Vaso di Pandora

La morte di Papa Francesco, un evento che ha turbato tutti

La morte di Papa Francesco, anche non proprio inattesa, ha turbato tutti, cristiani e no. Tutti hanno avvertito e sperimentato la sua capacità di rapporto e la fedeltà al messaggio cristiano.

Con qualche eccezione. Una signora intervistata oggi in Piazza S. Pietro ha detto di non aver nulla da dire, essendo non credente. Non avrei risposto così, anche se neppur io sono credente. Infatti, non posso disconoscere l’importanza della gigantesca avventura del Cristianesimo che ha modellato il nostro mondo nei suoi risvolti spirituali, filosofici, etici, sociali, politici. Se questa è stata opera non divina ma totalmente umana, non le toglie comunque rilevanza e l’esigenza di verificare se sopravvive e si sviluppa.

I messaggi di Gesù e la loro attualità

Come ben sappiamo, molti messaggi di Gesù hanno ancor oggi tutta la loro forza, a suo tempo rivoluzionaria: l’assoluzione “condizionale” dell’adultera; il rifiuto del formalismo, affermante che è importante ciò che esce dalla bocca, non ciò che vi entra; il rifiuto del razzismo con la parabola del samaritano; e del classismo con l’attacco a scribi e farisei; e della speculazione economica con l’assalto ai mercanti nel tempio; e il sostegno alla classi sacrificate, nel Discorso della montagna. Che poi queste cose siano state dette proprio da Gesù – figura di cui storicamente non sappiamo molto – o dagli evangelisti o da altri ancora, sinceramente non mi appassiona, non essendo io un esegeta biblico. Quel che conta è potrebbero esser sottoscritte tutte oggi.

Quindi, per credenti e non, la morte di Papa Francesco ci dà occasione di riflettere anche su come l’esperienza cristiana, forse non ancora conclusa, si sia inserita nella storia umana dei due millenni scorsi e le abbia dato forma. Credo infatti che egli l’abbia interpretata nella sua genuinità.

La comunicazione scelta da Papa Francesco

Importante il suo modo di presentarsi: lo ha fatto con modalità colloquiali e accattivanti, anche se non del tutto nuove: ci ricordiamo bene Giovanni Paolo II, col suo “se sbaglio, mi corrigerete” che ha trasformato il suo incerto italiano in un mezzo per attirare simpatia. La comunicazione di Papa Francesco è semplice e intensa, ispirata dalla quotidianità. Ha voluto superare quello che ha definito secoli di eloqui tradizionali, posati, criptici, teorici, evanescenti. Fa ciao alla folla. Ha usato espressioni popolari, ha apprezzato il saper ridere, ha offerto un’immagine di padre benevolo, cordiale, affabile. Ogni sua espressione dice “io sono uno di voi”.

Ha accelerato un movimento in atto da un po’ nella Chiesa, che aveva seguito varie tappe intervallate da prudenti lunghe pause, come messa offerta in italiano da un celebrante che offre ai fedeli la fronte, non più il dorso.  Ha evitato eccessivi formalismi, ha incessantemente richiamato alla solidarietà, in modo accentuato nella crisi della pandemia; ha accennato con serenità agli acciacchi che lo rendevano umano, ha continuato a incontrare fedeli anche durante il declino finale, anche quando la voce iniziava a mancargli; ha spesso dato del tu; ha fatto parte ai fedeli di fatterelli personali, come l’attrazione per il mare e l’affetto per nonna Rosa; non ha temuto di ricordare proprie crisi di fede. Complessivamente, mi ha richiamato l’immagine del c. d. Papa buono, Roncalli.

La comunicazione non verbale

È riuscito a reclutare file di fedeli entusiasti e commossi, cui ammirevolmente ha continuato a rivolgersi anche quando il declino fisico gli rendeva  improbo il compito: proprio fino all’ultimo. Ha prodigato insegnamenti anche non verbali, come baciare i piedi non solo agli umili, ma anche  prototipi di infamia: due signori della guerra. Papa Francesco haa denunziato lo “scandalo della fame”. Ha detto che il bene non sta nella soddisfazione tranquilla, nell’equilibrio, poiché “la vita è uno squilibrio continuo”. Ciò può ricordare il detto di Gesù: “io son venuto a portare non la pace, ma la spada”: il bene non sta nell’acquietarsi.

I numerosi viaggi di Papa Francesco come segno di vicinanza

Instancabile l’attività di viaggiatore, espressione della volontà di rivolgersi a tutti, superando distanze, barriere, differenze, esprimendo l’universalità del messaggio cristiano ma nell’ottica di un incontro fra fedi e anche fra fede e laicità, non di un proselitismo aggressivo; anche se non penso abbia rinunciato alla legittima ambizione di essere il Papa di tutti.  Oltre agli innumerevoli viaggi a Roma e ovunque in Italia, ha girato il mondo. In Europa: Albania, Francia, Turchia, Bosnia, Grecia, Polonia. Svezia, Svizzera, Irlanda, Paesi Baltici, Bulgaria, Macedonia, Cipro, Malta, Romania, Lussemburgo, Belgio, Portogallo. Moltissimi i viaggi fuori Europa.  

In Asia: Terra Santa, Emirati, Sri Lanka, Filippine, Birmania, Bangladesh, Uzbekistan, Azerbaigian, Bahrein, Mongolia, Indonesia, Timor, Singapore, Tailandia Giappone. Papua in Oceania. In Africa: Kenya, Uganda, Centro Africa, Marocco, Mozambico, Madagascar,  Mauritius, Congo, Sudan. Nel Nuovo Continente: Brasile, Equador, Bolivia, Cuba, Messico, Colombia, Cile, Perù, USA: Qui  Obama e Biden lo ricordano con affetto. Trump dopo un avvio tiepido, “riposi in pace”, ha promesso che verrà al funerale. Colpisce che fra le sue innumerevoli mete non abbia incluso la sua patria, l’Argentina.

Le posizioni politiche di Papa Francesco

Quanto alle posizioni politiche e alle modalità di rapporto ecclesiali e non ecclesiali:

Ha voluto vivere non nell’appartamento apostolico, residenza ufficiale ma a S. Marta; ha chiesto di essere sepolto in terra. Anche questo modo di prendere le distanze dall’ufficialità del suo ruolo non è piaciuto a tutti: è stato criticato per avere, si dice, svuotato la Curia.

Una parte in questa sorta di “fronda” è stata sostenuta dal Papa dimissionario, al di là della volontà di questi, che tuttavia ha scelto di vivere ancora in Vaticano e di non dismettere l’abito bianco, come se pensasse di essere ancora Pontefice. Qualcuno si è insinuato in questa sottile larvata ambiguità: c’è stato chi ha sostenuto che Ratzinger era ancora il vero Papa, poiché non si era affatto dimesso ma aveva solo segnalato di essere temporaneamente impedito: ciò che avrebbe ridotto il ruolo di Bergoglio a quello di semplice supplente.

Naturalmente questo attacco non ha fatto strada, anche perché comportava il ritenere illegittimo il conclave, e perché lo stesso Ratzinger non vi ha affatto aderito, forse comprendendo che  qualcuno aveva cercato di usarlo. Sembra che egli, fine teologo ma di limitata capacità politica, a un certo punto non si sia più sentito di governare una Chiesa divisa e riottosa; ha imitato il “gran rifiuto” di Celestino V ed è tornato ai suoi studi. Ma c’è chi nella Chiesa ha provato a negargli questa via d’uscita: pare che in certe nunziature vaticane a fianco del ritratto di Bergoglio campeggiasse anche quello di Ratzinger. I due comunque hanno saputo gestire bene questa spinosa situazione.

La teologia del popolo

Sul piano ideologico-politico, Papa Francesco è stato ritenuto vicino alla “teologia del popolo”, nata da una scissione della teologia della liberazione e rispetto a questa meno orientata a sinistra.  È stato accusato di non aver preso posizione nei confronti della giunta dei famigerati colonnelli; ma forse non poteva far diversamente. Come è accaduto con Pio XII e il nazismo, è difficile che una Chiesa disarmata possa opporsi apertamente a una dittatura feroce.

Ha vissuto un momento particolarmente difficile, per l’esplosione di conflitti armati su vasta scala che lo hanno posto di fronte a difficili dilemmi: sbagliato schierarsi, ma altrettanto difficile ignorare le offese ai diritti umani. Se l’è cavata invitando alla pace e al coraggio di trattare, ricordando che ogni guerra è sconfitta, e ne godono solo le fabbriche di armi; inviti doverosi anche se scontati, e comunque non schierati. Ha definito ”indietristi” coloro che non riconoscono questi principi pacifisti.

La scelta del nome

Non a caso ha preso il nome di Francesco, con voluto richiamo a San Francesco, persona che aveva voluto recuperare valori cristiani spesso traditi, facendolo con una combattività perturbante che lo ha messo a rischio di procedimento per eresia. Il nostro Papa Francesco ha in qualche modo ripreso il suo messaggio e, a differenza del Santo, è stato sorretto oltre che dalla fede anche dalla sovrana autorità del ruolo.

A questo proposito, c’è da dire che questa Chiesa ha messo a punto procedure originali, che ancora una volta hanno confermato di portare alla designazione di persone pulite e capaci. Un monarca assoluto è tuttavia elettivo, sia pure a cura di un comitato ristretto, messo insieme tramite nomine mirate decise dal Papa precedente. Questi ha modo dunque di orientare preventivamente la scelta del successore, ciò che garantisce una certa coerenza nel tempo.
È molto probabile quindi che Francesco, nominando ben 133 cardinali, abbia voluto dare a Collegio una struttura non solo meno Eurocentrica ma anche, e un po’ anche per questo, pronta quando fosse venuto il momento a designare un nuovo Papa non troppo diverso da Francesco

Ha curato i rapporti con le altre religioni, Islam incluso. Un po’ più faticosi i rapporti con Giudaismo e Chiesa ortodossa, forse perché questa è più legata al potere politico (eredità di Costantino, imperatore e organizzatore del Concilio di Nicea?). Tuttavia ha incontrato il Patriarca Kirill.       

I rapporti diplomatici con i poteri politici

Egli non ha un compito facile: portatore e difensore di principi eterni e “inconsutili”, deve comunque aver doti di elasticità che rendano possibili i rapporti diplomatici con i poteri politici: compito complesso e a volte conflittuale, come ai tempi dei tempi è accaduto con la lotta per le investiture. Il Cristianesimo, come ogni dottrina e ideologia, per essere efficace deve secolarizzarsi, inserirsi nella realtà storico – sociale, gestendo come può il rischio di snaturarsi. Oggi il compito è reso meno complesso, da quando la Chiesa – opportunamente anche se non di propria volontà – ha perso il potere temporale e perfino militare di cui ha fruito come ai tempi di Giulio II. In epoca più ben recente il papato ha rafforzato in altri modi più diretti il rapporto con il potere politico sostenendo un partito di ispirazione cristiana, come ricordiamo; e scomunicato gli aderenti al partito avverso.

Altri tempi, sembrano lontanissimi. Meno male.

Un grande Papa. Non si può dire che abbia avviato un movimento di secolarizzazione della Chiesa, ma certo vi ha impresso una significativa accelerazione. Vorrei dire che lo rimpiangeremo, ma non voglio far torto ai suoi successori.

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Commenti su "La morte di Papa Francesco, un evento che ha turbato tutti"

  1. Grazie Pasquale, come sempre: semplice, esaustivo e profondo.
    Papa Francesco era il Papà delle contraddizioni, come il suo paese, ricco e poverissimo ad un tempo,
    Il suo, un papato strano, di transizione: io credo che la Chiesa cattolica sia di fronte alla necessità di compiere grandi scelte: o rimanere al fianco di in umanità perduta o far finta di nulla e seguire l’evoluzione tragicomica del mondo pseudo tecnologico che pretende di travolgerci. Francesco era chiaramente schierato per la prima ipotesi

    Rispondi
  2. Chiarezza onestà lucidità di un non credente che mi aiuta a evitare reazioni ‘alla signora in piazza Sa Pietro’ a cui la mia caratterialita’ mi porterebbe in questi giorni pieni di interventi ‘a Bergoglio’ di chiesa .
    Grazie Lino

    Rispondi

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