Vaso di Pandora

Riflessioni sull’attualità dei sentimenti di speranza

Lo squillo di tromba del giubileo vs l’antipatia positivista per la speranza

                                                                                         “Footfall echo in the memory   

                                                                                         down the passage which we did not take

                                                                                         toward the door we never opened

                                                                                         into the rose-garden. My words echo

                                                                                         thus, in your mind.”

                                                                                         Four Quartets T. S.Eliot  

(“Eco di passi nella memoria/sotto il passaggio che da noi non fu preso/verso la porta da noi mai aperta/dentro il giardino delle rose. L’eco delle mie parole/in questo modo, nella vostra mente”).

Propongo alcune riflessioni intorno ai fondamenti per cogliere il senso della speranza e più in generale l’esigenza di “dar senso“ (raccontare fatti, sentimenti, cose e … gli altri), così essenziale per l’uomo come la capacità di orientarsi nella consapevolezza e nella meditazione sulla propria vita interiore e sulle possibilità che nascono dal sogno o stati di coscienza che meglio accolgono potenzialità intuitive. La cifra che più desidero mettere a fuoco è l’evocazione, uno degli artifizi agibili anche nella prosa per connettersi, conoscere e rappresentare qualcosa, che in qualche forma ho ritrovato in scritti di Carmelo Conforto, recentemente riguardo al pensiero di Eugenio Borgna e alle affinità alla base del loro rapporto, che mi ha suscitato il desiderio di riproporre questa modalità di raccontare che tendo a utilizzare e sento congeniale.

Senso e significato della speranza

L’integrazione, in altre parole il tener conto, di quanto sappiamo di noi e ciò che religioni, scienza, psicoanalisi, filosofia nonché varie forme di tradizioni sapienziali ci mettono a disposizione è difficile e impegnativa. Tuttavia diventa a volte semplice, nella sua immediatezza, appena ci accorgiamo che si tratta di qualcosa che facciamo costantemente in modo implicito, allora più consapevolmente possiamo assumere l’intenzione di servirci dell’ampio orizzonte e della distanza giusta da cui guardare e forse, a volte, comprendere “Miserie e Splendori” dell’anima umana consentendoci di ridimensionare esaltazioni individualistiche (o fanatismi) e la cecità performativa della clausura opprimente e disperata “in noi stessi” molto presente ai nostri giorni.

Si tratta, credo, di valorizzare il piacere di usare la nostra mente, render merito all’intelligenza umana…

Integrazione e immediatezza

Sul filo di questo argomento molti pensatori, di varie estrazioni, si sono espressi è infatti tema di ampiezza transdisciplinare. Nell’ambito del gruppo del Vaso di Pandora è stato a volte citato e ripreso Y.N. Harari, storico israeliano, che vede proprio  nell’epoca che stiamo vivendo occasioni straordinarie di conoscere la nostra mente, che tuttavia rischiano di andare perdute.

Quest’ultimo  si rileva come il problema dei problemi, infatti la misteriosa potenzialità della mente, (in parte e proficuamente, già da tempo supportata da dispositivi artificiali) che va sempre più chiarendosi nella sua costituzione relazionale, si sta dispiegando nella sua “complessa essenzialità”, ma lo sguardo profondo e attento necessario (che soprattutto la ricerca artistica  promuove) pare distrarsi venire distolto, mentre la capacità di relazione, l’aprirsi all’incontro con l’altro, sembra soverchiata da urgenze pressanti di una quotidianità sempre più incalzante [e sempre più oberata dall’ impegnativo mostrarsi o forse si può meglio dire esibirsi,  per la necessità indotta di esternare la propria immagine].

Occasioni di conoscenza

Peraltro C. Bollas, altro autore spesso presente nei dialoghi  del Vaso di Pandora, ci segnala le conseguenze del grave trauma che ha rappresentato, soprattutto per l’uomo occidentale, la visione del fallimento di valori strutturati in ideologie e azioni politiche, come anche dell’idealizzato amore romantico.

L’evoluzione di grandi ideali ottocenteschi ha infatti prodotto nel secolo breve  maldestri e catastrofici tentativi di concretizzare sistemi di idee anche attraverso la loro riduzione a rigidi strumenti, paradossalmente intesi a migliorare la vita sociale.  Inaspettatamente e/o sprovvedutamente ci siamo trovati di fronte alla loro decadenza: un crollo quasi contemporaneo  alla maggior rilevanza di evidenze riguardo all’inconsistenza critica di alcuni aspetti dell’individualità  e in particolare dell’ “ego”, mentre ancor oggi risulta assai problematico liberare la speranza dalla “Sehnsucht”: brama desiderio struggente di un bene irraggiungibile, il grandioso sentimento che il romanticismo aveva, spesso disastrosamente, messo a fuoco.

Intersoggettività costitutiva dell’esistenza

Ci troviamo dunque ora ad affrontare il compito, di recuperare o scoprire il valore della cornice indispensabile  dell’intersogettività costitutiva di identità ed esistenza?

Molti ormai ribadiscono l’essenziale sostegno rappresentato dall’agevolare  consuetudini di  esperienze di vicinanza, contatto e comprensione, la mediazione del gioco , la possibilità di condivisione (come specificamente può accadere in esperienze artistiche come il suonare insieme) cioè promuovere  possibilità di crescita e occasioni preziose di vita di per sè generative di speranze proprio per la loro pregnanza e il radicamento nella presenza del corpo nell’articolarsi di percezioni e sentimenti  nella dimensione comunitaria della cultura cioè nella costitutiva relazionalità umana.

Reincanto e poesia della vita

Se per esempio ho la Speranza che si riproduca la magia di una serata speciale di musica è perché quella serata l’ho in parte già reinventata e, nell’intreccio dei diversi sensi, “sentita” e già vissuta avendone memoria, ma soprattutto l’ho CONDIVISA in una vasta dimensione caratteristicamente transgenerazionale.

Mi piacerebbe che questo “esempio metaforico” desse modo di evocare la speranza nel gesto, nel pensiero e nell’azione , la disponibilità ad andare oltre trasportati da una sorta di proposito implicito a vivere e giocare con ARTE.

Per ripristinare l’autentico valore di una soggettività che fa esperienza di sé e può apprendere desiderando, muovendosi e inventando traducendo sentimenti che forse possono salvare “la poesia della vita “(come si propone il poeta Davide Rondoni)?

                                                                                        

                                                                                        

                                                                                        

                                                                                                                                 

Note Bibliografiche
1

Davide Rondoni Salvare la poesia della vita. In cammino con i poeti e Francesco. 2018 Ed.Messaggero Padova

2

Gianluca Didino La Figura Umana. Friedrich il contagio romantico e l’apocalisse.2024 Ed.Tlon

3

Lina Bolzoni e Josè Tolentino de Mendoça Poesia e stupore. Antiche e nuove esperienze. 2024 Ed. Treccani

4

Enrico Baiardo Fulvio De Lucis Dentro il mondo.Oltre il tempo. Lettura dei Quattro quartetti di T.S.Eliot 2015 Erga Ed.

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Commenti su "Riflessioni sull’attualità dei sentimenti di speranza"

  1. E’ apparso qualche tempo fa su Repubblica un articolo di Roberto Esposito che fa riferimento al volume di Paolo Godani, “Melanconia e fine del mondo”. Melanconia: il contrario della speranza, e forse un altro modo di definire quella che Caterina Vecchiato chiama “clausura opprimente e disperata in noi stessi”.
    Si parla di una esperienza di “fine del mondo”; e forse – credo – viverla così ha a che fare con la presunzione dell’Occidente di considerarsi “il mondo” . Frantumazione dell’esperienza e dileguamento del senso: si fa riferimento al Freud di Lutto e melanconia, al Sartre della “Nausea”, a Baudelaire, a Nietzsche, a Benjamin, al nichilismo.
    Si propone, in prospettiva, una possibile via d’uscita, e dunque un recupero della speranza: disattivare i miti dello sviluppo e del progresso, disinvestire dalle pulsioni eccessive. I due suggerimenti mi paiono collegati: spinta incessante allo sviluppo e al progresso sono legati all’avidità. Rifacendosi a Spinoza, Esposito invita a rinunciare al nostro frenetico attivismo per immergerci nella trama delle cose, fino a sentirci parte di esse.
    Ciò non è lontano dall’invito di Caterina Vecchiato a orientarci nella consapevolezza e nella meditazione sulla nostra vita interiore. Mi viene naturale citare il Tao-Te-Ching: L’uomo reale non perde l’Io nel non-Io; esclude l’esteriore, consiste nell’interiore.

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  2. Grazie per il commento che amplia e comprende l’impegno a trasformare in pensieri ed esperienze sentimenti di perdita e confusione . Finalmente immergersi nella trama delle cose fino a sentirci parte di esse presentifica possibilità di cura , armonie recuperabili anche attraverso la melanconia.

    Rispondi

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