Vaso di Pandora

L’impatto delle nuove tecnologie sulle funzioni mentali

Da circa 30 anni l’uso di internet e delle nuove tecnologie è diventato sempre più rilevante e sta attraversando ogni aspetto della vita delle persone e delle comunità, arrivando a condizionare fortemente la politica e le democrazie.

Parte della vita e del mondo si è via via trasferita in internet. È in atto la transizione digitale. Ormai è quotidiano iniziare la giornata accendendo un computer. E se non funziona persone e servizi vanno in tilt. Come ogni tecnica funziona, ma forse non abbiamo ancora colto tutte le implicazioni di questa rivoluzione.

Siamo all’interno di un sistema governato in larga parte da multinazionali private sfuggenti ad ogni processo di regolamentazione. Questo espone i fruitori a possibili censure e condizionamenti. Ad esempio in caso di elezioni non c’è “par condicio”. Sembra non esserci spazio per il pensiero critico specie se sgradito al potere (si pensi al cambiamento climatico) e persino certi temi vengono censurati come denunciato da Lancet. Infatti “l’uso di alcuni termini è vietato sui siti web del governo degli Stati Uniti (e nei manoscritti inviati a riviste scientifiche), tra cui “genere”, “transgender”, “LGBT” e “non binario”, e una direttiva ha sospeso la presentazione di nuovi lavori per la pubblicazione per tutti i dipendenti e gli appaltatori del CDC.”

Quello che doveva essere il mondo globalizzato idealmente incentrato sulla libertà e sui diritti sta portando in tutt’altra direzione e sembra operare in funzione di un capitalismo finanziario che spinge verso un liberismo autocratico.

Quello che accade nel web non è virtuale

Quella che si realizza nel web non è affatto una vita virtuale ma è reale parzialmente dematerializzata diversa da quella intersoggettiva che si sviluppa attraverso menti e corpi in presenza. L’altro come funzione identitaria (riflessa) e di autoregolazione viene a mancare.  La potenza di internet nel dare accesso a mondi “altri” è molto elevata e permette la creazione di una dimensione di vita separata, ignota e attrattiva al tempo stesso. Fantasia e inconscio. Siamo di fronte ad un mondo sconosciuto dove via via si riproducono in forme variate tutte le modalità di vita ma in forma immateriale, quindi senza corpo e ambiente. A partire da questo, occorre trovare un collegamento tra questi due mondi. Lo si può fare solo insieme e accompagnati.

Con internet si è diffusa la babele delle lingue, dei messaggi dove la brevità e la velocità dominano e superano quelle umane rischiando di attivare solo pensieri veloci a scapito di quelli lenti.

Impatti delle nuove tecnologie per la salute

Tanti sono gli aspetti di questa rivoluzione e numerosi sono gli impatti per la salute. Molto diffusa è la consultazione di “Dr. Google” e sono tantissime le informazioni mediche reperibili in rete. Attraverso internet si formano gruppi, si sviluppano conversazioni, anche di professionisti, si realizzano nuove modalità di terapia, documentazione, riviste, convegni e call nazionali e internazionali. Si sono anche realizzate importanti innovazioni tecniche (robot per la chirurgia, neuroriabilitazione ed al.).

Internet, in particolare i social appiattiscono la gerarchia delle competenze e, mancando una verifica delle fonti, nell’anonimato si diffondono fake news. Si arriva al c.d. paradosso dell’ignoranza (effetto Dunning-Kruger) per il quale individui non esperti e poco competenti in un campo tendono a sovrastimare la propria preparazione ritenendola, a torto, superiore a quella di chi ha una solida base scientifica.

Le fake news

Il fenomeno della disinformazione è così ampio da minacciare la salute pubblica. Le persone da sole non riescono a distinguere le notizie vere, scientificamente fondate e attendibili da quelle false e infondate. Il fenomeno è complesso e con una pluralità di valenze e, se da una parte l’Intelligenza Artificiale può rappresentare una minaccia, dall’altra potrebbe aiutare gli individui segnalando i contenuti privi di basi scientifiche.

L’accesso in anonimato alla rete rende possibili frasi offensive (c.d. “flaming”) verso i professionisti, il cyberbullismo e attacchi rispetto a certe pratiche sanitarie. Si diffondono attività illecite (traffici di sostanze psicoattive, farmaci ecc.) e i reati sono andati via via aumentando in quanto si sta cogliendo il valore economico dei dati, molti dei quali sensibili relativi a salute e depositi bancari. Una criminalità che non ha bisogno di armi o trafficanti ma agisce con attacchi informatici o utilizzando canali legali. 

Con internet si è avuta la crisi della fiducia nel metodo scientifico rispetto alla ricerca e alla verità scientifica che è sempre parziale e superabile in favore di una narrazione sostenuta da certezze ideologiche (l’antidarwinismo), pregiudiziali (contro i vaccini) o settarie o per chiari interessi politico economici (nessun allarme per il cambiamento climatico, o i morti per inquinamento, lavoro o per fame). Posizioni che non sono nate con internet ma che con questo si sono propagate.

La separazione e l’indipendenza dei poteri

La scienza e il suo metodo sono sotto attacco, come lo sono la separazione e l’indipendenza dei poteri (legislativo e giudiziario) e la democrazia rappresentativa. Cioè tutti i limiti posti da metodi diversi da quelli del potere economico che si basa su interessi precisi difesi mediante l’imposizione pubblicitaria di messaggi ideologici ripetutamente trasmessi. Questo anche in sanità: dai farmaci inefficaci, alle vitamine, integratori.

Con internet produttore e fruitore dell’informazione possono coincidere, l’automazione e l’intelligenza artificiale possono rispondere ad ogni domanda. La chatbot, un programma informatico che simula la conversazione umana con un utente, sono possibili nuovi riferimenti sia per i cittadini che per le aziende sanitarie. Si sta creando un mondo nuovo con elementi che inevitabilmente influiscono sulle professioni nel loro rapporto con l’utenza che ha occasioni di crescita di autocura ma anche di rivendicazioni di determinati  trattamenti perché visti sul web. Diventa cruciale cercare di assicurare l’autenticità e l’autorevolezza dell’informazione e della conoscenza mediante azioni istituzionali sul web. 

Tuttavia, quel che più mi interessa evidenziare in questa sede, seppur brevemente, sono alcuni aspetti relativi al funzionamento mentale, prestando attenzione al senso delle parole e alla comprensibilità del linguaggio.

Funzionamento mentale

Le caratteristiche dell’Io secondo Max Scheler sono i sentimenti di unità (della mente e di questa insieme al corpo), delimitazione, identità, unicità, attività.

Nel web tutti questi aspetti vengono fortemente modificati: 

L’unità

L’unità viene perduta e l’Io è separato in parti sia a livello psichico che tra mente e corpo fino a forme di frammentazione diffusa; questo può incidere su attività di base come l’alimentazione (ad esempio in rete si è diffusa la c.d. filosofia ANA “pro anoressia” come stile di vita a cui le ragazze fanno riferimento allo scopo di trovare la forza di iniziare e proseguire il digiuno), il sonno (insonnia totale o parziale per guardare lo smartphone) e la sessualità portando allo scambio, via web, di materiale sessualmente esplicito (c.d. “sexting”) o a diffondere nel web di immagini o video intimi senza il consenso dei protagonisti degli stessi (“revenge porn”). Contatti mediati dal web portano a incontri reali a volte con conseguenze molto importanti per gli adolescenti, specie quando tra fantasie e attese si crea un divario enorme rispetto all’esperienza vissuta.   

La delimitazione

Il confine della mente viene a sfumare, non si hanno riferimenti, lo spazio “raggiungibile” non è tanto infinito quanto senza limiti percepibili e questo fa sì che anche i percorsi siano molteplici e potenzialmente coesistenti; questa assenza di percezione del limite porta a vissuti di onnipotenza (andare su Marte e magari su Giove), di non accettazione delle frustrazioni, del no.  Non vi è delimitazione del tempo, ma tutto subito. Non c’è più la “giusta misura”.

L’identità

L’identità può essere multipla (l’Avatar), segreta, l‘immagine è modificabile nel genere, età, etnia, residenza, lavoro. Ma anche l’identità riflessa è rimandata da una pluralità indefinita di soggetti (e non solo da coloro con i quali si ha una relazione reale e di fiducia) e l’autostima deriva dai “like” ai quali si può essere molto sensibili, perché la carente delimitazione porta a ridurre la funzione di filtro e di difesa. 

Ne consegue la “Fear of Missing Out (FOMO)” cioè l’ansia scatenata dal sentirsi esclusi dalle interazioni che avvengono nei social e che sono desiderate tanto che si parla di “sindrome dello squillo fantasma” caratterizzata dalla percezione della vibrazione o del suono del cellulare quando in realtà ciò non avviene. Le comunicazioni possono essere improvvisamente interrotte (“ghosting”) o modificate e determinare forme di sofferenza che variano in relazione alla sensibilità e vulnerabilità individuale, all’età, genere, alla famiglia e alla rete sociale. Ma poter avere un avatar potrebbe anche aiutare la cura, l’esposizione simulata… 

Il sentimento di attività

Il sentimento di attività, nel momento in cui diviene reale attraverso il mezzo del web, vede utilizzi definiti (fare acquisti ecc.) ma spesso la navigazione ha mete indefinite e percorsi da noi non memorizzati (dall’algoritmo, invece, si), le sue potenzialità hanno esiti imprevedibili facendo venire meno la linearità dei processi logici e delle condizioni delle nostre azioni, ovvero la possibilità di programmarle e di valutarne le conseguenze. Fare un’attività tramite il web non significa saperla mettere in atto nel mondo reale. Anzi spesso la si fà per compensare una carenza di abilità relazionali. 

Il brainrot e le nuove tecnologie

Gli emoticon esprimono i vissuti e anche in questo ambito si è introdotto un nuovo termine “brainrot” (letteralmente “marciume cerebrale”) per indicare una condizione di apatia, alienazione, spossatezza, svuotamento, depressione e rimuginio conseguente all’uso eccessivo dei social media e alla prolungata esposizione a contenuti senza valore. Una babele, un eccesso di stimoli porta al non senso e al disagio, rispetto al quale si rende necessaria l’astensione e la richiesta di aiuto.

Il web può determinare molte difficoltà nel mantenere l’attenzione conativa, la percezione è prevalentemente visiva e l’informazione non viene mentalizzata. Resta solo pochi secondi e non viene memorizzata. Viene da chiedersi se questo non sia un fattore favorente i disturbi dell’attenzione e dell’apprendimento. 

Altre conseguenze si hanno nelle relazioni

Basta guardare una sala di attesa, un ristorante per vedere che le persone sono assorbite dallo smartphone e sono reciprocamente indifferenti e ignorano il possibile interlocutore (il c.d. “phubbing”). Ciascuno resta nel suo mondo pur in presenza di altri. E in questo stare con ed essere totalmente assorti nel web si realizza una forma ibrida di socialità, che passa dal dio Pan metà uomo e metà capra e base dell’inconscio collettivo a Cyborg, metà uomo e metà macchina, in grado di cambiare la natura umana. Scenari che si spingono ad immaginare la diffusione di microchips impiantati nel cervello per potenziarlo. Si profila un’umanità sottomessa a robot e un “post –umano”.

Lo stimolo visivo comporta una risposta di gratificazione immediata (la stimolazione porta un aumento della dopamina) che rapidamente scompare richiedendo un nuovo stimolo, producendo così un una sorta di craving. Si arriva alle abbuffate di video (“binge watching”) o a sfide anche estreme (fino anche al suicidio, la bleu whale) lanciate sui social nelle quali si chiede di compiere una certa azione, filmarla e condividerla nel web. L’esistenza non è in sè come esperienza intima e relazionale ma è solo percettiva e consiste nel farsi vedere e nell’essere visti.

Se gli stimoli non vengono mentalizzati viene compromessa la capacità di pensiero, autoregolazione, relazione con l’altro. Il ritiro in un altro mondo, i c.d. NEET (Not in Education, Employment or Training) giovani che non studiano e non lavorano e restano nella loro nicchia, al riparo da un mondo esterno, temuto e considerato poco accogliente. Questa è una responsabilità degli adulti che si dimettono dal loro ruolo di restare accanto e accompagnare alla partecipazione e alla costruzione delle autonomie e del futuro.  

Il rischio di scomparsa del soggetto

L’insieme di questi cambiamenti può portare alla scomparsa del soggetto. Resta un simulacro vuoto alla cui superficie vi sono informazioni approssimative e sommarie, apparenti capacità (tramite il web si possono fare prenotazioni, acquisti ecc.) non interiorizzate e quindi dipendenti dalla presenza della rete.

Viene compromessa la capacità di prevedere le conseguenze degli atti, il rapporto tra intenzioni, mezzi e fini, in quanto collocati all’interno di un immaginario ove tutto è reversibile. Secondo pediatri e pedagogisti l’uso dei device non dovrebbe avvenire prima dei 14 anni al fine di consentire lo sviluppo della capacità di giocare, scrivere e disegnare che consente di coordinare cervello, occhio e mano, di esperire il mondo degli oggetti.

L’apprendimento dalle esperienze, nel loro mix tra virtuale e concreto, ma comunque entrambi reali richiede la presenza dell’adulto. Cioè di una relazione significativa in grado di mitigare e integrare i diversi stimoli, organizzarli, renderli pensabili. La scomparsa dell’adulto, il suo ritiro dalla relazione finisce per lasciare il bambino solo con i device facendo venire meno il riconoscimento, la sintonizzazione e poi l’attaccamento. La possibilità di costruire un mondo interno, di cogliere vissuti, riconoscerli, modularli viene compromesso ed è alla base di alessitimia, di apatia, di adattamenti apparenti e della c.d. normopatia, fino a forme di narcisismo e di indifferenza verso l’altro e a tratti di psicopatia. La funzione della mente dell’altro nella strutturazione di un “apparato per pensare”, di creare di senso del reale mediante esperienze di transizione e gioco restano fondamentali anche con internet.

Nuove tecnologie e povertà educativa

La povertà educativa è alla base di uno sviluppo che rischia di compromettere una funzione delicata quale l’esame di realtà, cioè la capacità di distinguere tra mondo interno ed esterno. In sostanza si creano mondi allargati, terzi o multipli, mai pienamente conosciuti e posseduti. Questo abitare incerto il mondo fa sì che il corpo venga ad essere parte di una realtà a-corporale, dove il corpo è altrove e quello presente inquieta, perché è brutto, o un peso, o addirittura un nemico. Scomparsa del corpo che riappare come problematica presenza, identità e immagine di sé distorta e sempre insoddisfacente.  Fino a veri e propri disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

L’impatto delle nuove tecnologie sulla memoria

La memoria è un’altra funzione che viene ad essere molto modificata. Non viene più allenata, né vengono insegnate tecniche per strutturarla. Ormai è delegata al web che ha una grande estensione e rapidità nel fornire i dati. 

La memoria del web è poco affidabile, variabile, dipendente da algoritmi. L’informazione del web è utilizzabile dalla persona come memoria semantica di lavoro, ma non diviene di lungo termine. La memoria è sempre anche rimodellamento, ripetizione, rielaborazione e quindi fortemente connessa con affetti e pensieri, ovvero una funzione riflessiva sulla propria esperienza mentale.

Nel web il percorso di navigazione può essere erratico, guidato in parte da altri (Google) e non oggetto di una propria ricerca (da un libro ad un altro). Mentre il web conserva tutto, non dimentica, e persistono anche gli scritti, i profili dei deceduti…. Per la persona è fondamentale una narrazione interiore ripetuta (e porla su dispositivi stabili, sulla carta) al fine di conservare la memoria, la storia personale e delle relazioni (siamo abitati dall’altro, specie dalle persone che abbiamo frequentato), e favorire i processi di elaborazione che sono lenti, richiedono tempo e pazienza piuttosto che la velocità, il tempo reale del web.

Come gestire le nuove tecnologie?

L’utilizzo delle nuove tecnologie è inevitabile ma per usare positivamente le sue tante risorse, la vita del web ha bisogno di consapevolezza critica e di confronto e dialogo interpersonale reale, di creare ponti tra mondi diversi. L’attività deve essere sempre soggetta all’umano, alla sua capacità di meditazione, di riflessione sui propri vissuti e calata nella relazione dialettica con altri esseri umani, con la bellezza e la meraviglia del mondo. Servirebbero un’etica del viandante e una costituzione della terra cioè una visione orientata al futuro ed ad un governo mondiale invece delle frammentazioni e delle guerre cui purtroppo contribuiscono droni, satelliti, internet. 

Accettando la mortalità che nessuna tecnologia potrà superare, anche le scoperte rilevanti potranno essere utilmente accolte. L’immanenza non è dell’essere ma dell’universo.

Conoscere il limite

Conoscere il limite può aiutare a simulare prima di agire. Ricostruendo in 3D il corpo, i robot possono operare un nostro Avatar prima di farlo sul nostro corpo. A distanza si può fare telemedicina, telepsichiatria e psicoterapia. Quanto questo veicoli contenuti mentali consci e inconsci, quanto si trasmetta nelle relazioni anche mediate le nuove tecnologie è una questione aperta.  Tutte le relazioni sono sempre più mediate dal web ma, per la salute, è indispensabile non alienarsi e non andare ad abitare totalmente e per ogni attività nel mondo virtuale.

È necessario costruire un linguaggio condiviso sforzandoci di comprendere il senso parole nuove, tutte di derivazione inglese, alcune delle quali sono anche in questo contributo. Occorre  riconoscere i vissuti (cosa sta dietro i neologismi) e chiarire gli orizzonti di senso. Serve un lavoro complesso per decostruire, costruire e negoziare significati ricucendo legami tra persone e generazioni. Stando attenti a non deformare il reale tenendo presente che vi è il mondo degli esclusi dal web (ad esempio oltre il 50% non ha nemmeno il fascicolo sanitario elettronico), persone che dovrebbero essere oggetto di particolare attenzione per non creare nuovi analfabeti digitali, discriminati da una burocrazia solo informatica. Forme diverse di alienazione, troppo o niente.

Come evitare che le nuove tecnologie possano amputare la mente

Quanto viene sperimentato nel virtuale rischia di compromettere o facilitare ciò che avviene all’interno di una vita esperita direttamente. Una vita che è costituita da aspetti umani, fantasie creative, da orizzonte di senso e dalla sorprendente meraviglia della contemplazione e della trascendenza. Dobbiamo evitare il rischio che l’evoluzione tecnologica possa amputare la mente, congelare e rendere sconosciuti i vissuti, annullare il senso di responsabilità e l’autoriflessione, il vissuto dell’altro. Il noi, la “mente ampliata” e la “vivencia” emergono nell’incontro e nelle esperienze emozionali con altre persone in un ambiente vissuto. 

Per la salute compresa quella mentale resta fondamentale il corpo, la manualità, scrivere con la penna, disegnare, dipingere, fare attività artigianali, contadine, pratiche, sport e leggere, sentire la voce umana dell’altro. C’è bisogno di umanità, di promuovere partecipazione e relazioni per la creazione di microcomunità culturali che sappiano restare sulla terra e dialogare criticamente con il mondo del web.

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Commenti su "L’impatto delle nuove tecnologie sulle funzioni mentali"

  1. Mi complimento con Pietro Pellegrini per la lucida segnalazione dei pericoli che si celano dietro la crescita tecnologica che è avvenuta in questi ultimi anni. Non perdere la capacità di sottoporre a critica quello che succede non significa ignorarlo o non prenderlo in considerazione. Però per quello che vale, stando bene attenti a non farsene travolgere.
    Concordo con lui che uno degli antidoti più efficaci sia costituito dalla determinazione a non perdere la convinzione che per riuscire a diventare una persona e a vivere una vita degna di questo nome non possiamo fare a meno, in ogni dove, del confronto con gli altri esseri umani e dall’ imparare a venirci a patti, attraverso la trattativa basata sul rispetto reciproco.

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