Vaso di Pandora

Comunicazione non violenta: la chiave è l’empatia

La comunicazione gioca un ruolo fondamentale nella comprensione reciproca. Essa è assolutamente indispensabile al fine di costruire relazioni sane e fruttuose. La comunicazione non violenta, anche abbreviata in CNV dagli scienziati della comunicazione, emerge come una pratica più che rilevante per instaurare legami empatici e costruttivi. In questo approfondimento, desideriamo focalizzare l’attenzione sul significato profondo della CNV e sul suo aspetto più cruciale: l’empatia come chiave per connessioni più vere e autentiche.

La comunicazione non violenta si pone come vero e proprio faro luminoso nella complessità della comunicazione tra gli esseri umani. La similitudine è tutt’altro che esagerata. Attraverso la sua pratica, possiamo costruire ponti di comprensione e creare forti legami. In un mondo in cui l’interazione spesso si scontra con la violenza delle parole, quando non anche dei fatti, la CNV ci propone un approccio più gentile, ma non meno potente, per trasformare i conflitti in opportunità di relazione e connessione.

L’importanza di una comunicazione non violenta

La comunicazione non violenta è stata codificata, dal punto di vista psicologico, da Marshall Rosenberg. Egli amava parlare di linguaggio giraffa, ovvero di un processo comunicativo che portasse le persone a scambiarsi le informazioni necessarie per risolvere in maniera pacifica ogni incomprensione e potenziale conflitto. La CNV si propone di superare la comunicazione distruttiva, svelando un approccio basato sulla connessione e l’ascolto reciproci. La sua rilevanza si estende a molteplici contesti, dall’ambito familiare a quello lavorativo, dalla sfera politica a quella del tempo libero. In famiglia, la comunicazione non violenta può promuovere legami più forti e resilienti. Sul lavoro può migliorare la collaborazione e la produttività. In politica, offre uno strumento potente per superare conflitti e costruire consensi. Nel tempo libero, può arricchire relazioni sociali e qualità delle interazioni.

L’esigenza di adottare tecniche comunicative non violente si deve al fatto che, troppo spesso, viviamo il processo di comunicazione in maniera unidirezionale. Durante una conversazione o un diverbio, ogni interlocutore vede la situazione soltanto dal suo punto di vista, dalla sua angolazione. Ciò ci porta a esprimerci attraverso quello che Rosenberg descriverebbe come un linguaggio sciacallo. È stato così definito perché ispirato al predatore e creatore di un piano non positivo, contraddistinto da gerarchie, competizione, furbizia e sospetti. Insomma, un setting che ricorda molto da vicino quello ove vivono gli sciacalli.

Tale linguaggio non è proprio della natura umana. Non si conforma infatti all’identità dell’uomo come animale sociale, che si cura delle relazioni e vuole viverle, custodirle e intesserne quante più possibile. Quando non ci riusciamo non ci troviamo a nostro agio, anzi, corriamo il rischio di causare a noi stessi tutta una serie di insoddisfazioni psicofisiche, emotive e relazionali. La comunicazione non violenta è molto più conforme alla nostra ragione d’essere. Utilizzando un linguaggio che non giudica, basato su comprensione, onestà e voglia di costruire un legame, riusciamo a connetterci gli uni gli altri e creare relazioni stabili, durature e appaganti.

Comunicazione non violenta: il segreto per coltivare relazioni serene e arricchenti
La comunicazione non violenta è affine alla natura umana, che vede l’uomo come un vero e proprio animale sociale interessato a costruire legami relazionali stabili e duraturi.

L’empatia: viaggio nel cuore della CNV

Il cuore della comunicazione non violenta è l’empatia. Definiamo così quella innata capacità di comprendere e condividere le emozioni altrui. Le persone empatiche sono caratterizzate da un’elevata sensibilità verso il mondo emotivo degli altri e sanno ascoltare in maniera attiva. Le caratterizza una forte disposizione a vedere il mondo attraverso gli occhi altrui. Si tratta di un’abilità imprescindibile per riuscire a spostare la prospettiva e vedere il mondo secondo un’angolazione diversa: quella da cui lo guardano gli interlocutori.

L’empatia non è solo un attributo naturale. Sebbene ci sia chi ne nasca dotato, essa può essere coltivata e potenziata attraverso la pratica costante della comunicazione non violenta. Partendo da un ragionamento sull’importanza della comunicazione empatica, Rosenberg è arrivato alla definizione, a lui molto cara, del linguaggio giraffa. Il quadrupede dal lungo collo è l’animale terrestre dotato del cuore più grande. Tale mammifero non è un predatore, eppure sa difendersi molto bene dai predatori; per questo motivo è stato scelto come naturale contrapposizione allo sciacallo.

Scegliamo la comunicazione non violenta

La strada della comunicazione non violenta è accessibile a tutti. Ognuno di noi può abbracciarne i principi, indipendentemente dalla propria storia o personalità. Si comincia mettendo in disparte rabbia e agonismo, prima di lavorare sulla consapevolezza delle proprie emozioni e la comprensione delle necessità. La CNV ci insegna a comunicare i nostri sentimenti e bisogni in modo chiaro, sempre gentile e rispettoso, favorendo un dialogo aperto e costruttivo. L’empatia è quella leva che sa sbloccare la comprensione reciproca, trasformando la comunicazione da un campo di prevaricazione e battaglia in uno spazio di connessione umana e orizzontale.

Assumere un atteggiamento non violento, empatico verso il prossimo, non significa restare passivi di fronte a quel che ci accade e subire la vita in maniera rassegnata e indecisa. È proprio il contrario. Chi sceglie la via della CNV affronta le sue giornata in maniera fiera e benevolente, rispettando gli altri proprio come rispetta sé stesso o sé stessa. Quando i bisogni di tutti vengono considerati e onorati, nei limiti del possibile, si creano relazioni nuove e autentiche. L’obiettivo della socialità umana, dopotutto, è proprio questo: poter sempre contare su una fitta rete di interlocutori affidabili e pronti a remare nella stessa direzione.

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