Sto impazzendo! Diventerò matto. Sono fuori di me. Quanti tra i lettori hanno mai pronunciato frasi di questo tipo, o similari. Spesso, ci esprimiamo così quando attraversiamo circostanze di forte stress emotivo, in momenti concitati o altre occasioni che, di fatto, lasciano il tempo che trovano. Non si tratta di testimonianze che si riferiscono davvero a un timore concreto di perdere il senno. Eppure, la paura di impazzire, per alcune persone, non è soltanto uno stato mentale estremamente temporaneo, bensì una preoccupazione vera e propria, dovuta al terrore di perdere cognizione della propria vita e non essere più capaci di gestirla. Quando questa paura si fa concreta, origina rimuginii e pensieri ruminanti, i quali causano angoscia, ansia e mettono l’individuo in allerta. Vediamo da cosa possa essere causata la paura di impazzire e quali strategie si possano impiegare per superarla.
Aver paura di impazzire
Quando ci troviamo a vivere stati emotivi, fisici e fisiologici particolari possiamo allarmarci e temere di essere davvero sul punto di impazzire. Non è una circostanza rara come si potrebbe credere. Basta attraversare un momento di difficoltà e non ricordarsi bene alcune cose o, magari, non ritrovare più alcuni oggetti che sono sempre stati in una posizione, e ora non ci sono più, per temere di non essere più capaci di intendere a dovere. Tale giudizio rafforza il dubbio di trovarsi davvero sul punto di perdere la trebisonda. Chi teme di impazzire in maniera concreta tende a osservarsi con profonda attenzione. Ogni stato mentale alterato, compresi quelli fisiologici, che tutti possiamo attraversare quando viviamo giornate particolarmente impegnative, si interpreta come segno indubbio dell’imminente follia. È naturalmente un’esagerazione.
Quando si attraversa uno stato di confusione dovuto a un momento di ansia o angoscia, non si sta diventando pazzi. Se si pensa continuamente al passato, ruminando, poiché si hanno grossi rimpianti e rammarichi si vive una brutta situazione (e sarebbe bene uscirne al più presto), ma non si è sull’autostrada della follia. Se si guarda al futuro con troppa preoccupazione sarebbe bene acquisire maggiore serenità, magari godendosi di più il presente, ma non si è intrappolati in una situazione che ci renderà matti. Facciamo attenzione alle nostre riflessioni e consideriamo se la nostra paura di impazzire non si debba semplicemente a un momento difficile, di smarrimento.
Un timore ben noto ai libri di storia
Espressioni utilizzate nella quotidianità come pazzo, folle o matto sono parte di un sottobosco che trae origine nella storia. Anticamente, la condizione di follia era associata a motivi spirituali, religiosi oppure mistici. Tutti i comportamenti devianti venivano interpretati come punizioni divine. Il folle doveva essere allontanato dalla società, quando gli andava bene, perché sovente correva il rischio di essere arso vivo. Verso gli inizi dell’800, i malati iniziarono a essere trattati come tali. Internati in luoghi appositi, si iniziò a prendersene cura, ma in maniere spesso disumane. Si fece largo uso di lobotomia, elettroshock, contenzione fisica e/o isolamento. Solo verso la metà del secolo scorso vennero sintetizzati i primi psicofarmaci e data, in questa maniera, una sua dignità al malato psichiatrico.
Alla luce di questo breve excursus storico non è difficile capire come, anche a livello culturale, la paura di impazzire e delle sue conseguenze appaiano minacciose, quando non proprio inquietanti. Un simile background non può che aumentare ulteriormente il timore di poter diventare pazzo.
Si diventa davvero pazzi?
La scienza ci ha spiegato chiaramente come, in realtà, sia piuttosto difficile diventare folli dall’oggi al domani. Perdere le proprie facoltà mentali, come avviene durante il cosiddetto esordio psicotico, è molto raro. Quando avviene, è spesso a causa di un forte trauma improvviso. Sicuramente, siamo ben lontani dal poter perdere il controllo durante, o a seguito di, uno stato di confusione mentale dovuto all’ansia. Normalmente, i gravi problemi psichiatrici, tali da far perdere il contatto con la realtà, si manifestano già lungo il corso dello sviluppo. Vi sono poi reali sintomi e segni precedenti all’esordio, i quali fungono da campanello d’allarme. Per tutto il resto si tratta di alterazioni emotive, fisiologiche o cognitive comprensibili all’interno di un funzionamento psicopatologico, ma che non portano direttamente alla perdita delle proprie capacità mentali.
Come affrontare la paura di impazzire
Esistono delle strategie capaci di aiutarci a fronteggiare la paura di impazzire. Innanzitutto, faremmo bene ad accogliere a braccia aperte le nostre emozioni, senza temerle. Consideriamole normali espressioni del nostro corpo, varie e mutevoli, le quali desiderano soltanto comunicarci qualcosa. Quel che dobbiamo fare, è imparare ad ascoltarle. Quando si prova ansia, tristezza, rabbia o gioia incontenibile, non si sta diventando pazzi. Semplicemente, stiamo attraversando un periodo emotivamente forte. Questo non deve spaventarci. Sospendiamo il giudizio e sforziamoci di restare nel qui e ora. Affrontiamo le nostre vulnerabilità con apertura e accettazione. Farlo è solitamente difficile, ma possiamo farci aiutare.
Uno strumento alla portata di tutti come la meditazione (se non siamo capaci di portarla avanti da noi, possiamo sempre rivolgerci a maestri della mindfulness) può aiutarci da questo punto di vista, perché ci consentirà di somatizzare meglio il momento che viviamo, evitandoci alterazione e nervosismo. È anche possibile farsi supportare da uno specialista. Uno psicoterapeuta cognitivo-comportamentale potrà aiutarci a normalizzare quei sintomi che viviamo come sentori di un futuro impazzimento, riattribuendoli a cause innocue e che non ci spaventino. Se impariamo a convivere con le nostre sensazioni e reazioni fisiologiche, vivendole esclusivamente per quel che sono, eviteremo di farci dominare dalla paura di impazzire.