Vaso di Pandora

Nei peggiori bar di Bologna

L’atro giorno ero in un bar. Guardavo le persone dal mio tavolino. Alcuni solitari leggevano la Gazzetta dello sport, altre coppie di anziani chiacchieravano davanti ad un cappuccino. Guardavo la barista cinese che svogliatamente batteva alla cassa. Ho sempre trovato i bar attraenti. Bukowski diceva che per conoscere davvero l’animo umano bisognava andare nelle peggiori bettole del paese.

Mentre guardo il tg alla TV e mi mangio un panino al prosciutto, mi chiedo cosa ne sarà della mia vita.
Ieri A. ha spaccato a pugni la porta dell’infermeria. Voleva a tutti i costi morire. Non ho mai sentito degli urli così disperati. Sono tornato a casa svuotato. Vedere una ragazza così giovane con una volontà ferrea di porre fine alla sua esistenza non è facile. Era un corpo in gabbia. Io mi sento uguale.

Vedo una paziente che cammina molto male, non riesce a parlare bene. Ha cercato di uccidersi con delle martellate in testa. Prima tagliandosi la gola. Non c’è giorno che dica di voler morire. Comunica scrivendo sul tablet. Vorrebbe fare cose semplici. Uscire a fare un aperitivo. Andare al mare. Ma non riesce.

Per arrivare a questa casa in provincia, devo passare attraverso bellissime colline coltivate. Il sole illumina la strada e tutto sembra così bello, intenso, armonioso. Tutta l’armonia apollinea della natura si spezza davanti al caos della sofferenza. Una volta la madre mi ha raccontato che la figlia mentre era da sola in macchina davanti ad un torrente ha girato le chiavi della macchina per fare partire la radio. In realtà aveva messo la prima e lentamente scivolava nel fiume. La madre sprofondando nel fango ha fermato la macchina. Sotto la pioggia.

In ospedale mi hanno raccontato questa storia. Un ragazzo aveva avuto un incidente ed era diventato paraplegico. Il padre veniva tutte le sere dopo lavoro ad assisterlo. Poi tornava a casa all’alba. Un giorno ebbe un incidente e diventò paraplegico pure lui. Nello stesso ospedale.
Cosa significa tutto ciò?

Quando guardo le case di mattoni rossi che scorrono dal finestrino della mia macchina penso a tutte le vite passate presenti future che vivono, passano e attraversano. Ma io cosa posso vedere veramente? Se sfugge tutto così velocemente.

Mi sento così precario. Non posso fidarmi neanche del mio pensiero. Visto che nascosti dal nostro sguardo le vite prendono forme diverse da quelle che ci illudiamo di conoscere.
Conosco solo immagini fioche.

Un paziente mi ha raccontato che in una tale data lui è morto. E poi rinato. In un altra forma. Prima faceva il sommergibilista in un sottomarino Usa. Ma poi ha fallito un test di immersione. Ha avuto paura di rimanere senza ossigeno. L’hanno mandato via dai militari. E mentre tornava a casa dall’ accademia, ha preso male una curva, la macchina si è ribaltata e ha preso fuoco. Quel giorno mi ha raccontato che è morto. Il giorno dopo è rinato in quella
forma vitale che poi ho incontrato in comunità. Adesso io posso prendere in considerazione che la cosa non abbia il minimo indispensabile senso logico. È un’ipotesi. Potrei anche pensare che però dentro quest’uomo gentile c’è una parte della sua mente che sia rimasta senza ossigeno quando è andata troppo in profondità nei meandri dell’ Oceano detto
Inconscio e che l’urto con il fallimento di questo contatto l’ha portato a perdere il volante e a bruciare vivo. Rinato poi in una forma vivente malata. Sebbene viva.

Provo molto amore per chi soffre. Rivedo in loro quello che brucia dentro di me. Ma perché alla base di tutto la sofferenza regna sovrana?

L’enigma del male che pervade il mondo rimane alla radice della nostra biologia e della Natura. Ma se non abbiamo punti fissi. Appigli. Contenitori. Cosa significa passare, vivere, morire? Se in fondo il Tempo cancella ogni cosa. Tutto mi sembra spoglio ed impossibile da sostenere.

Quando morirò. Tornerò a essere parte di questo tutto. Mi fonderò. Diventerò un intreccio con il tutto. Eppure per un minuto infinitesimo c’è stato qualcosa di diverso. Quello che si chiama vita umana. Essa verrà cancellata nella sua totale insignificanza.
Amerò ed intreccierò il mio destino con altri destini. Adesso qui insieme. Poi nulla per sempre. Tutto, tutto finito. In un battito.

La sera, nelle giornate più buie, quando ho avuto una giornata difficile e mi sento sconsolato. Porto in giro il mio cane per un passeggiata. E guardo la luna. Che ci osserva, lontana. Penso alle persone che amo. Penso alle persone che ho perso. Penso che, a volte, la vita sia brutale. In quei momenti mi ritorna in mente una poesia di Caproni:

Ho provato anch’io.
È stata tutta una guerra d’unghie.
Ma ora so.
Nessuno potrà mai perforare il muro della terra
.

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