Vaso di Pandora

Di che partito sono (siamo?)

Di che partito sono (siamo?)

di Giovanni Giusto

 

 

Al mattino, come molti, vado al bar a prendere il caffè: mi serve fare due passi per attivare le funzioni vitali e poi pregusto la fetta di focaccia che mangerò.

Sì, penso di essere dipendente dalla focaccia, ma mi dico che in fondo ognuno ha le sue dipendenze: alla faccia del colesterolo e delle ditte farmaceutiche che tendono a far abbassare sempre più i limiti dello stesso per vendere medicine (quando studiavo medicina i limiti normali erano 250 ora 200. Un po’ come quando le aziende che vendono psicofarmaci, e stanno per perdere il brevetto di una molecola, si inventano il metabolita attivo della stessa come più efficace e noi psichiatri andiamo loro supinamente dietro).
Durante il tragitto da casa al bar, mi capita di fantasticare, e mi capita anche di incontrare persone che mi distraggono da questo e posticipano la soddisfazione del mio appetito di focaccia.
L’altro giorno, appunto, mi ferma per salutarmi un mio amico, Notaio in Varazze, che mi dice: “Hai visto uno dei tuoi che cosa ha fatto?”.
Uno dei miei? – penso – A chi si riferisce? Forse è meglio approfondire… “Ma sì, quello di Palermo che ha preso a martellate i due anziani e ne ha ucciso uno”.
Ho capito. Non ho voglia di dilungare la conversazione… la focaccia mi aspetta…
Mi limito a dirgli che forse, viste come erano state descritte le cose, anche l’aggressore era un’ inconsapevole e tragica vittima di interventi sbagliati, ritardati  o addirittura assenti da parte di colleghi.
Non mi sembra molto convinto, ma pare darmi credito…
Mi saluta e se ne va al lavoro (chissà se anche lui è dipendente dalla focaccia?).
Voglio recuperare tempo e mi affretto, ma, come spesso (quasi sempre) mi capita, non riesco ad esimermi dal pensare alla breve conversazione.
Tutto sommato ha ragione: quello era uno dei miei, una persona in grave difficoltà, sofferente di disturbi  psichiatrici, angosciata da deliri che mal rispondono al suo esasperato bisogno di significativo affetto, sicuramente solo.
Certamente io prendo parte alle loro sofferenze, cerco, sia sul versante terapeutico che assistenziale, di aiutarli costruendo ed organizzando  contenitori  di  sofferenza  (le comunità terapeutiche) che  rappresentino  un punto di  riferimento stabile  (la famosa residenza emotiva) perché possano intraprendere un percorso nuovo.
Certamente il nostro proposito è quello di dare voce agli ultimi,  di evidenziare le loro esigenze, anche di carattere sociale, di essere collegamento e punto di integrazione tra norma ed antinorma.
L’ambizione è senz’altro quella di rappresentare adeguatamente una minoranza.
Sono quasi arrivato al bar: mi giro e vedo  i manifesti elettorali grandi  e colorati con volti sorridenti (anche brutti alcuni) che inneggiano al loro partito.
Mi domando di che partito sono.
Ho capito… sono del partito dei matti… Finalmente il bar, …la focaccia,… il caffè.
Il lavoro quotidiano riprende.

 

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Commenti su "Di che partito sono (siamo?)"

  1. hai visto uno dei nostri… c’era una volta l’uscire allo scoperto.. detto ovviamente all’inglese ..
    io penso che uscire dalla porta dello stigma dei pregiudizi e.. perdonatemi dalla cretineria dei luoghi comuni ‘firmati’ da esperti sia compito nostro loro compito. facciamoci facciamoli vedere sentire parlare partecipare incazzare responsabilizzare muovere ecc. ecc. forse impallliderà qualcuno più sicuro che la focaccia non l’ha ancora mangiata!!!

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  2. Anche a me piace la focaccia, sono del partito dei focacciari, però fa aumentare il colesterolo che non mi ha mai dato problemi finché il limite era a 250: ora che è 200 appartengo anch’ io al partito della colesterolemia, recentemente, poi, ho dovuto rivolgermi ad un notaio per una casa e mi hanno subito tesserato con una ingente fattura (che loro chiamano parcella) tra i soci dei notai. Un giorno farò parte del club dei matti, certa vita ti riduce a queste estreme conseguenze, alla fine, se dio vuole, farò parte di miliardi di batteri e se ancora conserverò un barlume dei vecchi ricordi entrerò in tanti nasi procurando i mali più orribili.

    Rispondi

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