Vaso di Pandora

Psicoterapia bioenergetica, energia positiva per la mente

La nostra mente è una generatrice instancabile di pensieri. Non dobbiamo stupircene. In fin dei conti, si tratta letteralmente del suo mestiere. Ciò significa anche che essa lavora in maniera autonoma, spesso scollegata dal corpo e dal resto del nostro essere. Questo comporta una discrepanza tra le due dimensioni dell’essere umano: quella fisica e quella psicologica. Tale distacco può creare disagio e impattare sul benessere mentale di ognuno. La testa può infatti comandare di fare le cose in una determinata maniera, mentre il corpo preferirebbe eseguire quel compito differentemente. Tendenzialmente, si privilegiano gli stimoli psicologici e il fisico può protestare, per così dire, reagendo in maniera errata e causando disturbi anche considerevoli. La psicoterapia bioenergetica vuole ripararci da questa eventualità e, per farlo, si pone l’obiettivo di considerare la persona nella sua totalità.

Psicoterapia bioenergetica come panacea per l’individuo

La genesi della psicoterapia bioenergetica si deve ad Alexander Lowen, psicoterapeuta e psichiatra statunitense, che sviluppò questo tipo di analisi nel corso degli anni ’60. Il principio fondamentale della terapia è quello di ridurre, quanto più possibile, la frammentazione tra mente e corpo.

La terapia bioenergetica prende in cura il paziente nella sua totalità, evitando di procedere a compartimenti stagni. L’individuo si considera nella sua interezza, dando eguale importanza alla storia personale e a che cosa significhi, per chi viene seguito tramite questo metodo, essere presente nel mondo nel determinato momento in cui si intraprende un simile percorso terapeutico. Muovendo da un profondo lavoro sull’autoaccettazione e la conoscenza di sé, è possibile costruire, blocco dopo blocco, un maggior senso di sicurezza personale, dei limiti personali e delle proprie risorse.

Questo percorso terapeutico si costituisce sfruttando una serie di esercizi volti a ridurre le tensioni psicofisiche. Per favorire la mobilitazione dell’energia all’interno del corpo e promuovere la maggior integrazione possibile tra le due dimensioni, la psicoterapia non è sufficiente. Gli esercizi assegnati affiancano sessioni di lavoro pratico (chiamate esercitazioni psicocorporee) a tecniche di rilassamento. La collaborazione tra queste due attività porta a un maggior benessere, sia fisico sia emotivo. Gli strumenti utilizzati durante l’iter vogliono essere simultaneamente riabilitativi e preventivi e dare modo, a chiunque ne faccia uso, di prendersi cura di sé in maniera totale e completa.

Psicoterapia bioenergetica per un benessere olistico
Mens sana in corpore sano, dicevano già gli antichi Romani. Oggi, la psicoterapia bioenergetica si pone lo stesso obiettivo: curare l’individuo in entrambe le sue due dimensioni, quella mentale e quella corporea.

Una visione olistica

Affinché i cambiamenti mediati dalla psicoterapia bioenergetica abbiano carattere duraturo sul paziente, occorre trattare ogni modello di tensione individuato su 3 differenti livelli:

  • la sua storia e origine risalenti alla più tenera età, quasi sempre prima o al massimo seconda infanzia;
  • il suo significato attuale in rapporto al carattere dell’individuo e alle sue esperienze di vita fino a questo punto;
  • il suo effetto sul funzionamento corporeo o sulle sue disfunzioni.

Nessuno di questi tre livelli può essere preso in considerazione da solo; è sempre necessario analizzare il rapporto vigente tra i tre piani. Per utilizzare le parole dello stesso Lowen:

“Per ogni paziente è altrettanto importante conoscere l’origine dei suoi conflitti quanto lo sia acquistare consapevolezza di sé attraverso l’attività corporea. I due approcci devono essere sintonizzati tra loro perché la terapia sia efficace. Tutte le modalità psicoanalitiche e psicoterapeutiche vengono utilizzate nella terapia bioenergetica per favorire la comprensione e l’espressione di se stessi. Questo include l’interpretazione dei sogni e l’elaborazione della situazione di transfert.”

Le tappe del processo analitico in psicoterapia bioenergetica

Sono tre le tappe caratterizzanti di questo peculiare processo terapeutico:

  • la consapevolezza di sè, dei propri limiti e delle proprie potenzialità. Occorre imparare a percepire e sentire ogni porzione del proprio corpo, rilevando i genuini sentimenti che possano sorgere in esso, dietro quella maschera che, inevitabilmente, ognuno di noi indossa prima di relazionarsi con gli altri;
  • l’autoespressione di quel che si prova. Se i sentimenti non vengono esternati, e restano soffocati all’interno della nostra mente e del nostro cuore, rimangono repressi. Ciò può comportare, da parte del paziente, una perdita del contatto con sé stesso nonché un abbassamento di autostima e benessere, tanto fisici quanto mentali;
  • la padronanza del proprio io. L’individuo deve avere contezza di quel che sente e prova, mantenendosi sempre in contatto con sé stesso, così da restare capace di esprimersi in modo adeguato alla realtà che si trovi a vivere.

Perché il processo di cambiamento sia efficace deve coinvolgere la persona nella sua interezza psicofisica. Ciascuno di noi vive un’esperienza di vita completa: respira profondamente; sente pienamente, con le orecchie e con il cuore; si esprime in maniera naturale grazie all’intelletto e alla mobilità; resta in contatto con la realtà del suo modo di esistere e sa rispondere in maniera emozionale, senza parlare, grazie alla propria capacità di mentalizzare. Chi è più emozionalmente disturbato ha perso in molti casi ogni contatto con il proprio corpo. Queste persone corrono il rischio di trovarsi intrappolate in una vita irreale, ricca di illusioni sul proprio conto e sulla propria esistenza che li porta a proiettare i problemi vissuti sugli altri, piuttosto che ad attrezzarsi per risolverli.

L’elemento più innovativo messo in campo dalla psicoterapia bioenergetica, nonché forse l’aspetto che maggiormente la contraddistingue, è il concetto di grounding. Si tratta di una peculiare posizione, in piedi, assunta dal paziente. Egli non conoscerà infatti soltanto la posizione distesa, funzionale a raggiungere quelle esperienze di tipo regressivo tanto care ai terapeuti tradizionali, bensì anche un lavoro di indagine psicocorporea mirato ad analizzare la sua capacità di restare in piedi. Per favorire l’autonomia dell’io, è necessario padroneggiare il proprio spazio e sapersi muoversi nell’ambiente in cui è situata l’attuale condizione adulta, di indipendenza e maturità. La psicoterapia bioenergetica si ripromette di fare proprio questo, durante il suo percorso, coordinando al meglio il lavoro mentale e quello fisico.

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