Vaso di Pandora

Perché si muore per uccidere

Sono d’accordo con Papa Francesco, grande uomo cristiano.
Non ho mai pensato a Bin Laden e ad ISIS se non come ad organizzazioni funzionali e pertanto alimentate da grossissimi interessi economici soprattutto dei trafficanti d’armi, ma non solo.

I governi cosiddetti occidentali hanno consentito tali traffici a loro volta utili ad esercitare il potere per il potere e la prepotenza disumana intendendo con tale termine un patrimonio di violento egoismo che in parte caratterizza tutti quando pensiamo di essere onnipotenti, immortali e in definitiva più furbi degli altri eccitati intensamente dall’inebriante sensazione di non dover fare i conti con l’effimero tempo da trascorrere nel mondo.

Il terrorismo degli anni di piombo in Italia, come anche quello attuale in Europa ha da sempre utilizzato persone fragili e certamente fortemente disturbate sul piano psichico che giustifica forse queste mie brevi considerazioni che non vogliono “psichiatrizzare” un fenomeno complesso, ma riflettere brevemente su alcune caratteristiche di chi muore per uccidere.

Difese psichiche malfunzionanti o primitive come la scissione, la proiezione e soprattutto la negazione concorrono nel determinare la preparazione dell’atto estremo pur non facendo parte strutturalmente di un disturbo psicotico.

La religione può contribuire come elemento suggestivo a favorire tale atteggiamento e ad incrementare la predisposizione a morire in nome di qualcuno, ma certamente rappresenta un pretesto e non è nemmeno importante quale sia.

Ricordate i suicidi rituali della setta Manson?

Quindi il problema da individuale diventa collettivo e da psichiatrico diventa sociale, economico e politico ed in definitiva culturale e nessuno se ne può sentire estraneo come nessuno poteva né doveva sentirsi estraneo al nazismo.

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 Il Vaso di Pandora, dialoghi in psichiatria e scienze umane è una rivista quadrimestrale di psichiatria, filosofia e cultura, di argomento psichiatrico, nata nel 1993 da un’idea di Giovanni Giusto. E’ iscritta dal 2006 a The American Psychological Association (APA)

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