Intraprendere una scelta come quella di viaggiare da soli può apparire audace, non sicuro e forse persino pericoloso. In realtà, al netto di questi rischi – che indubbiamente vi sono, sebbene in maniera meno presente di quanto si potrebbe erroneamente pensare – si tratta di un’esperienza foriera di innumerevoli vantaggi. Vale la pena di considerare una partenza senza accompagnatori. Si tratta di barattare la compagnia per il benessere psicologico, oltre che per una serie di altri tesori che vedremo nei paragrafi seguenti. L’avventura di muoversi da soli, con i propri ritmi e alla propria velocità, è arricchente sotto numerosi punti di vista. Vediamo di scoprirli tutti.
Auto-scoperta e libertà assoluta
Iniziamo dai benefici più macroscopici: muoversi in autonomia è sinonimo di libertà assoluta. Non ci saranno infatti altre persone con cui dover coordinare e condividere gli itinerari, i luoghi da visitare e il tempo da dedicare a ogni tappa. Nessun tipo di compromesso condizionerà la vacanza. Neppure se si dovesse scegliere di cambiare destinazione all’ultimo minuto o dedicare più tempo del previsto a una visita. Non è sempre questo il caso quando ci si sposta con altri. Anzi. Ognuno mette, naturalmente, nel suo bagaglio, i propri gusti e le proprie esigenze. Non è raro trovarsi a vivere una vacanza deludente, o meno coinvolgente di quanto poteva essere, soltanto perché non tutti i partecipanti si trovano sulla stessa lunghezza d’onda.
Mentre si fa esperienza di una sensazione appagante, qual è la libertà più totale di disporre del proprio tempo come meglio si creda, è inevitabile approfondire (o scoprire per la prima volta), sé stessi. L’auto-scoperta, durante un viaggio in solitaria, rappresenta forse il motivo principale per intraprendere un’esperienza di questo genere. Senza il condizionamento, attivo e passivo, di altre persone, si trovano modo e tempo di concentrarsi su sé stessi. Si ascoltano i propri pensieri e ci si riconnette con le proprie passioni. Facciamo attenzione a sottovalutare questo processo. Riflettendo in maniera seria su di noi, dedicando a questa operazione tutto il tempo necessario (che è molto più di quanto generalmente si pensi) è possibile imparare a riconoscere le proprie emozioni, a fidarsi delle proprie capacità e a rendersi conto di quali siano i propri punti di forza. Questo processo aumenta in maniera considerevole autostima e autocomprensione.
Dal punto di vista psicologico, alcuni di questi risultati sono sovrapponibili agli obiettivi di un ciclo di terapia breve. Naturalmente, viaggiare da soli non è equivalente a consultare uno specialista per più sedute. Aiuta però comunque (e molto) a riallineare il proprio focus, a trovare nuove motivazioni e a rinforzare quelle già presenti, nonché a raccogliere nuovi stimoli che ci faranno bene appena rientreremo e riprenderemo la routine quotidiana.
Viaggiare da soli per crescere e incontrare nuove persone
Viaggiare da soli, naturalmente, richiede un buon livello di independenza, senza la quale mancherebbe proprio lo stimolo ad affrontare un’esperienza come questa. Si vedrebbe infatti il periodo di villeggiatura come uno spazio vuoto, solitario e, in ultima analisi, triste, prendendo in considerazione soltanto gli aspetti negativi e depennando quelli positivi offerti dall’occasione. Similmente, è difficile considerare di lanciarsi in una avventura di questo tenore se non si dispone di una buona prontezza e di uno spiccato problem-solving. Queste caratteristiche sono raramente native e, di frequente, si possono allenare. Farlo significa intraprendere un percorso di crescita personale capace di portarci piuttosto lontano, migliorando il nostro approccio in numerosi aspetti della vita. Viaggiando in solitaria si trova il modo di vincere le sfide senza supporto esterno, di adattarsi in fretta e si è chiamati a prendere decisioni ponderate senza alcuna consulenza.
Non si pensi che un viaggio così organizzato significhi sacrificare la socialità. Muoversi da soli dà modo di fare nuove amicizie, poiché si è aperti a fare conoscenza. Quando ci si trova all’interno di un gruppo si sperimenta una certa chiusura, dovuta al fatto che si gode già di buona compagnia. In assenza di questa dimensione, l’uomo, animale sociale, si lascia facilmente attrarre e avvicinare da altre persone. Che siano altri viaggiatori solitari, locali solari e amichevoli o individui di altra provenienza, sarà facile fare subito gruppo. Basta davvero una parola o, talvolta, giusto un sorriso o un cenno amichevole.
Riconnettersi con il mondo circostante
Viaggiare da soli ci insegna a essere più flessibili. È infatti una di quelle situazioni in cui, se si incontra un ostacolo, non c’è nessuno con cui potersi sfogare né, molto spesso, il tempo e il modo di studiare un’alternativa. Un’agenda solitaria è suscettibile di cambiamento, anche perché può incappare in contrattempi. Il viaggiatore, generalmente, impara a trovare alternative con calma e grazia, interiorizzando il problema e risolvendolo alla sua maniera, senza interferenze esterne che modifichino questo ciclo. Comportarsi in questo modo significa causare meno traumi alla propria psiche. Senza adirarsi sarà possibile proseguire il viaggio e portare a termine un’esperienza meravigliosa, che ci arricchirà di memorie e ricordi, oltre a farci star meglio.
Chi si sposta libero dalla zavorra di ogni distrazione esterna si concentra integralmente su quel che lo circonda. In questo modo, il viaggiatore potrà immergersi in ogni dettaglio della cultura e delle tradizioni dei luoghi visitati, vivendone al massimo bellezza e peculiarità. Se qualcuno tra i lettori fosse curioso di vivere un’esperienza del genere, si attrezzi per sperimentarla al più presto. Capirà immediatamente i punti di forza del viaggio in solitaria, con molta più chiarezza di quanta ne potrà trovare in articoli come questo, e sperimenterà una connessione con il mondo sopita e nascosta dietro le forzature della routine quotidiana. Sarà un vero e proprio periodo liberatorio, per il corpo come per la mente.