La presentazione del numero monografico de Il Vaso di Pandora – Dialoghi in psichiatria e scienze umane, dedicato al tema del femminicidio, è stata molto più di un evento editoriale.
È stata un’occasione di incontro autentico, di confronto libero e plurale, in un momento storico in cui il pensiero critico sembra spesso ostacolato da logiche semplificatorie, dalla ricerca del capro espiatorio, o da una narrazione mediatica che tende alla “pornografia del dolore”, espressione nata dalla scrittrice Michela Murgia per denunciare la spettacolarizzazione voyeuristica della cronaca nera.
I miei ringraziamenti
Voglio ringraziare innanzitutto tutte le persone che hanno partecipato – in presenza e da lontano – portando con sé attenzione, domande, silenzi, ascolto.
Un grazie agli autori e alle autrici che hanno contribuito con passione e rigore alla costruzione di questo numero: i loro scritti, diversi per formazione e prospettiva, si sono intrecciati in un dialogo coraggioso e necessario.
Un confronto che non cerca risposte facili, ma cerca senso, cerca responsabilità, cerca giustizia – nella sua forma più profonda.
Grazie di cuore al pubblico presente, attento, partecipe e profondamente coinvolto: donne e uomini che hanno scelto di esserci non solo come rappresentanti di associazioni – come l’UDI – Unione Donne in Italia, la nascente realtà genovese Tutela al Femminile, la Rete al Femminile e tante altre – ma soprattutto come singole persone desiderose di ascoltare, comprendere, interrogarsi. La vostra presenza ha reso possibile un momento autentico di riflessione condivisa.
Un sentito ringraziamento alla Cooperativa sociale Il Ce.Sto che ci ha ospitato allo spazio archeologico dei Giardini Luzzati, in una splendida cornice storica che valorizza gli antichi resti dell’anfiteatro romano e restituisce un’atmosfera di incontro e rigenerazione urbana.
Un ringraziamento particolare va a Grazia Zuffa, alla quale questo numero è idealmente e affettivamente dedicato. Il suo contributo, consegnato pochi giorni prima della sua scomparsa, è stato – come ha scritto Monica Carnovale nell’introduzione – un atto teorico e politico di grande lucidità. Il suo pensiero resta con noi come una bussola, e come una voce che continueremo ad ascoltare, che ci guiderà nel nostro percorso.
Grazie a Franco Corleone, alla Società della Ragione che con Giulia Melani e Patrizia Meringolo hanno sostenuto questo numero speciale del Vaso di Pandora, che ha reso possibile l’apertura di uno spazio di pensiero non addomesticato, capace di sottrarsi al frastuono dell’immediatezza e di accogliere, con misura e profondità, le pieghe più sottili e inquietanti della complessità del nostro tempo.
Grazie a chi ha curato e organizzato l’incontro, a chi ha sostenuto questo progetto e a chi ha reso possibile la pubblicazione di questo volume, nonostante le fatiche che ogni percorso culturale comporta.
Accogliere la complessità e la profondità
In un tempo segnato da semplificazioni, giudizi rapidi e narrazioni sempre più polarizzate, iniziative come questa dimostrano che c’è ancora spazio per accogliere la complessità, per tenere aperti i dubbi, per restituire profondità e rispetto a temi che meritano rispetto, non spettacolarizzazione.
Mi sono chiesto, alla fine di questa giornata così intensa, se sia stata la carta – il formato cartaceo della rivista – a rendere possibile una tale profondità di ascolto e di scambio. O se, invece, la vera sfida che abbiamo davanti sia quella di riuscire a portare anche online quello stesso spessore, quella stessa cura, quella stessa capacità di far nascere domande autentiche. Forse non è una questione di supporti, ma di come scegliamo di abitare gli spazi che costruiamo – anche quelli digitali – e di quanto davvero crediamo nella possibilità di pensare insieme.
Giornate come questa dimostrano che è ancora possibile scegliere la complessità, l’ascolto, il pensiero.
È ancora possibile fermarsi a riflettere, insieme.
Abbiamo parlato di giustizia, di psichiatria, di responsabilità, di cultura. Ma soprattutto abbiamo esercitato – insieme – il diritto e il dovere di pensare.
E questo, oggi, è già una forma di resistenza.
Grazie per aver condiviso con noi questo tempo prezioso. Continueremo a farlo, numero dopo numero, voce dopo voce.
E forse, oggi, questo è uno dei gesti più radicali e necessari che possiamo compiere.
Il volume monografico dal titolo “Femminicidio, storie e riflessioni” può essere acquistato anche in forma digitale nel nostro e-commerce.
Grazie agli autori del libro e agli organizzatori della presentazione. È stato anche per me un evento molto intenso, di condivisione e presenza in un’atmosfera comunitaria. Sono arrivata insieme agli allievi del primo anno della scuola di Psicoterapia Istituzionale forse questo e il luogo di impatto straordinario, mi ha fatto particolarmente sentire di essere nel contesto adatto ad accogliere la complessità della necessaria e impegnativa riflessione su un tema tanto doloroso e difficile .