Definiamo Coping Power Program (CPP o coping power, più in breve) un programma multimodale finalizzato al controllo e alla gestione della rabbia nei bambini di età scolare. A sviluppare la metodologia furono lo psichiatra John E. Lochman e i suoi collaboratori, nel corso degli anni ’90 del secolo scorso. La particolarità di questo programma è principalmente una: la sua indiscussa efficacia. Si tratta infatti di uno dei pochi metodi che riscuotono, praticamente sempre, un grande successo. Dopo alcuni test e analisi, la sua validità è stata riconosciuta anche in Italia. Oggi il CPP è parte dell’offerta di supporto di numerosi istituti comprensivi dislocati lungo l’intera penisola. In provincia di Pisa, il metodo è utilizzato fin dal 2008 e ha già dato ottimi frutti.
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Il disturbo da comportamento dirompente
Con questo nome complicato cataloghiamo quel disturbo del comportamento (o, meglio, quei disturbi del comportamento) riscontrabile in età infantile e adolescenziale, smaccatamente aggressivo. Non di rado accompagna il percorso di crescita e maturazione che rende un bambino, oppure un ragazzo, una persona adulta. Spesso viene preso sottogamba dalla famiglia e dagli educatori del giovane dirompente e, nella maggior parte dei casi, chi abbia bisogno di aiuto raggiunge lo studio dello specialista quando la situazione appare già considerevolmente compromessa in diversi ambiti di vita. Questo disturbo si associa infatti a un peggioramento del giovane sotto svariati fronti, a iniziare dalla sfera scolastica e quella sociale, includendo naturalmente anche il rapporto con i familiari più stretti.
Il disturbo da comportamento dirompente è considerato a elevato costo sociale. Chi ne cade vittima infatti potrebbe veramente rovinarsi il futuro: abbandono scolastico, emarginazione, dissocialità, deficit dell’attenzione… le conseguenze legate a un’esacerbazione di questa condizione possono diventare nefaste. Si tratta naturalmente dei casi peggiori, trascurati e non recuperati. L’incidenza di questo disturbo oscilla tra il 6 e il 16% degli under 18 maschi e tra il 2 e 9% delle loro coetanee femmine. Alla luce di questi dati, non è difficile comprendere quanta utilità possa rivestire un programma come quello del Coping Power Program. La psicologia dell’età evolutiva inserisce nell’insieme dei comportamenti dirompenti l’iperattività, il disturbo dell’attenzione, numerose problematiche del neurosviluppo, il disturbo della condotta, quello oppositivo provocatorio e anche la cleptomania.
Il protocollo cognitivo comportamentale del Coping Power Program
Per recuperare il giovane che soffra di un disturbo da comportamento dirompente, specialmente se ancora bambino, ci si serve del protocollo cognitivo comportamentale specifico del coping power. Il percorso del programma si sviluppa in 30 incontri settimanali, della durata di circa 90 minuti, con un ristretto numero di giovani dirompenti. In aggiunta a questi si prevedono circa 16 incontri rivolti ai genitori, per coordinamento e monitoraggio, della durata di 60 minuti ciascuno. Alternativamente, si può strutturare un iter individuale con sedute della durata di 45 minuti e rivolte a un unico paziente, in presenza dei genitori o meno. La metodologia presenta alcuni obiettivi specifici, per i ragazzi, e altri dedicati ai loro tutori.
Obiettivi del Coping Power Program dedicati ai bambini
Per i giovani condizionati dal disturbo dirompente, il CPP si pone i seguenti obiettivi:
- sviluppare l’abilità di intraprendere e portare a termine obiettivi sul medio e lungo termine;
- incrementare la capacità di organizzarsi al meglio nello studio;
- insegnare a controllare la rabbia, modulando pensieri, comportamenti e segnali fisiologici a essa legati;
- educare alla comprensione e all’accettazione del punto di vista dell’altro;
- dotare di abilità adeguate all’ingresso e alla permanenza nel gruppo dei pari;
- sensibilizzare alla tolleranza e alla flessibilità nel confronto delle pressioni dei coetanei.
Obiettivi rivolti a genitori o tutori
Accanto agli obiettivi specifici per bambini o ragazzi ora elencati, la terapia del coping power pone anche dei target per i genitori o, comunque, dedicati agli adulti che ne facciano le veci, nell’educazione dei giovani:
- sviluppare la tendenza a gratificare, fornendo sempre attenzione positiva;
- imparare a stabilire regole chiare con il bambino ed esplicitare che cosa ci si attenda da lui o da lei. Non tutti i genitori mettono in chiaro le loro aspettative e questo spesso è un errore;
- promuovere l’organizzazione e migliorare le abilità di studio;
- utilizzare appropriate pratiche educative;
- modulare lo stress genitoriale e gestirlo al meglio;
- incrementare l’abilità comunicativa tra genitori e figlio e dare strumenti per risolvere problemi connessi al disturbo.
Agire in maniera multimodale
Il programma di coping power si basa su interventi cognitivo – comportamentali esistenti da tempo e ormai ben noti alla disciplina. Il suo modello socio-cognitivo è quello di Kenneth Dodge (Dodge e Crick, 1994). Il metodo muove da un modello ecologico dell’aggressività durante l’età evolutiva e coinvolge molteplici fattori di rischio. Lochman e collaboratori non sono restati integralmente fedeli alle teorie su cui si sono basati e hanno sviluppato un programma che prevede naturalmente l’intervento sul bambini ma, in parallelo, anche uno sui genitori. Numerosi studi confermano l’efficacia del CPP nel ridurre i comportamenti aggressivi nell’arco di 3 anni dall’inizio del programma. I miglioramenti nell’autocontrollo sono evidenti a tutti e quelli nelle abilità sociali si riscontrano a occhio nudo. L’azione multimodale del coping power si è dimostrata, e continua a dimostrarsi, una strategia di resilienza davvero efficace.
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