Ci siamo detti: cerchiamo di commentare atti che paiono incomprensibili e
che pertanto fanno pensare alla follia, cerchiamo di farlo per coniugare
un sapere ” scientifico” con la “impressione” popolare .
Ciascuno di questi vertici di osservazione ha la sua importanza e la sua veridicità.
Vero che è un fulmine a ciel sereno quello che hanno realizzato i due amici.
Vero che è incomprensibile.
Vero che è raccapricciante.
Vero che è morbosamente interessante.
Vero che è moralmente inaccettabile.
Altrettanto:
Vero che è comune l’esistenza di sentimenti fortemente contrastanti in relazioni intense per vicinanza e parentela.
Vero che spesso ti verrebbe voglia di “uccidere” chi ami.
Vero che spesso un legame masochistico “lega” più e meglio di un
normale rapporto di amore maturo.
Vero che l’assunzione di sostanze come la cocaina possono generare stati maniacali nei quali si perdono i limiti del controllo degli impulsi.
Vero che sembra impossibile che non ci si accorga dell’odio che cova in seno ad un figlio.
Vero che definiamo tale atteggiamento: negazione.
Ed allora la conclusione è che è meglio non commentare, ma in silenzio riflettere sui nostri limiti di relazione empatica sulla scarsa capacità di pensare e quindi di tollerare la sofferenza che questo esercizio (il pensiero appunto) necessita.
Ne deriva il rischio di trovarsi attori inconsapevoli di tragedie.
Sono d’accordo con ogni parola e mi arriva tutto l’amaro che le sottende. Forse, come nel caso di ogni azione delittuosa in ambito intrafamigliare, sarebbe un buon punto di partenza -e non di arrivo- il lavorare per costruire nella cultura popolare lo spazio mentale del “poter dire”,che presupporrebbe il poter pensare, sentimenti ed emozioni anche se precedute dal segno meno!
Il tutto sospendendo il giudizio ed al riparo dal senso di colpa che la cultura cristiana ci impone.