Vaso di Pandora

Per la sicurezza, niente armi nell’ambito della sanità

Nell’ultimo periodo vi sono stati tre decessi a seguito dell’uso del Taser. Sui rischi, noti da tempo, per le persone con uso di sostanze, in trattamento psicofarmacologici, con cardiopatie è recentemente intervenuto lo psichiatra Andrea Angelozzi

Il personale degli Istituti di Vigilanza in ambito sanitario

In tutta Italia, negli anni si è diffuso l’utilizzo di personale degli Istituti di Vigilanza privata nell’ambito della sanità. Una tendenza che si è accentuata con la pandemia da Covid 19 al fine di controllare accessi, di far rispettare le norme preventive e il distanziamento. 

Vi è un ampio impiego di personale degli Istituti di Vigilanza in Pronto Soccorsi, REMS, SPDC, SerD e altri servizi e preoccupa il fatto che il personale degli Istituti di vigilanza è in molti casi armato.

Le armi non dovrebbero essere utilizzate

Tutte le attività dovrebbero essere svolte senza la presenza di armi che potrebbero costituire un altissimo pericolo in caso di aggressioni, insubordinazione, sottrazione da parte di utenti dei Pronto soccorsi o ospiti delle strutture sanitarie.  Ad esempio, negli Istituti di Pena, ai sensi dell’art.41 della legge 354/75 “gli Agenti in servizio all’interno degli Istituti non possono portare armi.” Il 17 settembre si ricorda come la sicurezza delle cure sia un valore essenziale per utenti, operatori, familiari e cittadini.

Per questo credo che le Autorità preposte debbano rivedere e proibire l’uso del Taser e le attività degli Istituti di Vigilanza venga effettuate per lo meno senza la presenza di armi. 

Infine, come disposto dalla legge vengano attuate tutte le azioni preventive (dotazione di risorse, strutture, organizzazione, formazione e comunicazione) e stilati i previsti protocolli con le Forze dell’Ordine. Più denunce, arresti in flagranza differita, più pene non bastano e non si possono attuare senza sistemi di videosorveglianza.

Infine occorre colmare le carenze di personale che determinano ritardi, frustrazione, stress, rabbia con conseguenti possibili conseguenze sulla qualità delle relazioni di utenti e familiari e sulla sicurezza delle cure.

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