Quando parliamo di anoressia atipica ci riferiamo a un disturbo che ha molto in comune con la sua forma tipica, ma anche un’importante differenza: non presenta perdita di peso. Ciò la rende, naturalmente, molto meno evidente. Non per questo, però, possiamo reputarla meno grave. Causa infatti le stesse problematiche della cugina, per così dire, più nota. Esistono metodologie appropriate per distinguere ambedue le forme e indicare a psicologi, o a dietologi, di quale variante si tratti. In base all’una o all’altra tipicità è possibile intavolare strategie terapeutiche più o meno efficaci.
Definiamo l’anoressia atipica
Quella posta dall’anoressia atipica è una sfida complessa, nell’ampio contesto dei disturbi alimentari. Il DSM-5 l’ha inserita da poco all’interno della sua sezione dedicata alla famiglia denominata OSFED (Other Specified Feeding or Eating Disorders). In questo insieme troviamo tutte le condizioni conosciute e distinte che non soddisfano però pienamente i criteri necessari per una diagnosi clinica. È qui, ad esempio, che sono collocati disturbi come anoressia nervosa tipica o bulimia nervosa. La categoria diagnostica è piuttosto inclusiva e prevede criteri di valutazione e riconoscimento di stampo prettamente psicologico e comportamentale.
L’anoressia atipica si contraddistingue per una serie di criteri comuni anche alla sua forma più tipica. I tre sintomi universali, se così vogliamo definirli, che vengono immediatamente associati a questo disturbo, sono i seguenti:
- preoccupazione eccessiva e immotivata per il peso;
- dieta iper-restrittiva;
- scarsa, se non scarsissima, assunzione di cibo.
Stando a questo specchietto, non si riesce a comprendere la differenza tra anoressia tipica e atipica. Per coglierla, è necessario esplicitare che un paziente colpito dalla forma atipica non presenterà alcuna condizione di sottopeso. Il suo indice di massa corporea, infatti, non sarà inferiore a 18. Chi lotta contro la variante tipica, invece, è magrissimo o magrissima, tanto che, non di rado, il disturbo è evidente a occhio nudo.
Riconoscere l’anoressia atipica
La sintomatologia dell’anoressia atipica è spesso sovrapponibile a quella della tipica. Tanto dal punto di vista comportamentale quanto da quello psicologico ci troviamo in presenza di persone che manifestano le stesse abitudini e gli stessi modi di pensare e agire. L’anoressico tipico, così come quello atipico, mostra comportamenti di forte restrizione calorica; digiuna e cerca continuamente di perdere peso, anche se è già molto magro; è terrificato dall’idea di ingrassare, anche soltanto di un paio di chili; vive il peso e percepisce il corpo in maniera alterata e irregolare. L’autostima dell’anoressico è inversamente proporzionale alla sua massa corporea. Più questa sarà contenuta, più sarà felice.
I campanelli d’allarme non provengono soltanto dalla sfera del comportamento alimentare. Sono anche evidenziabili in segnali emotivi e sociali capaci di far intendere da subito come ci sia qualcosa che non va. Pensiamo, ad esempio, all’isolamento, al perfezionismo esasperato, all’autocritica, alla chiusura in sé o al rifiuto di partecipare alla socialità. Tutti questi elementi sono possibili indicatori del fatto che ci sia qualcosa che non sta andando nel modo giusto. Questi sintomi comunicano un disagio evidente. Accanto a essi possiamo trovare anche ansia, conflittualità, problemi emotivi e aspetti depressivi.
Talvolta, un’anoressia atipica può essere la fase preliminare di quella tipica. Riconoscerla e trattarla preventivamente può consentire di evitare un grave sottopeso. Una magrezza troppo grave può comportare complicazioni fisiche anche gravi, specie in ambito cardiocircolatorio o internistico. In casi estremi, questi possono mettere a repentaglio la vita stessa di chi ne soffre.
I fattori dell’insorgenza
Per quanto ogni storia clinica sia personale e possa differire, anche profondamente, da tutte le altre, è possibile identificare alcuni fattori comuni che, molto spesso, sono alla base dell’insorgenza di una anoressia atipica. Consideriamo per esempio i disturbi dell’umore o le già citate ansia e depressione, esse non sono solo effetto dell’anoressia, bensì possono anche contribuire a causarla. Lo stesso discorso vale se parliamo di bassa autostima o valutazioni errate del proprio corpo. Anche un’ossessione immotivata per l’aspetto fisico, problemi relazionali con i propri pari o in famiglia oppure, ancora, eventi traumatici avvenuti in passato possono concorrere all’insorgenza di una forma atipica di anoressia.
Frequentemente, l’anoressia atipica insorge in giovane età. La finestra più consueta è quella dell’età puberale o prepuberale. Il paziente, o la paziente, inizia a fare una prima dieta, in cui sperimenta che cosa significhi sottoporsi a regime alimentare restrittivo per cercare di perdere peso. In seguito però qualcosa sfugge di mano, e la ricerca del dimagrimento non si limita a quella dieta, come farebbe chiunque altro, bensì continua. In questa maniera, diventa un comportamento patologico persistente e un disturbo alimentare caratterizzante.
Trattamenti consigliati
L’iter migliore per arginare un’anoressia atipica e limitarla prima che diventi ancor più preoccupante è quello di affrontarla su più fronti. Per riuscirci, è bene prevedere una strategia integrata, che veda la collaborazione di più specialisti. Occorrerà appoggiarsi a uno psicoterapeuta per limare l’aspetto psicologico; fare affidamento su un dietologo per tenere sotto controllo la dimensione nutrizionale e consultare un medico per valutare le conseguenze sulla salute. Naturalmente, non è sempre indispensabile muoversi in questo modo. La certezza è che cercare immediatamente di recuperare peso sia la strada peggiore da intraprendere. L’anoressico potrebbe infatti sviluppare un’angoscia insostenibile verso il compito di prendere peso e gettare così benzina sul fuoco non sopito del disturbo. Per strano che possa apparire, gli aspetti emotivi e mentali sono più importanti di quelli prettamente fisici.