Il bellissimo articolo di Pasquale Pisseri “La morte di Papa Francesco, un evento che ha turbato tutti”, Vaso di Pandora del 23 aprile 2025 è ampiamente condivisibile e non ripeto le sue precise argomentazioni.
Il modo di essere e comunicare di Papa Francesco è arrivato ovunque, a chiunque e a ciascuno. Una grande popolarità che forse spiega come mai vi sia una grande partecipazione di popolo e di tanti governanti molti dei quali hanno posizioni del tutto opposte a quelle di Papa Francesco. Infatti egli è stato molto poco ascoltato dai potenti e non solo: sulle guerre, il riarmo, i migranti, i poveri, gli ultimi, il lavoro e la sua dignità, le questioni sociali, i detenuti, l’ambiente, il creato e il pianeta, le nuove tecnologie. Una sordità che talora è diventata ostilità più o meno velata. Perché?
Viene da dire che ad unire sia l’essere tanto amato dal popolo. È questo che lo rende importante, non tanto il merito.
Sembra prevalere un’etica del potere basata sulle intenzioni in base alle quali tutti vogliono il bene, amano i migranti, i poveri, gli ultimi, vogliono il lavoro e risolvere le questioni sociali, aiutare i detenuti, migliorare l’ambiente, il creato e il pianeta, costruire la pace. Il come lo si fa e le sue conseguenze, cioè la politica e l’etica della responsabilità rispetto alle azioni non viene presa in considerazione o addirittura negata.
Ciò spiega perché non sia stato approvato nessun indulto, amnistia, sia in atto il negazionismo del cambiamento climatico, si costruiscano muri e si attui la deportazione, talora inutilmente umiliante e degradante, di migranti.
Papa Francesco ha indicato la via dell’umiltà e della povertà
La speranza è di tutti se polisemica. Ciascuno può intenderla a suo modo. Papa Francesco, riprendendo il santo di Assisi, ha indicato la via dell’umiltà e della povertà. Venuto dalla fine del mondo è andato verso le sue origine, per tutti, nella radicalità del vivente come bene comune.
Il riferimento all’intenzione, fa sì che nessuno voglia il male. Tutti sono innocenti e assolti. Pertanto ogni azione diviene normale. Tutte le azioni, anche quelle più tremende sono a “fin di bene” e, in quest’ottica in fondo, volute non dall’uomo come libera scelta, ma da Dio. Evocato, ad esempio, per l’attentato a Trump salvato affinché possa rendere di nuovo grande l’America. Una missione divina alla quale il potere assoluto dei re e imperatori si è sempre ispirato. Lo stesso è avvenuto per numerose dittature.
Di questo c’è bisogno per giustificare il potere (la democrazia non basta più?) serve un’investitura diretta e non più l’invocazione di una protezione o l’assunzione di impegni (il giuramento sulla Bibbia del Presidente USA, la maggiore democrazia del mondo). Oppure occorrono strategie per rendere meno evidenti le conseguenze delle politiche di discriminazione? Queste potrebbero aprire contraddizioni e conflitti il che invece non avviene se tutto resta nell’ambito dell’intenzione. Se l’elemosiniere del Papa riattacca la corrente in un palazzo occupato abusivamente fa un atto di insubordinazione e ribellione, ma che resta unico ed eccezionale. Così la carità per i senza tetto, i migranti e i malati. Al Papa va concesso, l’importante è che resti carità e non diventi lotta per i diritti, di emancipazione…nel nome di un Dio che vuole giustizia e pace.
La morte di Dio e la morte di Cristo
Invece si evoca un Dio che emana il potere e lo giustifica. Un ritorno al passato nel quale la società, diventata laica, riscopre Dio nelle sue forme primitive, assolute e imperscrutabili, ma comunque tali da essere utilizzate dai potenti. Non siamo quindi alla dichiarata morte di Dio ma a quella di Cristo.
“Noi siamo tutti uguali, l’uomo è l’uomo; davanti a Dio, siamo tutti uguali! Davanti a Dio! Ma ora questo Dio è morto” (Nietzsche, Così Parlò Zarathustra: Un libro per tutti e per nessuno, B.U.R, 1965, p. 317).
Ma se a morire è Cristo cosa resta dell’uguaglianza, dell’umanità? Cosa resta della croce?
Il potere nelle forme del denaro e quella ancora più arcaica della forza apparentemente onnipotente e immortale grazie alla tecnica oggi diventata micidiale, con la modernità non riescono a tollerare la povertà, la fame, l’umiltà, in fondo il dolore e la mortalità dell’uomo? Ma forse nemmeno lo sguardo dell’altro? Viene meno l’idea di un destino comune, di un’accettazione delle diversità?
Papa Francesco al passo coi tempi
Su questo punto anche Papa Francesco è rimasto dentro al nostro tempo. Seppure comprensivo sull’omosessualità (Chi sono io per giudicare?), sulle questioni di genere è rimasto in uno scenario vecchio, l’emancipazione femminile non si è avuta nella Chiesa. Gli sforzi per chiarire e superare il problema della pedofilia nel clero, il riconoscimento della sua sessualità, la timida posizione sul fine vita…. Fino alle parole, per me inaccettabili, sull’aborto e su chi lo pratica. Punti che oggi restano sullo sfondo rispetto alla forza del messaggio civile e sociale a fianco degli ultimi che ha saputo portare a ciascuno di noi e che certamente ci mancherà.
Grazie Pietro