Ebbene sì, ho visto la prima giornata del festival di Sanremo; non volevo farlo, ma Monica ha insistito ed allora….
Boè è rimasto della sua opinione e si è rifiutato.
Ne sono rimasto affascinato; una lezione di antropologia culturale, uno spaccato della realtà italiana e dello stato della cultura.
Tutto fa spettacolo, anche Mattarella, grande Presidente garante dell’unità italiana; Roberto Benigni colto giullare di corte; l’altra faccia di una stessa medaglia da condividere con Blanco che si è accanito contro i fiori di Sanremo in una meditata scenetta tragicomica.
Ma l’insegnamento maggiore lo ha avuto da Chiara Ferragni, la più famosa e strapagata “influenzatrice” italiana: splendida nell’essere capace di trasmettere serenità, sicurezza, molto abile nel garantire gli altri che per star bene non è necessario esercitare quel meccanismo cerebrale che chiamiamo pensiero.
Tutto previsto, concordato, preparato ed esposto con garbo e innegabile buon gusto (“non sono nuda, ma indosso un abito con la foto del mio corpo nudo”).
Seduttiva ed elegante.
Non giudico, descrivo.
Che dire poi dei cantanti; ricordavo i Cugini di Campagna trent’anni fa: eravamo tutti più giovani, più belli. Forse sono stati invitati e sono felice che abbiano accettato per mettere in scena la decadenza e per ricordarci che siamo effimeri, ma anche il diritto di esistere finché resistiamo: fascino della scena che induce a evidenziare qualunque recondito istinto.
Quali regole e quali limiti?
Quale educazione civica?
Quale futuro?
Aspettiamo Zelensky.
Evviva Sanremo, ma anche per chi lo conosce, Sanromolo.
Dalla Società dello Spettacolo (Debord) all’Era del Vuoto e tutto in solo 2 ore nell’iperspazio bianco televisivo.
Caro Gianni , Benvenuto nel Nuovo Mondo.
Tempi Interessanti ci aspettano e noi ci saremo.
Pietro
Perfetto, sottoscrivo
Perfetto sottoscrivi anche io
Vedo sempre Sanremo.
Da giovani erano giorni di grandi bevute, arrivava la Zanicchi e giu’ un bicchiere, Albano e due bicchieri. Finivamo sempre ubriachi.
Poi col tempo ho ridotto l’alcol e affinato i sensi. Sanremo è una bussola spietata, che indica la direzione esatta anche se davanti ci sono gli scogli. Suggerisco di vederlo sempre con il radar acceso, come ha fatto Gianni Giusto. È uno spaccato di quanto il potere possa piegare l’arte, l’umanità, assoggettandola al denaro. Quattro lunghe giornate di multifamiliare sanremiano da iniziare sempre con un “vamos ad aprender”!