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La bugia è una malattia: come riconoscere un bugiardo patologico

Raccontare bugie è un comportamento connaturato alla vita umana. Si impara a mentire sin da piccoli, intorno ai 4 anni, e spesso si continua a farlo anche in età adulta, perché in alcuni casi può anche rivelarsi un efficace aiuto nel superamento delle difficoltà quotidiane. Ma questo non significa necessariamente essere dei bugiardi, le bugie infatti non sono tutte uguali. In psicologia esiste tutto un mondo riferito alla menzogna e indicazioni precise sulle derive che può comportare la tendenza a distorcere la realtà. Ecco come riconoscere un bugiardo patologico.

Perché si raccontano bugie?

In linea generale, dal punto di vista psicologico, la bugia è una sorta di strumento che può assolvere a varie funzioni, quali:

  • evitare punizioni o rifiuti: accade tipicamente nei bambini, ma è un comportamento che se interiorizzato potrebbe mantenersi anche nel corso della crescita
  • suscitare approvazione: in questo caso si mente per fornire agli altri un’immagine di sé che si reputa migliore, perché si è troppo insicuri di ciò che si è realmente
  • sfuggire ai conflitti: una bugia a volte può essere la scappatoia per evitare discussioni o ulteriori problemi
  • affermare il proprio status: in alcuni contesti, le bugie rivestono un ruolo importante per scalare posizioni e acquisire potere

Si deve poi tener conto di altri fattori, come la frequenza con la quale si ricorre alle bugie, la loro complessità, l’intensità manipolatoria e la percezione dell’effetto che possono provocare sugli altri.

Quanti tipi di bugiardo esistono?

Fatti salvi i bugiardi “occasionali”, come potrebbe essere chiunque, a prescindere dalla grandezza e dall’intento delle frottole che sia capitato di raccontare in determinate circostanze, tra coloro che hanno fatto della menzogna uno stile di vita, o meglio una cattiva abitudine, ci sono persone che con tutta probabilità soffrono della cosiddetta Sindrome di Pinocchio, nomignolo liberamente ispirato alla famosa favola di Collodi, che però, al di là del richiamo fiabesco, indica un importante disturbo della personalità, difficile da riconoscere e ancor più da risolvere. Generalmente si distinguono due macro-tipi di bugiardo seriale:

  • bugiardo compulsivo
  • bugiardo patologico

Nel primo caso, il bugiardo compulsivo non mente per raggiungere uno specifico obiettivo, ma lo fa più che altro per abitudine e perché soprattutto lo fa sentire meglio rispetto a raccontare la verità. Una verità che genera disagio e sofferenza, ma che viene aggirata tramite le “euristiche”, strategie mentali utili a semplificarsi le cose, evitando di essere giudicati. Questa figura di bugiardo spesso ha origine in ambiti familiari in cui la menzogna è ritenuta normale, se non addirittura necessaria, ma mai manipolativa, rappresentando invece una risposta automatica e irrefrenabile, per l’appunto compulsiva. Diverso invece l’identikit del bugiardo patologico, definito anche come bugiardo cronico o abituale. Questa tipologia di mentitore seriale lo fa con uno scopo preciso e senza preoccuparsi delle ricadute sugli altri dei suoi atteggiamenti. Anche in questo caso si sviluppa in età infantile, ma è associabile a un disturbo istrionico della personalità, piuttosto che ad un disturbo narcisistico, che lo rendono scarsamente empatico.

Come riconoscere un bugiardo patologico?

Sebbene la teoria proponga una distinzione abbastanza netta fra le due principali tipologie di bugiardo seriale, nella pratica le linee di confine sono molto più sfumate, perché in fondo anche il “compulsivo” è capace di mentire in maniera finalizzata all’ottenimento di uno scopo, proprio come il “patologico”. Esistono però delle caratteristiche precipue che possono aiutare a riconoscere con chi si abbia a che fare.

Come riconoscere un “bugiardo patologico”:

  • mente anche quando non è necessario
  • è sempre impaziente
  • ha slanci manipolativi nei confronti degli altri
  • sa essere seduttivo
  • si mostra intollerante alle critiche
  • tende a pretendere
  • non mostra nessun rimorso

Come riconoscere un bugiardo “compulsivo”:

  • mente in modo costante se in difficoltà o a disagio
  • si sente insicuro
  • non ha tendenze manipolative
  • accetta le critiche che gli lascino una via d’uscita
  • prova rimorso pur non riuscendo a smettere di mentire
  • è in grado di avere relazioni affettive mature

Bugiardo patologico? Il corpo non mente

Come riconoscere un bugiardo patologico tramite il linguaggio del corpo? È un’indagine che richiede un’attenzione particolare, ma che può fornire informazioni importanti per scoprire se qualcuno ci sta mentendo. Attenzione a questi segnali, quando qualcuno sta raccontando una bugia tende a:

  • non mostrare il proprio sguardo
  • sbattere frequentemente le palpebre
  • incrociare le braccia o gesticolare in maniera sconnessa
  • tenere le distanze
  • sudare maggiormente
  • dilatare le pupille
  • veder aumentare la frequenza cardiaca

Bugiardo patologico, una forma di nevrosi

Dal punto di vista clinico, la bugia patologica viene fatta rientrare all’interno della categoria delle nevrosi e in quanto tale viene trattata come un disturbo nell’adattamento all’ambiente circostante e alle relazioni sociali. La consapevolezza da parte del bugiardo patologico della natura manipolatoria della sua falsificazione della realtà, infatti, lo esclude dalla diagnosi di delirio psicotico, nonostante la tendenza a difendere la sua narrazione anche se messo di fronte all’evidenza. Almeno fino a quando non sopraggiunga il rischio di auto-svelamento, che ponendo il bugiardo patologico a contatto con il vero sé, e di conseguenza in contrasto con la falsa immagine che si è creato a furia di frottole, può spingerlo a richiedere un aiuto psicologico. Attenzione però, questo tipo di bugiardo può continuare a tentare di manipolare gli altri anche in questa occasione, sperando di utilizzare lo specialista per risolvere problemi contingenti scaturiti in maniera collaterale proprio dalle sue reiterate menzogne. Qualunque tipo di percorso terapeutico si decida di intraprendere in tal senso, dunque, non potrà prescindere da una presa di coscienza spesso complicata da raggiungere, proprio perché l’abitudine a mentire ripetuta nel tempo ha favorito la negazione della realtà, rendendo faticoso risalire al problema che ha originato la patologia.

Psicoterapia per “guarire” dalle bugie

In conclusione, le persone colpite dalla sindrome di Pinocchio possono liberarsi della loro dipendenza dalle bugie, paradossalmente solo a patto che lo vogliano davvero. Ogni caso deve essere seguito e studiato tramite una terapia psicologica che consentirà:

  • di comprendere le cause profonde alla base della patologia e trovare le strategie più efficaci per gestirla
  • di apprendere strategie che consentano di vivere le emozioni e le relazioni in modo più sano ed equilibrato
  • di acquisire una maggior consapevolezza del problema, favorendo l’accettazione di se stessi e di conseguenza un miglioramento delle relazioni interpersonali

Questi passaggi fondamentali, insieme al rapporto di fiducia che si instaurerà con lo specialista, saranno la base sulla quale iniziare ad affrontare quello che deve essere riconosciuto come un problema psicologico e non semplicemente una cattiva abitudine.

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