Vaso di Pandora

Open Day: l’intervento di un’allieva del primo anno

Sono una psicologa clinica, ho 25 anni e sono allieva al primo anno della scuola di Psicoterapia Istituzionale. La Scuola di Psicoterapia Istituzionale adotta un approccio integrato, basato su concetti tratti da diversi modelli psicoterapeutici, per affrontare realtà cliniche complesse e in evoluzione. Gli allievi sono formati a realizzare interventi che uniscono varie modalità di colloquio con tecniche terapeutico-riabilitative (espressive, corporee, cognitive, sistemiche, ecc.), guidati da strumenti psicodiagnostici. La formazione include anche il lavoro con le istituzioni, attraverso lo studio dei processi istituzionali e l’uso di metodologie per la formazione, supervisione e supporto dei gruppi di lavoro.

È ancora una sensazione un po’ particolare dire di essere un’allieva della scuola di psicoterapia perché per noi psicologi tale traguardo sembra sempre molto lontano, quasi imprevedibile perché non si sa precisamente a cosa si va incontro dopo gli studi universitari.

La scelta del percorso da intraprendere

Di conseguenza, scegliere il percorso da intraprendere è una riflessione continua con se stessi, ci si interroga su quali potrebbero essere le scuole e gli indirizzi più affini a noi su cosa sentiamo di voler essere e/o di voler diventare. A testimonianza di questo, porto la mia esperienza personale: prima di affrontare l’esame di stato, ho svolto il percorso di tirocinio presso il reparto di Neuropsichiatria infantile all’ospedale G. Gaslini all’interno del quale ho sentito la necessità di intraprendere una scuola che permettesse di aver una visione più ampia, visto lo scorrere repentino dei giorni che viviamo. Siamo figli di un tempo molto dinamico che richiede una maggiore flessibilità e la necessità di avere più punti di vista e tecniche di intervento. Io stessa, da giovane che vive in questo periodo storico, mi sento molto diversa dalla maggior parte dei miei coetanei a causa di questo dinamismo.

Inoltre, al Gaslini ho avuto la possibilità di rendermi conto dell’importanza del lavoro in équipe, della necessità di avere un confronto costante anche con altre figure professionali e di sperimentare  diversi approcci terapeutici, date le diverse scuole di pensiero. Io in veste di osservatrice, ho avuto la possibilità di assorbire, come una spugna, tutte le tecniche di intervento che venivano proposte a seconda dei bisogni del paziente. 

Successivamente, ho esplorato in ogni sua parte il sito del Miur, ho scoperto la rinascita di questa scuola e andando all’open day dell’anno scorso, mi sono sentita invadere dalla sensazione di essere nel posto giusto; sensazione che è stata confermata con il trascorrere delle lezioni e delle attività proposte dai vari docenti in questi 5 mesi. 

Perché ho scelto la Scuola di Psicoterapia Istituzionale

Quando mi hanno chiesto di preparare questo intervento ho un po’ rivissuto le emozioni descritte precedentemente e mi sono soffermata sulle caratteristiche che mi hanno convinta a scegliere questa scuola, in particolar modo l’approccio integrato, che da la possibilità di ampliare le conoscenze in più direzioni e l’approfondimento, in maniera molto valida, di materie come psicofarmacologia e neurobiologia, a differenza di altre scuole nelle quali queste discipline non vengono trattate, e la grande esperienza dei docenti stessi.

I primi anni sono caratterizzati non solo da una teoria più specifica rispetto a quella universitaria, ma anche da alcune esercitazioni pratiche attraverso la presentazione e discussione di casi clinici.

Trovo di fondamentale importanza sia il confronto con i miei compagni ma soprattutto l’approccio diretto con i docenti che genera un dialogo costante molto arricchente anche dal punto di vista personale. 

In questi primi mesi sento di essere a favore di un cambiamento interno mosso dagli stimoli che questa scuola mi offre in maniera costante, anche grazie alle supervisioni che consentono una continua messa in gioco di se stessi. Un altro aspetto che mi ha convinta è la possibilità di svolgere il tirocinio all’interno del gruppo Redancia e del gruppo Kos per due principali motivi: il primo, forse il più banale, sottolinea l’aspetto facilitatore nel non dover cercare da soli una struttura che ti permetta di esperire quanto è in corso di apprendimento, il secondo di svolgere il tirocinio all’interno di una comunità terapeutica della quale i docenti fanno parte. 

Ulteriori punti a vantaggio sono la presenza di molteplici seminari, all’interno dell’anno accademico, individuati e selezionati dai formatori (in linea con il nostro approccio e le nostre supervisioni) e il gruppo ristretto di noi allievi che da la possibilità di stringere un rapporto profondo e immersivo.

Mi sento soddisfatta e spero che questa sensazione mi accompagni per tutto il percorso.

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