Vaso di Pandora

Dal dott. Narracci a Pinocchio Reloaded

Il teatro va prenotato con largo anticipo. Altrimenti non si trovano posti decenti, rimani sotto le casse, o anni luce distante dal palco… non ha senso.

Le date della formazione anche, solitamente, vengono stabilite in anticipo, attraverso un dettagliato calendario: così puoi organizzarti con i colleghi, eventualmente fare dei cambi turno, preparare interventi o domande. Questa volta, fino a pochi giorni dall’incontro, non c’era certezza rispetto all’effettiva data ed orario della formazione.

Ovviamente, alla fine, le due giornate coincidevano. Poco male, ci si organizza, nei tempi e per gli spostamenti. Anzi, probabilmente non fosse accaduto ciò, non avrei nemmeno sentito il bisogno di scriverci qualcosa sopra, ma l’attivazione emotivo-esperienziale  determinata dalla partecipazione all’incontro di Terapia Multifamiliare a Palazzo Fieschi, sommata all’attivazione emotiva che sempre il teatro riesce ad infondermi, hanno portato a questo.

Pinocchio Reloaded, Musical di un burattino senza fili: passaggio logico elementare, Pinocchio uguale fiaba, fiaba uguale “cosa interessante” per un bambino di 7 anni.. il “reloaded” , associato al sottotitolo “burattino senza fili”, faceva ben sperare, gli adulti, su una rivisitazione con un tocco di modernità (e meno male!).

Ok,a dicembre prenotiamo, a Gabriele piacciono questi spettacoli, ne viene completamente rapito ma è un’ immersione diversa dallo stordimento che vedo quando lo mollo davanti alla tv o ai cartoni animati, non è imbambolato, è completamente dentro lo spettacolo, lo vive con ogni fibra del suo corpo, ne viene attraversato.

In realtà, però, dentro a quel “reloaded”,  è stata “ricaricata” tutta un’altra storia, una storia conosciuta, si, ma al tempo stesso, profondamente diversa, in cui ruoli, generi, dinamiche prendono una dimensione completamente nuova: Mangiafuoco è una drag queen, Geppetto un eterno adolescente, il Gatto e la Volpe due web-influencer, Lucignolo una bellissima cubista ribelle…Ma tutto ciò lo scopriamo solo spettacolo facendo!

Si apre il sipario, applausi del pubblico, inchini della compagnia che saluta, ringrazie e.. si ritira: in sala si riaccendono le luci, il pesante tendone rosso si richiude. La fiaba di Pinocchio è evidentemente appena terminata ma sta per cominciare la nuova storia, la storia del nuovo Pinocchio, bambino vero, il reloaded.

Pinocchio è solo, nel senso che si trova ad essere unico burattino in un mondo di marionette legate a fili tirati dall’alto: senza neppure saperlo, ma immaginando semplicemente di dover anch’egli  trovare i propri fili, per non essere diverso da tutti gli altri, inizia in realtà un nuovo viaggio verso quella che, solo alla fine, scoprirà essere la sua felicità, e scoprirà essere non prescindibile dalla sincerità verso se stesso e dal riconoscimento ed accettazione della propria autenticità.

Dalla moralità del grillo collodiano, all’amore e all’accettazione di sé e, conseguentemente, dell’Altro: un percorso caratterizzato dalla necessità di dover fare scelte diverse dall’omologazione richiesta dalla società, unico modo per poter vivere una vita slegata dai fili delle nostre sovrastrutture, dei nostri pregiudizi, e delle imposizioni sociali. Unico modo per trasformare i fili che ci rendono tutti burattini manovrati da altri,  in fili invisibili, in legami autentici che, semplicemente, ci legano all’altro.

E la Multifamiliare cosa c’entra al di là della coincidenza temporale?

Credo che la Terapia Multifamiliare possa c’entrarci qualcosa in quanto chiama direttamente in campo il bisogno che tutti abbiamo di rispecchiarci nell’altro, soprattutto quando sentiamo di essere gli unici a vivere determinate situazioni, quando crediamo di essere gli unici ad avere certi problemi, gli unici ad avere una madre, un figlio, un fratello che manifesta un grave disagio esistenziale.

E  ancora possa c’entrarci perché la terapia stessa suggerisce che il percorso vero da fare non è quello di cercare qualcuno che dall’alto manovri  i nostri fili, ma spinge ciascuno ad assumersi la responsabilità dei propri fili, anche se si tratta di un impegno molto più difficile, più doloroso.

Nell’incontro a Palazzo Fieschi ho visto madri farlo, altre provarci, anche inconsapevolmente ma sostenute dal clima del gruppo, ho visto figli faticosamente alla ricerca della propria verità, ho visto fili che legano le persone ma non le costringono né le manovrano.

E questa, ovviamente in modo estremamente riduttivo,  credo sia un po’ l’essenza della terapia multifamiliare.

A questo punto non resta da chiedersi cosa c’entri in tutto ciò il settenne Gabriele.

Io immagino che abbia compreso solo in parte il messaggio dello spettacolo, o meglio, credo che quel messaggio lo abbia inconsapevolmente incorporato, credo che non riuscirebbe a verbalizzarlo lucidamente ma, lo shock che gli ho letto in faccia quando Lucignolo ha dato un bacio a Pinocchio e i suoi fili son caduti, penso sia indelebile e prima o poi, l’argomento tornerà.

Farò in modo di farmi trovare.In un’età in cui i maschi sono da una parte, le femmine dall’altra, l’amicizia e l’amore son due cose ben distinte, identificarsi con Pinocchio e vivere la mancanza dell’amico asinello con cui fare marachelle, per ritrovarlo femmina, è già di per sé un pensiero impegnativo. Per fortuna Lucignolo mantiene, al di là del genere, le sue caratteristiche di audacia, ribellione e soprattutto complicità con Pinocchio. Al di là di tutto, al di là del genere o dell’orientamento, o di altre caratteristiche esteriori, conta l’essenza delle persone e quella rimane.Contano i legami.

Immagino i fili dei bambini come più sottili, una trama leggera, immagino che anno dopo anno, esperienza dopo esperienza, questi fili possano finire per trasformarsi in corde, spesse come cavi. Dobbiamo stare attenti, dobbiamo lavorare affinchè questo non accada, perché non sempre la vita è una favola!

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