i nati in inverno – primavera; interessante quella sulla precoce esposizione del neonato alla luce che migliorerebbe la stabilità dei ritmi circadiani e forse tenderebbe a prevenire i disturbi dell’umore: la stagione di nascita può avere quindi un peso nel nostro sviluppo personale. Ciò può indurci a non snobbare del tutto il supposto rapporto fra segni zodiacali e personalità?
Gli Amish, che vietano la luce elettrica, a quanto pare sono meno soggetti alla depressione stagionale: forse noi cambiando le ore di illuminazione, perdendone al mattino e aumentandole artificialmente la sera, compromettiamo i ritmi circadiani?