Vaso di Pandora

Separazioni, CTU e il “trasloco” forzato dei minori

A proposito dell’articolo di Zuppi (Contributi peritali e clinici nelle separazioni), che cita fra l’altro la Sindrome di Alienazione Parentale -PAS, ricordo che c’è anche un versante etico, che riguarda la sorte dei minori, nei molti casi in cui le CTU facciano riferimento alla famigerata PAS (o anche alla Syndrome of the Malicious Mother) o comunque ai concetti portanti di tali controverse (anzi screditate negli ambienti scientifici psicologici) sindromi: i tribunali spesso decidono per l’allontanamento forzato del/della minorenne dal contesto usuale di vita e dal genitore con cui viveva (in genere la madre) per trasferirlo nella casa dell’all’altro genitore o anche in casa-famiglia.

Circa un anno fa, alcune esponenti del Comitato Italiano di Bioetica avevano sollevato il problema dal punto di vista dei bambini, rispetto:

a) le modalità dell’allontanamento, che in alcuni casi arrivano a forme di costrizione brutale del minore (intervento delle forze dell’ordine, irruzione nel domicilio del minore etc.);

b) le interpretazioni circa il benessere del minore che, in nome della necessità di principio delle due figure parentali (il cosiddetto “diritto” alla bigenitorialità), non tengono conto della realtà delle relazioni affettive parentali intorno al minore, fino a ignorare in alcuni casi le violenze familiari e a valutare le capacità genitoriali del coniuge maltrattante e violento come se il comportamento violento non interferisse con quelle stesse capacità genitoriali.

Oltre alla sentenza della Cassazione citata da Zuppi, c’è da segnalare la sentenza CEDU del novembre 2022 che ha condannato l’Italia per il trattamento inflitto a due minori, costretti per anni alle visite col padre (denunciato per violenza domestica) senza adeguata protezione; e per quello riservato alla madre, addirittura privata della potestà genitoriale per tre anni dal tribunale di Roma e dalla Corte d’Appello perché, a giudizio dei giudici, avrebbe avuto un comportamento ostile agli incontri col padre e “all’esercizio della cogenitorialità”.

Molto ci sarebbe da dire sul rapporto fra CTU e decisioni di giudici, sulla evidente misoginia di molti tribunali, e quant’altro.

Mi limito a segnalare l’assurdo psicologico di volere ricostruire per sentenza e tramite costrizione il rapporto fra genitore/figlio/a.

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