L’amore ai tempi dei social network si può riassumere nel nome di una sola app, la più popolare tra quelle di dating disponibili all’interno degli store digitali: Tinder. Il suo funzionamento è noto a molti. Ci si iscrive inserendo alcune foto personali, una veloce biografia e indicando hobby, passioni e convinzioni. Dopo aver così compilato la propria scheda, l’applicazione ci permette di visitare profili di uomini o donne, secondo le preferenze inserite durante il primo accesso e i filtri impostati, favorendo l’incontro. Il matching tra profili avviene quando ambedue le parti indicano una preferenza per l’altra. A quel punto, ci si possono scambiare messaggi e fissare un appuntamento.
Tinder non è più una delle applicazioni più scaricate per smartphone, come qualche anno fa. Ciononostante, resta ancora il servizio di dating online più utilizzato. Che cosa comporta, a livello psicologico, farne uso? È vero che trascorrere tempo sulle app di dating provoca una percezione negativa e distorta dell’immagine corporea? Approfondiamo questi spunti nelle prossime righe.
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Psicologia di Tinder e meccanismi delle app di dating
Gli utenti attivi di Tinder sono circa 75 milioni ogni mese. Ciò si deve al progressivo successo riscontrato dalla applicazione negli scorsi anni. La dating app è molto popolare, principalmente tra i giovani adulti. I motivi per farne uso non sarebbero legati alla conoscenza di amanti per sesso occasionale, bensì partner con i quali intraprendere una relazione stabile e possibilmente duratura. Questo ci dice una ricerca datata 2017. Un altro motivo del successo di Tinder è il fatto che sia estremamente facile da utilizzare e molto intuitivo.
Dai siti di incontri alle app veloci
La app rappresenta l’anello di congiunzione tra le piattaforme social e i siti di incontri, quelli che erano sulla cresta dell’onda prima dell’esplosione di Facebook. In un’epoca nella quale è sempre più complicato incontrare nuove persone, perché si fa difficoltà a stringere legami duraturi e gran parte delle relazioni sociali passano dai social, l’approccio di Tinder consente di conoscere visi nuovi vincendo la timidezza. Ci si può infatti proteggere dietro la barriera di uno schermo. Il meccanismo della app di dating presenta il vantaggio di agevolare l’utente, al quale non sarà richiesta alcuna dose di coraggio (fosse anche semplicemente quello necessario per rivolgere la parola a uno sconosciuto o una sconosciuta). Allo stesso tempo, però, ciò è anche un forte deterrente. Contribuisce infatti a isolare i giovani, rendendo loro più difficile l’apertura verso gli altri e la socializzazione.
Da un punto di vista pratico, dunque, le app di dating come Tinder rappresentano una nuova frontiera. Il meccanismo è capace di fissare un buon numero di appuntamenti all’utente medio. Ben più di quanti riuscirebbe probabilmente a trovare senza il supporto dell’applicazione. Chi però vive in piccoli centri corre il rischio di sprecare il suo tempo. Troverà infatti profili distanti decine di chilometri, poco interessanti o lontani dalle proprie preferenze. Più che all’efficacia dei risultati, però, in questa sede siamo interessati alla psicologia di Tinder.
L’impatto psicologico della app
Per quanto riguarda i retroscena connessi all’impatto psicologico dell’utilizzo di Tinder, è possibile basarsi sull’esauriente ricerca condotta nel 2017 dai ricercatori statunitensi Jessica Strubel e Trent Petrie. I due si sono volutamente concentrati sugli effetti che la app può avere sulla psiche. I costrutti sui quali si sono focalizzati sono stati quelli della soddisfazione corporea, della tendenza al confronto con gli altri, dell’internazionalizzazione dei canoni estetici, del monitoraggio corporeo e del rapporto tra autostima e body shaming. I risultati ottenuti non sono esattamente incoraggianti e dimostrano che Tinder impatta in maniera piuttosto negativa sul nostro benessere.
La psicologia di Tinder è tutta incentrata sul fatto che il giudizio dato ai potenziali match è prettamente estetico. Dal momento che l’algoritmo della dating app ci mette di fronte a delle foto, è soltanto relativamente a quelle che scegliamo se cliccare sul cuore (qualora l’immagine ci piaccia) o sulla x (nel caso in cui, al contrario, non fosse così). Questo meccanismo cela un sistema perverso. L’utente che riceve pochi cuori, infatti, potrebbe essere portato a giudicare male il proprio aspetto esteriore. A causa di ciò, corre il rischio di interiorizzare nella maniera sbagliata gli ideali estetici dettati dalla società, iniziando uno spietato confronto tra la sua apparenza fisica e quella altrui. In tal maniera potrebbe abbassare, anche in maniera considerevole, la propria autostima. Stando ai risultati della ricerca citata, sarebbero gli individui di sesso maschile a soffrire maggiormente questa situazione.
La psicologia di Tinder e le sue conseguenze
Tinder e le app di dating stimolano un monitoraggio continuo del proprio corpo, incoraggiano una forte oggettivazione della persona e autorizzano l’ininterrotta valutazione dell’aspetto esteriore. Una vetrina nella quale si espone la mera apparenza fisica favorisce l’esplosione di tendenze narcisistiche e l’eccessiva consapevolezza della propria avvenenza. Si tratta di un cocktail micidiale. Da questo sottobosco, infatti, possono sbocciare ansia, sintomi depressivi, sentimenti di vergogna, disfunzioni sessuali, disturbi alimentari e situazioni di forte stress psicologico.
L’utilizzatore di Tinder è simile al nobiluomo – o alla nobildonna – dei tempi andati, che si preparava a essere immortalato su tela. Viene spogliato di ogni tratto individuale all’infuori dei lineamenti del viso e dell’appeal sessuale del corpo. Ciò conduce a un eccessivo criticismo verso sé stessi e favorisce l’insorgenza di dubbi sul proprio valore. Senza che ci se ne accorga si perdono tanto la consapevolezza quanto il controllo sugli stati corporei interni e si abbassano, anche in maniera sensibile, motivazione personale e amor proprio.
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